Napoli, dj morto per il barbecue; l'ira del padre: «Curato male, per lui aprirò una fondazione»

Napoli, dj morto per il barbecue; l'ira del padre: «Curato male, per lui aprirò una fondazione»
di Marco Di Caterino
Mercoledì 13 Luglio 2022, 08:40 - Ultimo agg. 14 Luglio, 09:04
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Pippo Marzatico e sua moglie Pina Ondoso, genitori di Filippo, il dj ventenne morto in ospedale poche ore dopo essersi ustionato per un ritorno di fiamma mentre accendeva il barbecue, ieri sono stati dai carabinieri della compagnia di Casoria dove, assistiti dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, hanno presentato una denuncia per omicidio colposo e chiesto la riesumazione della salma.

Perché questa denuncia?
«Voglio sapere perché è morto mio figlio.

Filippo, seppure ustionato, è entrato nell'ospedale di Frattamaggiore sulle sue gambe. Sofferente, ma lucido. In ambulanza ha parlato con gli infermieri, ha raccontato del suo incidente, ha parlato della sua passione per la musica. Dieci ore dopo è uscito in una bara. Cosa è accaduto in ospedale? I medici ci dicevano che potevamo andare a casa, che la situazione era sotto controllo, che i parametri erano più che buoni. Non è stato così. Per questo ho deciso di denunciare. Anche per evitare ad altri genitori il dolore mortale che opprimerà per tutta la vita mia moglie, me, il fratello di Filippo, i nostri famigliari».

Quali sono gli aspetti di questa tragica vicenda che le fanno ritenere che ci possano essere colpe per la morte di suo figlio?
«Mio figlio si è ustionato verso le 6,30 del pomeriggio. Abbiamo subito chiamato il 118. L'ambulanza è arrivata dopo un'ora e solo grazie all'intervento dei carabinieri. In quell'ora mia moglie ha acquistato anche una pomata per le scottature che ha spalmato sulle ustioni. Filippo tremava. Sull'ambulanza non c'era nemmeno quel foglio colore oro che mantiene la temperatura. Niente. Mio figlio è salito da solo in ambulanza, e alle 20 è finalmente entrato nel Pronto soccorso. Nonostante l'insistenza di mia moglie, che voleva solo rassicurare Filippo, non ci hanno fatto entrare. Mia moglie è riuscita appena a dire a uno sanitari che Filippo dopo essersi ustionato ha aspettato l'ambulanza nella doccia, sotto getti d'acqua freddi».

Poi cosa è accaduto?
«In ospedale in qualche modo ci hanno rassicurato, ci hanno detto che i parametri erano buoni, che Filippo era stato sedato e intubato visti i dolori atroci, e che era in attesa di essere trasferito al centro grandi ustionati del Cardarelli, dove però non c'era posto. I sanitari ci hanno informato che stavano cercando anche altrove, ma prima dovevano fare questa ricerca in Campania. Dopo, in caso negativo, avrebbero valutato il trasferimento a Bari. Mia moglie ha chiesto se potevamo provvedere a nostre spese al trasferimento. Ci è stato risposto di no. Credo che questa circostanza abbia deciso la sorte di mio figlio. Ma si può morire di burocrazia? Tutto questo è nella denuncia».

Per quanto tempo Filippo è rimasto al pronto soccorso?
«Per cinque ore. Cinque maledette ore, in locali neanche sterili. È stato lì che le condizioni di Filippo sono precipitate inesorabilmente. Lo hanno poi trasferito in terapia intensiva, dove si sono accorti delle lesioni agli organi interni. Solo dopo cinque ore. Non ho parole. Ma tanta, insopportabile rabbia. Mio figlio forse si poteva salvare. Filippo è morto alle quattro del mattino. Non scorderò mai quando il medico si è presentato davanti a noi e ci ha detto: Vostro figlio è morto. Un arresto cardiaco. Ora la nostra battaglia è quella di avere giustizia per mio figlio».

Chi era Filippo?
«La mano di Dio, che accarezzava i nostri cuori ogni giorno. Solare, disponibile con tutti. Si batteva per la pace nel mondo. E viveva di musica e per la musica. Ho ricevuto centinaia di messaggi di cordiglio da tutti i dj d'Italia, che mi hanno promesso che lo porteranno sempre nei loro cuori. È mia intenzione istituire una fondazione a suo nome, per diffondere la musica e soprattutto per evitare che quanto successo a mio figlio possa accadere di nuovo».

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