Napoli, dismissione del patrimonio: «Io voglio comprare, ma al Comune è il caos»

Il negozio in vendita a via Ludovico Bianchini
Il negozio in vendita a via Ludovico Bianchini
di Antonio Folle
Lunedì 8 Aprile 2019, 18:31 - Ultimo agg. 18:54
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All'ormai lunga spy story che riguarda la dismissione del patrimonio comunale e le arcinote difficoltà di palazzo San Giacomo a vendere appartamenti e locali commerciali si aggiunge un nuovo e sconcertante tassello. Alessandro Tolino, storico commerciante di piazza Mercato, ha denunciato il pantano burocratico in cui è precipitata la vendita del negozio che la sua azienda occupa regolarmente da quasi cento anni. Una questione, quella di una delle più antiche attività commerciali della zona, che parte da lontano. E' infatti nel 2014 che Tolino si rende conto che l'affitto che corrisponde regolarmente - 1.418 euro al mese - è assolutamente fuori linea con i prezzi in vigore nella zona e con lo stato di avanzato degrado dell'ormai ex centro commerciale all'aperto più importante di Napoli, attanagliato dal triste degrado a cui sembra essere condannato. Dopo una rapida consultazione sull'osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate - la media degli affitti in zona dovrebbe aggirarsi intorno agli 850 euro mensili - il commerciante ha chiesto a palazzo San Giacomo la rimodulazione dell'affitto.

Silenzio totale dal Comune che porta l'esasperato commerciante, complice anche la difficile situazione economica che si respira nell'area, a sospendere temporaneamente i pagamenti. Nel novembre del 2017 il Comune si fa di nuovo vivo comunicando a Tolino, che in quanto affittuario gode del diritto di prelazione, la possibilità di acquistare l'immobile. Una occasione che il commerciante non si lascia scappare. Dopo una difficile trattativa con la Napoliservizi - trattativa che prevedeva anche la volontà da parte di Tolino di saldare il debito finora contratto con il Comune per i fitti non corrisposti - nel dicembre 2018 arriva finalmente l'ok per la vendita e uno sconto sul debito accumulato di circa il 20%. Lieto fine? Nemmeno per sogno. 

Dopo poche settimane, quando la vicenda sembrava essere felicemente conclusa, la doccia fredda. Il Comune fa dietro front e pretende il solo pagamento del debito pregresso, subordinando la vendita al parere favorevole della Sovrintendenza. Parere che, come ha denunciato più volte lo stesso Comune di Napoli, può farsi attendere anche diversi mesi. 
 


«Ha del paradossale quello che sta succedendo - spiega Alessandro Tolino - quando la vendita dell'immobile era arrivata a un passo dalla conclusione il Comune ha fatto nuovamente dietro-front pretendendo che io saldassi il debito e riservandosi per il futuro la vendita dell'immobile di via Ludovico Bianchini. Noi siamo disposti a pagare e a metterci in regola - spiega ancora il commerciante - ma il Comune non ce lo consente. Avevamo ottenuto una piccola rimodulazione del canone di fitto che attualmente è assolutamente fuori mercato per questa zona così degradata e per il volume di affari che si è ridotto notevolmente in questi anni. Per tutta risposta Napoliservizi questo mese ci ha inviato le nuove bollette che, però, indicano il precedente importo di 1500 euro. Praticamente in questi mesi il Comune ci ha solo fatto perdere tempo».

Al danno si aggiunge la beffa. Certo della felice riuscita della compravendita, infatti, Tolino ha acceso un mutuo per finalizzare l'acquisto. Ad oggi, e con lo scorrere dei mesi, gli interessi che stanno maturando nei confronti delle banche e che sono un ulteriore aggravio per le tasche del già tartassato commerciante, rappresentano un ulteriore danno economico. Tra palazzo San Giacomo e Napoliservizi sembrano emergere difficoltà di comunicazione enormi, con gli uffici che si passano la "patata bollente" creando in qualche caso anche intoppi dettati, probabilmente, da una gestione superficiale delle pratiche. 

«Avevamo acceso un mutuo cospicuo per acquistare l'immobile e fare qualche lavoro - spiega ancora Alessandro Tolino - ma ora è tutto fermo, con i conseguenti costi che stanno lievitando.
Negli scorsi mesi la trattativa si era arenata e avevamo addirittura pensato di prendere in fitto un altro locale della zona e di lasciare quello che la nostra azienda occupa da generazioni. Il prezzo di vendita, che inizialmente era di circa 50.000 euro, lievitò improvvisamente a quasi il triplo a causa di un errore nei calcoli degli uffici del Patrimonio. Un prezzo assurdo per questa zona, infatti appena ci fu comunicato decidemmo di cercare un nuovo locale da prendere in affitto. Quando la dirigenza di Napoliservizi seppe della nostra volontà - prosegue - ci contattò di corsa scusandosi per il clamoroso errore commesso e proponendoci di nuovo la vendita al prezzo originario. Noi ci sentiamo presi in giro - l'affondo di Alessandro Tolino -il Comune sembra di non avere alcuna intenzione di vendere gli immobili che deve necessariamente dismettere. La responsabilità rimbalza di ufficio in ufficio e intanto chi vorrebbe acquistare e regolarizzare la sua posizione resta sospeso per anni in attesa che si decidano a capire se la Sovrintendenza darà mai effettivamente l'ok alla dismissione del patrimonio»

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