Napoli, rione Don Guanella ostaggio delle babygang: la denuncia di Don Manganiello

Napoli, rione Don Guanella ostaggio delle babygang: la denuncia di Don Manganiello
di Giuliana Covella
Mercoledì 23 Giugno 2021, 12:23 - Ultimo agg. 14:36
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Ragazzini allo sbando, che già credono di essere adulti, che non hanno regole, ma soprattutto non hanno modelli positivi da seguire. Sono le bande di minorenni che spadroneggiano tra le strade del Rione Don Guanella. Bambini (perché questo sono, sia chiaro) tra gli 11 e i 12 anni che trascorrono il loro tempo scorrazzando in sella a scooter e disturbando il vicinato.

A denunciare quella che lui stesso definisce una «emergenza educativa di fronte alla quale non si può più stare a guardare» è don Aniello Manganiello, parroco per 16 anni a Scampia.

Dallo scorso settembre il sacerdote originario di Camposano (nel nolano) è tornato al Don Guanella, dove la comunità lo ha riaccolto tra le sue braccia con gioia e soprattutto speranza di riscatto per quel territorio. Ma la situazione in questi anni, durante i quali don Aniello non ha mai lasciato il suo rione, è notevolmente cambiata.

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«Nel tempo si sono formati gruppetti di ragazzini che passano le giornate sfrecciando sui motorini - spiega padre Manganiello - disturbando i residenti che, non appena si ribellano, vengono insultati e aggrediti con linguaggi scurrili». Un comportamento che, a detta di don Aniello, vuole simboleggiare il «controllo di una zona». Tanto che alcune di queste bande di giovanissimi marcano il territorio e impediscono ai coetanei, dietro minacce e intimidazioni, di spostarsi dal Rione San Gaetano al vicino Rione Don Guanella. «Sono figli di nessuno - prosegue il parroco - alcuni di loro per la Prima Comunione hanno avuto in dono il motorino, ma non usano il casco e probabilmente quei mezzi non sono assicurati». Ecco allora l’importanza del «dialogo con i genitori, con i quali bisogna intervenire. A quei ragazzi intanto continuerò a tenere la porta aperta dell’oratorio - conclude don Manganiello - ma quel che serve è un’alleanza seria con le diverse agenzie educative. A molti abbiamo sequestrato coltellini e tirapugni, ma non basta perché non hanno più alcun punto di riferimento».

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