Disney Store chiude in Italia: esplode la protesta dei lavoratori anche a Napoli

Protesta dei dipendenti del punto vendita Disney Store di Napoli
Protesta dei dipendenti del punto vendita Disney Store di Napoli
di Emma Onorato
Sabato 29 Maggio 2021, 15:50 - Ultimo agg. 30 Maggio, 18:28
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Un addio amaro che spezza brutalmente il destino di 233 dipendenti italiani che lavorano all'interno dei 14 negozi specializzati nella vendita di prodotti Disney. Ma i lavoratori, e le organizzazioni sindacali, non si arrendono alla ritirata del rinomato brand americano: è stato organizzato un presidio a livello nazionale per protestare contro la chiusura a difesa e a tutela del proprio posto di lavoro. Così anche a Napoli, ai piedi del Diseny Store di via Toledo, si sono radunati i 23 addetti alle vendite dello storico negozio presente sul territorio da 21 anni. «Noi chiediamo dignità, non siamo solo un numero - dichiara Marco De Luca, dipendente del punto vendita Disney Store di Napoli - Si è rotta la magia: sono caduti i valori che l'azienda ci aveva trasmetto e ora siamo qui, questa mattina, per chiedere di non essere dimenticati. Non siamo semplici commessi: siamo stati come una famiglia agli occhi dei nostri clienti, per noi la Disney è stata un famiglia, e adesso siamo delusi nel vedere come ci stia abbandonando. Non sappiamo il vero motivo: non è stata la pandemia a farci chiudere, la pandemia ha solo accelerato la scelta aziendale».

Marco spiega la sinergia che lui - insieme agli altri addetti alle vendite -  ha da sempre instaurato con la sua clientela; Disney Store era diventato un punto di ritrovo per le persone che sceglievano di acquistare nel negozio e aggiunge: «I clienti ci chiamavano per nome, abbiamo cercato di creare dei rapporti: era l'azienda a chiedercelo. Ci chiedeva di creare una fantasia, una storia e di rendere unico l'acquisto all'interno del negozio». La multinazionale americana, che ha annunciato la chiusura, adesso vuole puntare sull' e-commerce: «Ma se si chiude per vendere online, che sensazione si verrà a creare nella vendita?» è una delle domande che si pone Marco.  

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I possibili scenari? La vertenza è alquanto complicata, l'azienda ha messo i dipendenti davanti a una scelta già effettuata: «L'azienda non ci ha chiesto un supporto perché in realtà non si parla nemmeno di crisi - commenta Luana di Tuoro, Segretaria generale Filcams Cgil Campania - è stata presa una decisione valutando i numeri e pensando che l'aumento del fatturato che è avvenuto con l'e-commerce, durante questo periodo di pandemia, ha prodotto molto di più. Credevamo che dietro un'insegna così grande ci fosse un minimo di pensiero nel trasferire sogni, magia, o quanto meno un contatto umano». Oggi, oltre ai dipendenti di Napoli, erano presenti anche gli addetti del Disney Store di Marcianise e Di Tuorlo aggiunge: «Con la chiusura verrà meno un'altra risorsa economica, per questo territorio e per l'Italia». Anche Nicola Ricci, Segretario generale Cgil Napoli e Campania fa sentire la sua voce: «È evidente che la scelta della multinazionale, nel prediligere le vendite online, sta penalizzando solo i lavoratori. La pandemia e il Covid hanno un prezzo, ma non può pagare con il lavoro». Ricci preme sulla necessità di aprire un tavolo di confronto con il governo: «Disney è una catena multinazionale e le vertenze vanno affrontate con un tavolo di regia unico: chiederemo a Draghi, al ministro Giorgetti e al ministro del lavoro, di intervenire su queste scelte» conclude. Oggi i lavoratori in sciopero hanno scelto di vestirsi di nero, hanno portato con sé anche i propri figli, e uniti, quasi come a formare una catena umana, hanno esposto cartelli di protesta: «Disney non portarci via sogni, lavoro e magia» è una delle frasi scritte, e ancora: «Non ordinare dal divano, meglio il contatto umano». È stata anche letta una lettera di commiato a nome di tutti i lavoratori, una lettera scritta in stile fiabesco, dove si ribadisce con forza il concetto racchiuso nella parola chana: «chana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato». 

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