Draghi a Napoli, la contestazione mentre si firma il Patto per Napoli: «È un pacco per la città»

Draghi a Napoli, la contestazione mentre si firma il Patto per Napoli: «È un pacco per la città»
di Alessio Liberini
Martedì 29 Marzo 2022, 09:00 - Ultimo agg. 20:51
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È una giornata scandita delle proteste, quella che ha fatto da sfondo alla visita del presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, nel capoluogo campano. Oggi in città per sancire, insieme al sindaco, Gaetano Manfredi, il “Patto per Napoli”: ovvero un accordo di 1,2 miliardi di euro - spalmati in 20 anni - per il Comune partenopeo che rientra nell'ambito della ripartizione dei fondi destinati ai Comuni capoluogo delle Città metropolitane: Napoli, Torino, Reggio Calabria e Palermo.  

«Aumentano le tasse, dimezzano i salari. Coi nostri soldi pagate i militari» è il coro che hanno gridato, già dalle 6 e mezza di questa mattina, alcuni manifestanti del Movimento disoccupati 7 novembre che hanno “violato”, per circa un’ora, la zona rossa istituita intorno al Maschio Angioino, dove alle 11 – nella sala dei Baroni – è stato siglato l’accordo tra il Governo ed il comune partenopeo: «L'obiettivo del piano è colmare i divari territoriali, ormai insopportabili» ha spiegato lo stesso Premier nel corso dell’incontro. 

«No armi, si lavoro» è, invece, il testo apparso su uno striscione esposto dai disoccupati, all’alba, all’esterno del Castel Nuovo. Prima che le forze dell’ordine li invitassero a lasciare la zona rossa per farli dirigere verso la vicina piazza Municipio. Qui, per tutto il corso dell’incontro, ha avuto origine una spiccata protesta andata avanti per diverse ore. Alcune centinaia di antagonisti sono scesi in piazza per contestare la firma del “Patto per Napoli”, mentre altri semplicemente per palesare il proprio dissenso verso la presenza dell’ex presidente della Bce in città. Tra questi c’erano i disoccupati del Movimento 7 novembre, rappresentanze dell’unione sindacale di base, Potere al Popolo, il coordinamento No Green Pass napoletano, alcuni operai dell’ex Whirlpool di Napoli ed anche una delegazione dell’associazione popolare casa mia, nata per contrastare gli abbattimenti delle abitazioni abusive. 

Molti di questi si dicono scettici dell’accordo istituzionale - che potrebbe essere una boccata d’aria fresca per il debito comunale che oggi tocca la soglia dei 5 miliardi – mentre altri hanno criticato, con cori e striscioni, la posizione dell’Italia nel triste conflitto in Ucraina, chiedendo anche la fuoriuscita del Paese dal patto Atlantico della Nato: «La sovranità degli italiani – ha gridato un manifestante, col megafono rivolto verso il Castel Nuovo – appartiene al popolo italiano e non a Draghi e agli americani». 

Nel mentre una delegazione dell’Usb ha raggiunto la piazza portando un’enorme pacco di cartone dove erano raffigurati i volti del Premier e del sindaco di Napoli. «No alla svendita del patrimonio immobiliare, No alle privatizzazioni, giù le mani dalle aziende partecipate», sono alcuni dei messaggi che si leggono sopra lo scatolo che i sindacalisti hanno portato “in processione” verso il cordone degli agenti delle forze dell’ordine che, in tenuta antisommossa, bloccava l’accesso di via Vittorio Emanuele III.

«È solo un tentativo – denuncia Vincenzo De Vincenzo dell’Usb –  per dare una credibilità al suo Governo e a Manfredi. In una città dove, fino ad oggi, non è stato fatto niente. Loro lo definiscono il patto per Napoli per noi è semplicemente un “pacco”». «È un’operazione – chiarisce De Vincenzo - dal punto di vista economico molto bassa, perché quello che viene portato è spalmabile nei prossimi decenni.

Vengono qua, difatti, per fare la loro sceneggiata mentre negli ultimi tempi, come Governo, stanno facendo delle scelte azzardatissime. Come gli investimenti per le armi e la guerra quando mancano risorse per i servizi più banali».

Il patto siglato oggi «non permette di risollevare il debito che incombe su questa città, accumulato da trent’anni di classe dirigente che ha messo i soldi nelle tasche di pochi per levarli ai cittadini» afferma Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo. «Oggi – precisa Granato – si viene a firmare un patto che dura per decenni e che mette pochi soldi nelle tasche del comune di Napoli. Costringerà a misure di austerity, tagli e macelleria sociale in una città già martoriata». «Mentre si massacrano e si portano al collasso le città – osserva ancora il portavoce di Pap – allo stesso tempo per la guerra si trovano sempre soldi. Fondi che si sottraggono alle esigenze popolari».

