Don Vitale Luongo è il nuovo parroco «vip» della Loggetta

Don Vitale Luongo con Papa Francesco
Don Vitale Luongo con Papa Francesco
di Diego Scarpitti
Domenica 19 Novembre 2017, 16:25 - Ultimo agg. 16:57
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In molti lo conoscono come il don della Pausini. Spiega il Vangelo in modo efficace, riferendosi ai testi della cantante emiliana, di cui è sinceramente fan e che ha avuto modo di incontrare e assistere ai suoi concerti. Altri lo ricordano, invece, per la sua partecipazione alla trasmissione “Bel tempo si spera”, condotta su Tv2000 dalla giornalista napoletana Lucia Ascione. Viso che buca il tubo catodico,  presenza scenica, sorriso Durban’s. Non è passato di certo inosservato neppure quando in clergyman ha assistito negli studi di via Marconi a “Made in Sud”, inquadrato a più riprese dalle telecamere Rai. Un vero onore servire messa a Santa Marta e colloquiare con Papa Francesco, che gli ha benedetto e consegnato nelle mani la Corona del Rosario. Don Vitale Lungo è il nuovo parroco “vip” della Loggetta. Nella solennità di San Procolo Martire, patrono di Pozzuoli insieme a San Gennaro, il vescovo Pascarella ha presieduto la celebrazione eucaristica, che ha dato inizio ufficialmente al nuovo ministero pastorale del giovane sacerdote come amministratore parrocchiale della Beata Vergine Maria Immacolata di Lourdes, in via Orazio Petruccelli. «Perché quando Dio irrompe nella vita con la sua luce, non c’è ombra che spaventi».
 
 

Aula liturgica gremita e traboccante d’affetto, fedeli accorsi in massa, per stringersi intorno al novello parroco, successore di don Salvatore Scalpellino, che ha guidato e custodito instancabilmente la comunità locale per 53 lunghissimi anni «con profonda dedizione, amore concreto e passione». Ordinato nella Concattedrale di San Paolo Apostolo il 14 settembre 2012, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, don Vitale (nelle foto di Matteo De Curtis) ricopre il ruolo di Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica. Doppia laurea nel curriculum per il presbitero napoletano: in Teologia presso la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale e di recente in Scienze dell’Educazione (cum laude) con una tesi dal titolo «La bellezza della vita per un nuovo umanesimo». Chiesa, scuola, famiglia, insieme, nella progettazione di un intervento educativo. Al contempo un percorso di vita e un programma didattico.

Empatico con i giovani, riesce ad essere ben seguito (anche via social) e compreso da loro, nonchè apprezzato docente di religione cattolica all’istituto Francesco Saverio Nitti. Sotto lo sguardo amorevole e protettivo della Vergine Maria, prima della benedizione finale, don Vitale ringrazia i fedeli intervenuti e cita Benedetto XVI: «Il significato profondo dell’essere sacerdote è diventare amico di Gesù Cristo». Assicura di diventare «fratello, padre e guida» della Chiesa che ha visto transitare e crescere Fabio e Paolo Cannavaro e di «stringere sui fianchi il grembiule sull’esempio dell’unico Maestro, Gesù, e servire il prossimo dal più piccolo al più grande». Tanti i ringraziamenti espressi pubblicamente ai genitori, a Sua Eccellenza Gennaro Pacarella, ai confratelli nella fede, al mondo della scuola. «Sono grato a Dio che mi ha dato la vita e, scommettendo sulla mia persona, ha pensato per me il dono del sacerdozio. Mai, nemmeno un istante, mi sono pentito di essere prete. Dopo la vita è la cosa più bella che Dio potesse donarmi».

Salmo 144 e Prima Lettera di Pietro bussole per esercitare degnamente il ministero affidatogli. Un fragoroso applauso saluta il parroco emerito. «Ho imparato molto da lui: mi ha insegnato cosa significhi spendersi totalmente per la Chiesa, senza riserve e senza trattenere nulla per sé. Don Salvatore non aveva orari, sempre avanti rispetto ai tempi, aperto al prossimo e uomo di grande generosità». Passaggio di testimone e lascito pesante. «Ricevo una grande eredità, che sento come sfida, impegno, responsabilità» dichiara don Vitale, che mette in cima ai suoi pensieri una priorità insostituibile. «Prego, perché i giovani non abbiano paura di dire il loro sì a Dio. Non c’è cosa più bella che essere preti». Con don Vitale Luongo la Chiesa del terzo millennio si caratterizza in favore dei giovani, sentinelle del mattino e speranza del futuro. 
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