Donazioni di midollo osseo, Admo Campania in piazza: «Aiutiamo chi aspetta un miracolo»

Una fila lunghissima per iscriversi all’ADMO dopo il caso del piccolo ALEX
Una fila lunghissima per iscriversi all’ADMO dopo il caso del piccolo ALEX
di Nunzia Marciano
Venerdì 30 Settembre 2022, 17:25 - Ultimo agg. 17:45
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«I donatori sono sempre pochi: abbiamo bisogno di un aiuto per aiutare chi è in attesa di un miracolo»: è un appello, accorato, quello che arriva da Michele Franco, Presidente dell’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) della Campania che sabato 1 e domenica 2 ottobre torna in Piazza Plebiscito con due gazebo per sensibilizzare e tipizzare, ossia inserire i potenziali donatori in un registro mondiale, con l’obiettivo appunto di salvare la vita a chi (spesso bambini), lotta contro il tempo. 

La due giorni ADMO sarà così l’occasione anche per fare informazione su un argomento delicato ma al tempo stesso importantissimo: «Il nostro primo obiettivo è fornire a quanti verranno a trovarci un’informazione esatta su quello che è l’iscrizione e la donazione», spiega Franco, «a partire dai requisiti necessari per essere potenzialmente donatori».

Ossia, avere un l’età compresa tra i dai 18 ai 36 anni al momento del prelievo; un peso non inferiore ai 50kg; godere di buona salute. Una volta verificati i requisiti e sbrigata la parte burocratica, si procede (in caso naturalmente di assenzi) al prelievo: «Il prelievo in sé dura circa 60 secondi, il tempo di eseguire due tamponi salivari nell’interno guancia per essere inseriti nella Banca Dati, in cui si resta fino ai 55 anni per poter donare il midollo, mentre in caso di familiarità tra paziente e donatore, non c’è un limite d’età». 

Quello dell’ADMO è un impegno che nemmeno il Covid ha fermato: durante la pandemia e i vari lockdown, infatti, i donatori sono naturalmente diminuiti ma non è diminuita la possibilità di tipizzarsi: «L’unica differenza», precisa Franco, «è che durante il Covid eseguivamo prelievi ematici e non salivari per evitare possibili contagi. Ora siamo tornati a fare il prelievo salivare». Di donazioni e midollo osseo se ne parla spesso in occasione di casi eccezionali che mobilitano l’opinione pubblica, e si tratta soprattutto di bambini.

Nel 2017, ci fu il famoso caso di Elisa Pardini, la piccola la cui storia arrivò oltreoceano. «Casi eclatanti come quello di Elisa o nel 2018, del piccolo Alex creano ovviamente un’attenzione anche internazionale: per lui arrivano davvero moltissimi donatori in Piazza Plebiscito e a Caserta. Spesso però quando, poi, li informiamo che non è per quel caso specifico che donano, perché la donazione diretta la possono fare solo i parenti stretti, compatibili, decidono di non donare più, ma per fortuna non va sempre così, anzi». Ma se da un lato si cerca di fare campagna per ottenere quanti più tipizzati possibili, dall’altro avere una successiva stima pare parecchio complicato, in Campania almeno: in molte altre regioni d’Italia, infatti, è possibile conoscere il numero di donatori provenienti da quella regione, che una volta scoperta un’eventuale compatibilità (che è mondiale), avvisano il potenziale donatore e lo accompagnano nel percorso (che consiste in una semplice donazione ematica, in Campania al Policlinico o all’ospedale Moscati di Avellino). In Campania, stando ai dati ADMO, questo invece non avviene, non riuscendo neppure ad avere un feedback delle sensazioni di chi dona. Per cercare di sensibilizzare, maggiormente, i potenziali donatori, è stato anche chiesto un incontro in Regione Campania per parlare, nell’ora di educazione civica a scuola, dell’importanza della donazione, in un momento in cui, denuncia Franco, «Le istituzioni, purtroppo, sono ancora troppo assenti, e partire dall’educazione alla donazione è l’unica strada percorribile».

Ora però si torna dunque in piazza dalle ore 10 alle ore 18 no stop: «Abbiamo già contattato 3.000 persone, ci accontentiamo che ne vengano 100», conclude Franco. In fondo per tipizzarsi, bastano solo 60’, e come recitava un famoso spot (altrettanto solidale): “Basta poco, che ce vó?”.

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