Clan di camorra spietati: la nuova sfida al popolo di don Patriciello

Clan di camorra spietati: la nuova sfida al popolo di don Patriciello
di Marco Di Caterino
Domenica 3 Aprile 2022, 08:47 - Ultimo agg. 4 Aprile, 08:57
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CAIVANO La camorra vigliacca del Parco Verde. Dopo la bomba, un messaggio minaccioso per don Maurizio Patriciello da appena due giorni sotto scorta del massimo livello. E lo fa pubblicamente, per ribadire il suo potere, senza ritegno alcuno, con una sorta di tazebao della camorra in modo tale che tutti potessero leggerlo. E trarne le conclusioni. Su un cartone ben legato alla ringhiera della chiesa di cui è parroco don Maurizio, per evitare che il vento di questo rigurgito d'inverno se lo portasse via, i camorristi hanno scritto con pennarello oro: «Bla, bla, bla !!! Pe' mo'». Quel Pe' mo', in dialetto sta a per ora, per adesso.

Un messaggio criptato. Inquietante. Diretto. Persino sminuente per la figura di questo prete che combatte la camorra del suo difficile quartiere, il Parco Verde, con la sola «luce della fede», come ama dire don Maurizio. E che dopo la bomba ha avuto il coraggio di scrivere una lettera al fratello camorrista: «Tu mi uccidi? Io ti amo. Tu vuoi opprimere la mia esistenza? Io lotto per i tuoi diritti. Stai scontando, in carcere, la tua meritata pena? Io vengo a farti visita e resto accanto ai tuoi figli che con la tua scelleratezza hai dovuto abbandonare. Tu piazzi una bomba-carta all'ingresso della mia chiesa per impaurirmi? Io prego per te e per i tuoi cari». E poi ancora, diritto al cuore dei malviventi: «Ecco, fratello camorrista, chi è l'uomo che vuoi spaventare: solo un povero prete, innamorato di Gesù, della sua Chiesa, della sua vocazione. Un povero, ma testardo, prete che non si rassegna a benedire le bare bianche dei giovani ai quali tu hai rovinato la vita. E vorrebbe, in qualche modo, arrivare prima, e riuscire a salvarli».

A scoprire il messaggio minatorio, è stato lo stesso parroco, che nonostante la difficile condizione di «sotto scorta», ieri mattina alla otto, puntuale come sempre, è arrivato in parrocchia da Frattaminore, dove vive nell'abitazione paterna. «Stanotte, dopo la bomba di due settimane fa, hanno sistemato questa scritta.

Gli inquirenti stanno cercando di capire quale sia il messaggio veicolato. Tutto nelle mani del buon Dio», ha scritto don Maurizio sulla sua pagina faceboock grazie alla quale il parroco mantiene i contatti con migliaia di fedeli, tutti accomunati nei commenti tra allarmati e indignati. Il «messaggio» è stato sequestrato dai carabinieri della locale tenenza, che pure hanno sentito il sacerdote. Gli inquirenti sono abbottonatissimi. Ma c'è quel commento a caldo di don Maurizio, che appena saputo di essere sotto scorta ha dichiarato: «Forse gli inquirenti hanno accertato che corro un serio e un immediato pericolo che però per quanti sforzi di memoria possa fare, non riesco a delineare». Le domande sono tante. C'è una regia criminale a cui dà non poco fastidio quell'essere prete come don Maurizio, come lo erano anche don Peppe Diana e don Pino Puglisi?


E quel «Pe' Mò», a significare che dopo le chiacchiere (il Bla bla) arriveranno i fatti? Che già sono stati messi in atto, con l'esplosione della bomba, il giorno del compleanno di don Maurizio. Una cosa è certa. Il messaggio intimidatorio è arrivato con sorprendente tempestività, a poche ore dall'annuncio della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese sulla firma del decreto che trasforma la tenenza di Caivano in compagnia, che comporta un considerevole aumento di carabinieri e una capacità investigativa più organica, adeguata a contrastare le 14 piazze di spaccio del Parco Verde, che sommate a quelle che sono in attività in città arrivano a cinquanta. Già, le piazze di spaccio. Che nel Parco Verde incassano anche fino a centomila euro al giorno, che fanno circa 36 milioni di euro in un anno. E allora non è da escludere nemmeno che la camorra del Parco Verde, stia attuando una sorta di strategia del terrore finalizzata all'allontanamento, per misure precauzionali, di don Maurizio dalla sua parrocchia.

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Il perché? Per motivi «economici». Ogni volta che il sacerdote riceve in chiesa la visita di un ministro, un deputato, una persona importante come il procuratore Melillo, o addirittura che diventa sede della seduta della commissione parlamentare antimafia, iniziativa fortemente voluta dal presidente Nicola Morra, le piazze di spaccio sono costrette a fermarsi per duetre ore, accusando perdite che sfiorano una cifra che si aggira sui 40-50mila euro. E se a questi fastidi che don Maurizio provoca con il suo Vangelo, aggiungiamo che proprio in questa parrocchia è nato il Comitato di liberazione della camorra a nord di Napoli per volontà dello stesso don Maurizio e del senatore Sandro Ruotolo, e che lo stesso Comitato che oggi accoglie centinaia, tra persone e associazioni, si è mostrato davvero attivo nel fare luce dove la camorra stende il buio, si può capire dalla reazione della criminalità organizzata che si è colpito nel segno.

La reazione dei parrocchiani e dei tanti sostenitori di don Maurizio, non è stata pacata. Anzi. Sui social vengono mosse critiche per l'abnorme ritardo con il quale il ministro dell'Interno, solo oggi, si è resa conto che a nord di Napoli, la situazione della criminalità organizzata è allarmante. E anche la promessa di non lasciare da solo don Patriciello è stata critica: nulla è stato detto sulla videosorveglianza della più grande piazza di spaccio d'Europa. E allora è partito il tam tam della raccolta fondi per acquistare un sistema di videosorveglianza per la parrocchia.
 

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