Dossier Anea: Napoli non fa un passo
verso la transizione ecologica

Michele Macaluso
Michele Macaluso
Sabato 25 Settembre 2021, 11:56
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Molti comuni della provincia di Napoli non muovono un passo nella direzione della  transizione ecologica, anzi, si vedono assegnare fondi e non li investono, né sviluppano gli impianti di energie rinnovabili quali il solare . E' questo il quadro disegnato da Anea (Agenzia Napoletana Energia e Ambiente), impegnata a realizzare i progetti green per i Comuni della Campania, dove però spesso i progetti non diventano realtà o impiegano tempi biblici per la loro realizzazione. Una sottolineatura che Anea fa nelle settimane dell'avvicinamento ai tanto desiderati fondi del Pnrr per realizzare interventi finalizzati a limitare l’aumento di temperatura dell’atmosfera entro 1,5 gradi rispetto a quella preindustriale e contrastare, così, i cambiamenti climatici che fanno già sentire i loro effetti devastanti con uragani, frane, ondate di calore. Lo stesso primo ministro Mario Draghi sta evidenziando i rischi conseguenti ai fenomeni climatici estremi, temendo probabilmente gli enormi costi economici conseguenti alle catastrofi annunciate.


Non mancano  le polemiche sulla quantità di fondi destinati al Sud, ritenuti da molti inferiori a quelli previsti e dovuti e a ciò si aggiungono le manifestazioni di protesta dei giovani e di quelli più sensibili all’ambiente come i Fridays for future tornati in piazza ieri anche a Napoli. Ma al momento queste vicende hanno scarsa incidenza su molti Comuni, impermeabili a qualsiasi innovazione e cambiamento, una sorta di muro di gomma contro il quale nulla possono ambientalisti ed esperti climatologi. «In queste condizioni - spiega Michele Macaluso, direttore dell'Agenzia Napoletana Energia e Ambiente (ANEA) - cioè in assenza di una volontà politica forte e di strutture tecnico-amministrative adeguate in termini numerici e di competenze, l’utilizzo dei fondi del Pnrr, così come di quelli già attualmente disponibili, sono praticamente impossibile per molti enti locali in Campania a cominciare da Napoli».

Nel capoluogo il primo esempio di vacuità è la mobilità ciclabile, tassello fondamentale per ridurre gli enormi volumi di emissioni e combustibili fossili legati al traffico veicolare (circa un terzo del totale). Il 9 agosto 2021 il Ministero delle  Infrastrutture e della mobilità sostenibile ha emanato un decreto che stanziava ulteriori fondi per piste ciclabili e ciclostazioni destinate ai Comuni perché, in molti casi, gli Enti locali non hanno colto l'opportunità dei finanziamenti per la mobilità dolce e non hanno presentato progetti previsti dal precedente decreto del 2020.

Al Comune di Napoli, ad esempio, erano stati assegnati 1,1 milioni di euro, ma non è stata presentata nessuna richiesta. Al contrario, il Comune di Bari, inizialmente destinatario di 157mila euro, ha chiesto un incremento e ha ottenuto 489.996 euro supplementari. Eppure il comune di Napoli ha, dal 2016, un piano innovativo per la mobilità ciclistica, predisposto da ANEA che consente, anche modularmente, la realizzazione di una rete di piste in città di ben 160 km. Rimasto nel cassetto.


E così il crescente numero di ciclisti napoletani si deve accontentare di una pista, quella di via Marina, che definire ciclabile, a detta degli esperti, è veramente difficile e che ha impiegato dieci anni per essere ultimata; l’altra, quella da Fuorigrotta al lungomare, che risale ai tempi della Iervolino, è diventata ormai un percorso a sorpresa trial, con interruzioni e sospensioni continue (lavori nel tunnel di Fuorigrotta , eventi a via Caracciolo, sospensione a via Partenope). Eppure l’Amministrazione di Napoli ha annunciato, negli ultimi anni, vari progetti di bike sharing finanziati prima dal Ministro della Ricerca, quello affidato all’associazione Cleanap, conclusosi nonostante il grande interesse e il numero degli utenti, e poi dal Ministero dell’Ambiente, con 500mila euro per un altro servizio cittadino di bike sharing, di cui si sono perse le tracce tra le righe del bilancio comunale.      
Discutibile, sottolinea il Wwf Napoli, è anche l’impegno del Comune di Napoli sul fronte dell’energia rinnovabile: dei 26 impianti fotovoltaici installati non si riescono ad avere dati né sull’energia prodotta né sul relativo risparmio economico ottenuto. Il grande timore è che non funzionino del tutto. Il Wwf Napoli, in occasione del G20 sull’energia del luglio scorso, aveva infatti chiesto al Comune di Napoli informazioni sulla funzionalità dei suoi impianti fotovoltaici, in particolare, era stato chiesto che un loro tecnico illustrasse il funzionamento dell’impianto FV nel mercato della Canzanella a Fuorigrotta, un gioiello di 200 kW su sette pensiline costato circa 2 milioni di euro. Nonostante le rassicurazioni dell’assessore pro-tempore , il Wwf attende ancora risposta.

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