Droga nel carcere di Secondigliano, il business nelle mani dei boss: arrestati quattro agenti della polizia penitenziaria

Droga nel carcere di Secondigliano, il business nelle mani dei boss: arrestati quattro agenti della polizia penitenziaria
di Luigi Sabino
Lunedì 21 Marzo 2022, 12:24 - Ultimo agg. 22 Marzo, 15:32
4 Minuti di Lettura

C’erano i clan di camorra dietro l’organizzazione criminale che si occupava dello spaccio di droga all’interno del penitenziario di Secondigliano. È quanto emerge dal provvedimento cautelare eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli nei confronti di 26 indagati, tra cui quattro agenti della polizia penitenziaria. Tra i destinatari della misura, infatti, compaiono diversi personaggi noti legati a diversi sodalizi malavitosi che operano non solo sul territorio di Napoli ma anche nella sua provincia. Ras e killer che, introducendo illegalmente sostanze stupefacenti all’interno della struttura carceraria, avevano messo in piedi un lucroso giro d’affari.

Una joint venture cui, secondo gli investigatori, avrebbero preso parte, ad esempio, esponenti di spicco della cosca Vigilia di Soccavo come i cugini Alfredo e Pasquale Vigilia e il loro guardaspalle Cristian Monaco. Ci sono uomini dei Mazzarella come Fabio Crocella, esponente di spicco della costola del clan che controlla piazza Mercato e detenuto, da anni, per l’omicidio di Hastir Cela. Altri mazzarelliani sono il detenuto Pasquale Nasti, noto negli ambienti criminali con il soprannome di Linuccio cotto e provola e gestore, fino al momento del suo arresto, di una delle più importanti piazze di spaccio di Forcella, e Ciro Quindici

Tra gli arrestati spicca anche il nome di Antonio Napoletano, classe ’97, meglio noto come ‘o nannone, giovanissimo sicario della paranza fondata dal defunto Emanuele Sibillo.

Napoletano, tra le altre cose, è detenuto per essere l’autore materiale dell’omicidio di Luigi Galletta, il meccanico 21enne trucidato nella sua officina del centro storico solo perché parente di un affiliato alla famiglia Buonerba, all’epoca in guerra con i giovani ras della paranza dei bambini.

Altro nome degno di nota è quello di Eugenio D’Atri, boss della mala vesuviana specializzato nel traffico di droga. Anche lui detenuto per duplice omicidio, qualche tempo fa aveva manifestato l’intenzione di collaborare con la giustizia ma il suo pentimento era stato giudicato poco credibile dagli inquirenti che, perciò, l’avevano rifiutato. Antonio Autore, invece, è legato alla cosca De Micco di Ponticelli e, in particolare al ras Luigi De Micco, insieme al quale fu ferito in un agguato di chiaro stampo camorristico alcuni anni fa. Sempre ai Vigilia di Soccavo è legato un altro indagato, Angelo Marasco, detto Giovannone, finito dentro nel 2017 per estorsione. Fu arrestato mentre, da latitante, pretendeva la consegna del pizzo da un commerciante di via Garzilli. 

Video

Eduardo Fabricino, invece, è indicato dagli investigatori come soggetto legato alle consorterie criminali che operano tra Secondigliano e Scampia. Il suo nome, infatti, finì in un’indagine del 2013 che portò alla cattura di diversi esponenti della cosca Abbinante. Altro esponente di spicco della mala del centro storico è Michele Elia, uno dei capi dell’omonimo sodalizio che controlla la zona del cosiddetto Pallonetto di Santa Lucia. Vicino agli ambienti criminali di Cercola, invece, è Salvatore Ottaiano, alias Me Me mentre Raffaele Valda fu arrestato, anni fa, con l’accusa di essere tra i promotori di un nuovo sodalizio criminali formatosi da una scissione del clan Cuccaro-Aprea di Barra. 

L’operazione, eseguita in diverse carceri del territorio nazionale, dove nel frattempo erano stati trasferiti molti degli indagati, grazie anche alla collaborazione degli agenti del nucleo investigativo centrale del corpo della polizia penitenziaria hanno permesso di accertare come gli indagati, grazie alla dazione di somme di denaro a quattro guardie carcerarie, non solo riuscissero a introdurre stupefacenti ma anche telefonini e ad ottenere, finanche, che appartenenti alle medesime consorterie criminali fossero sistemati nella stessa cella. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA