Don Aniello Manganiello a Scampia: «Sono tornato sul fronte»

Don Aniello Manganiello a Scampia: «Sono tornato sul fronte»
di Giuliana Covella
Giovedì 10 Settembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 13:33
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«Anie', bentornato!». Da finestre e balconi, come quelle della famiglia Del Bono e Nocera all'isolato 11 del rione Don Guanella, è tutto un tripudio per il ritorno di don Aniello Manganiello, parroco anticamorra che dal 1994 ha vissuto per 16 anni a Scampia. Fino all'ottobre 2010, quando i vertici della Chiesa partenopea e romana decisero il suo trasferimento a Roma, motivandolo come un «naturale avvicendamento di ogni comunità religiosa». Ma in questi anni don Aniello non ha mai smesso di pensare alla «sua gente», come ammette lui stesso che oggi, a 66 anni, ha ottenuto dai superiori guanelliani l'ok per tornare a Napoli. Un ritorno che significa speranza per un territorio dove la camorra «non è sparita, ma solo cambiata». «Voglio tornare ad essere per la comunità il prete di cortile, quello che sta in mezzo ai bambini e ai ragazzi, perché è la condizione migliore per parlare loro ed essere un deterrente contro la malavita». «Ci auguriamo che don Aniello, assieme alla sua Fondazione, possa salvare tante vite da un destino a volte già segnato senza che gli vengano messi i bastoni tra le ruote. Noi saremo sempre al suo fianco», commenta il consigliere regionale dei Verdi-Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.
 

 

Il quartiere come ha accolto il suo ritorno dopo 10 anni?
«Con gioia e commozione. In realtà non me ne sono mai andato, perché tornavo due volte a settimana. Ormai siamo un'unica grande famiglia. Solo la comunità parrocchiale di Santa Maria della Provvidenza comprende oltre mille famiglie, ma il rione è molto più ampio».

In pochi giorni ha già fatto il giro delle case
«Molti mi hanno invitato a pranzo. Sono tornato lunedì e ancora non trovo il tempo per far visita a tutti. La gente mi aspetta per il caffè, per raccontarmi i suoi problemi, per ricevere i sacramenti a casa perché ci sono anziani o ammalati gravi».

Quali funzioni avrà ora?
«I miei superiori guanelliani mi hanno chiamato per coadiuvare, data la mia esperienza di 16 anni qui, il nuovo parroco che arriverà dalla Puglia. Ma ho rivolto loro una richiesta precisa: continuare a occuparmi dell'associazione sportiva Don Guanella e dell'altra che ho fondato in questi anni, Ultimi per la legalità».

Nel 2010 lei è stato costretto a lasciare Scampia perché i rapporti con la Curia di Napoli in particolare si erano incrinati. Oggi come sono?
«Non ho più rapporti con la Curia. Adesso dovrò rispondere solo ai miei superiori che sono a Roma e a nessun altro. Ma continuerò a combattere la camorra che oggi è fatta soprattutto da cani sciolti che hanno tentato di imporre il loro potere durante l'emergenza Covid con le famiglie bisognose e a lottare per garantire un futuro ai giovani e stimolarli a vivere il rapporto umano, lontano dai social, perché a Scampia ho ritrovato la desertificazione umana, di quella meglio gioventù che continua ad andar via».

Cosa bisogna fare?
«Investire in progetti educativi. Lavorare su formazione e cultura. Come ho fatto io quando arrivai nel 1994. Sport, scuola e lavoro sono le uniche armi per sottrarre i ragazzi alla strada. L'esempio sono i tanti minori oggi diventati adulti, che ho battezzato e sposato e tra cui ci sono ragazzi che da ex rapinatori sono diventati tra i miei migliori allenatori di calcio e sono padri di famiglia».

Al Don Guanella lei ha realizzato due campi di calcetto e un oratorio che oggi sono un'eccellenza.
«Sì, abbiamo l'associazione sportiva Oratorio Don Guanella Scampia che conta 13 squadre, dove giocano dai piccoli fino agli under 30. Quegli impianti sono nati uno grazie alla Lega Calcio e alla Tim, l'altro grazie alla donazione di una famiglia del Trionfale a Roma, dove mi hanno trasferito nel 2010. Sono l'esempio che lo sport può essere un deterrente contro la criminalità».

A Scampia però avete già un campo di calcio a disposizione, che tuttora non potete utilizzare.
«Sì, lo stadio Antonio Landieri di via Hugo Pratt, che ad oggi è inaccessibile perché mancano il personale e i dispositivi di sicurezza, mentre noi paghiamo dai 1.200 ai 1.400 euro al mese per allenamenti e gare. Abbiamo fatto una proposta al Comune: insieme ad altre 4 associazioni ci carichiamo del costo della sanificazione giornaliera degli spogliatoi, poiché il problema è lì».

Cosa le hanno detto le mamme e i bambini quando l'hanno rivista?
«Oggi a Scampia c'è un raggio di sole». 

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