La vite opposte di Andrea e Antonio, donatori di organi nel Napoletano

La vite opposte di Andrea e Antonio, donatori di organi nel Napoletano
di Gennaro Del Giudice e Marco Di Caterino
Giovedì 27 Agosto 2020, 08:00
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Andrea e Antonio, due vite diametralmente opposte ma accomunate da un nobile sentimento: l'amore verso il prossimo. Entrambi prima di morire hanno consegnato il loro desiderio a una carta d'identità, dopo averlo espresso ai loro cari: donare i propri organi per salvare altre vite. E così è stato.

«Se un giorno dovessi morire vi autorizzo a donare i miei organi per aiutare chi ne ha bisogno». Un testamento d'amore che qualche mese fa aveva fatto Andrea (nome di fantasia), 22enne di Pozzuoli. Parole pronunciate al cospetto dei suoi genitori, poi ripetute davanti all'impiegato dell'ufficio anagrafe che gestiva la pratica per il rinnovo della sua carta d'identità, a cui firmò la dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti. Poi un destino crudele gli ha voltato le spalle: dieci giorni fa quel giovane dal cuore d'oro è morto in seguito a un'emorragia cerebrale e i suoi organi sono serviti a salvare altre due vite, una in Sicilia e una in Campania.

Una storia di amore e altruismo che arriva da Licola, quartiere a rischio diviso tra Pozzuoli e Giugliano, dove Andrea viveva con la propria famiglia. Dieci giorni fa la tragedia: Andrea non si sente bene, accusa un malore, subito arrivano i primi soccorsi e parte la disperata corsa al vicino pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria delle Grazie dove immediatamente viene preso in cura dai sanitari. «È arrivato in condizioni gravi - racconta il primario del reparto di rianimazione Francesco Diurno -. Non è stata una tipica emorragia e purtroppo non c'è stato nulla da fare. I genitori ci hanno detto che aveva espresso il desiderio di donare gli organi. Una cosa inusuale, in quanto questo rilievo della volontà è poco utilizzato. Anche se i numeri in merito al prelievo di organi a scopo di trapianto in Campania sono in crescita rispetto a venti anni fa quando eravamo l'ultima regione d'Italia».

I genitori del giovane durante le procedure che hanno portato al prelievo degli organi sono stati affiancati da un'equipe di psicologi: fegato e reni di Andrea sono stati prelevati e trapiantati a due pazienti che erano in lista di attesa. «Niente può colmare la perdita di un ragazzo di 22 anni - afferma il direttore generale dell'Asl Napoli 2 Antonio D'Amore -. Commuove e riempie di speranza, però, la generosità del suo gesto e la disponibilità dei suoi familiari. La scelta di indicare sulla carta di identità la volontà di donare gli organi parrebbe solo un atto burocratico; in realtà è un importante gesto solidale che può regalare speranza. A nome di tutto il personale dell'Asl esprimo il cordoglio ai genitori di Andrea e li ringrazio per aver rispettato la sua scelta».
 


Le vie della solidarietà sono davvero misteriose, soprattutto quelle della donazione degli organi, e la storia di Antonio ne è una preziosa testimonianza. E se puoi dare per scontato che Andrea, 22 anni, bravo ragazzo, non ci abbia pensato due volte a segnare sulla carta di identità la disponibilità a donare i propri organi, si resta sbalorditi e forse anche sconcertati a sapere che la stessa scelta l'ha fatta Antonio Serpe, 28 anni, di Afragola, padre di un bimbo di due anni, vita difficile, arrestato più volte per spaccio, il padre agli arresti domiciliari, frequentatore assiduo, secondo gli inquirenti, di personaggi di rispetto della camorra afragolese.

Antonio è morto venerdì notte. È caduto dalla moto, in via Brin a Napoli, mentre impennava. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. Antonio non si è mai più ripreso, ma c'era lì quella sua carta di identità. Allora i medici dell'ospedale del Mare gli hanno espiantato il cuore, il fegato e i due reni, che sono stati destinati a quattro cittadini della nostra regione.

A questo figlio di quel «ventre molle» che sono le periferie degradate della nostra provincia, è toccato un funerale blindato, celebrato alle sette del mattino, nel deserto del cimitero di Afragola, con i soli famigliari, compreso il padre che ha avuto un permesso di due ore. La disposizione del questore è scattata dopo che domenica sera, mille è più persone a piedi e duecento tra scooter e moto, avevano bloccato e preso in ostaggio Afragola per ricordare la vittima, che tutti conoscevano come «Kappa Kappa».

Nessuno potrà sapere il perché della scelta di Antonio di donare gli organi.
Ma con il suo consenso avrà ripagato innanzitutto se stesso delle scelte sbagliate fatte in vita e avrà anche dato una lezione a quegli scalmanati che domenica sera lo avevano omaggiato nel peggiore dei modi. 

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