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Contestualmente, mentre proseguiva il sit-in di protesta, una delegazione dei disoccupati 7 novembre prima e dell’ex Whirlpool poi, è stata accolta all’interno del Maschio Angioino. 

«Siamo riusciti ad entrare all’esterno della Sala dei Baroni – racconta Eduardo Sorge, referente del movimento disoccupati 7 novembre – dove ci ha incontrato il capo gabinetto della presidenza del consiglio a cui abbiamo esposto la nostra vertenza (che dura da ben 8 anni ndr), oltre ai motivi sul perché siamo in piazza oggi. Ribadendogli il nostro dissenso verso le spese militari che già avevamo palesato questa mattina». Le sigle sindacali di Fim, Fiom e Uilm, accolte dal segretario del presidente Mario Draghi, Funiciello, hanno invece consegnato una lettera chiedendo delucidazioni verso «l’interessamento sul dossier della Whirlpool» che aveva garantito il Premier, alle parti sociali, quest’estate, nel corso di un incontro a Santa Maria Capua Vetere. 

«Gli abbiamo chiesto, attraverso la lettera – racconta Antonello Accurso, segretario aggiunto della Uilm Campania – di avere un po’ di concretezza. Ad agosto ci venne detto che c’erano imprenditori importanti (nel progetto di reindustrializzazione del sito ndr) di cui non si potevano fare i nomi, perché quotati in borsa. Ma, nelle proposte che ci hanno portato al Mise, non li abbiamo visti. Vogliamo che ci sia una soluzione, anche qui a Napoli, per questa vertenza così importante. Come abbiamo visto in altre vertenze, non capiamo il perché dobbiamo essere la cenerentola d’Italia». 

 

Parallelamente, agli incontri con le rappresentanze di quei “divari territoriali” di cui ha parlato lo stesso Draghi, che trovano i propri volti negli sguardi dei lavoratori precari e dei disoccupati che oggi erano in piazza, la mobilitazione si è – in modo abbastanza spontaneo – divisa in due schieramenti ben diversificati. Una rappresentanza dell’unione sindacale di base, seguita da alcuni attivisti di Pap, ha tentato un breve corteo, per arrivare verso la vicina via Marina. Ma è stato repentinamente bloccato da un cordone delle forze dell’ordine che gli ha impedito il passaggio, nei pressi del teatro Mercadante.  

«Qui in piazza – ha spiegato dal megafono Marco Sansone, sindacalista dell’Usb Campania -  ci sono i lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese: un dramma sociale. Mentre nel palazzo, il primo ministro ed il sindaco di Napoli, stanno discutendo di investire per privatizzare ancora e rendere più debole la classe operaia. Non gli è bastato distruggere tutto quello che era il lavoro in Italia, in un Paese dove il tasso di disoccupazione è altissimo, in una città e in una Regione dove ci sono più disoccupati che occupati. Qual è la loro soluzione? Investire nelle spese militari e tagliare il sociale». 

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Contemporaneamente una delegazione, circa un centinaio, di attivisti no Green Pass, sono rimasti in presidio a piazza Municipio, inscenando una sorta di comizio di fronte al blocco delle forze dell’ordine che impediva l’accesso al Maschio Angioino. Qui sono volate parole infuocate verso l’odierno esecutivo accusato di una «pessima ed autoritaria» gestione della crisi pandemica, mentre altri hanno sventolato anche qualche bandiera neoborbonica. Ma, tra le principali critiche mosse dagli antagonisti, spiccavano quelle verso il ruolo della politica nazionale nel contesto della crisi ucraina. Tra questi c’era anche la senatrice - ex movimento 5 stelle, oggi nel gruppo misto “L'alternativa c'è - Lista Del Popolo per la Costituzione” - Bianca Laura Granato: «Draghi è andato in consiglio d’Europa, dove stanno decidendo di portarci dentro la guerra dal momento che vogliono solo una resa incondizionata della Russia. Questo non è, sicuramente, un obbiettivo raggiungibile».

Ha raccontato la sanatrice ai presenti che inveivano contro la Nato e le spesa per la guerra. La protesta è terminata nel vicino McDonald di piazza Municipio. Quando, tra i manifestanti No Green Pass, si è sparsa la voce che un loro attivista, il prof Davide Tutino, era stato “bloccato” all’interno del fast food. Appresa la soffiata gli antagonisti si sono riversati, inferociti, verso il locale che è stato “salvato dalla folla” grazie ad un tempestivo intervento delle fiamme gialle, in tenuta anti sommossa, che si sono schiarate davanti all’ingresso del Mc. Dopo pochi e concitati attimi Tutino è stato fatto uscire dall’esercizio commerciale e la manifestazione si è pian pian sciolta.
 

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