Droni e soldati per la Terra dei fuochi: il 19 novembre il governo a Napoli

Droni e soldati per la Terra dei fuochi: il 19 novembre il governo a Napoli
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 8 Novembre 2018, 08:38 - Ultimo agg. 08:40
3 Minuti di Lettura
Soldati, nuove norme, stanziamenti e droni per la Terra dei Fuochi. Raddoppiano i militari che saranno inviati in Campania per presidiare gli impianti di stoccaggio dei rifiuti dopo i roghi divampati negli ultimi mesi. Ai duecento militari già al lavoro, se ne aggiungeranno altri duecento divisi equamente tra le province di Napoli e Caserta. Una task force – annunciata ieri in un’intervista al Mattino dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta – che sarà operativa subito dopo il consiglio dei ministri che eccezionalmente si svolgerà nel capoluogo campano il 19 novembre. A Roma stanno studiando anche altri tipi di interventi in vista del Cdm partenopeo: non solo un raddoppio di agenti, ma ulteriori stanziamenti per costruire nuovi impianti dal momento che i centri di raccolta sono vicini al collasso, misure da concordare e ponderare in base alle richieste delle autorità locali. Per prevenire gli incendi si valuta anche l’utilizzo di altri droni che potranno sorvolare le zone più a rischio. Mezzi già utilizzati con successo dalla Regione Campania da almeno due anni e che hanno portato all’individuazione di roghi e discariche abusive. 
Ma la rivoluzione più incisiva arriverà probabilmente dalle nuove norme che il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, sta mettendo a punto. Sarà varato infatti un testo ad hoc denominato «Terre dei Fuochi» con un inasprimento deciso delle pene. Agli imprenditori che gestiscono aziende a rischio ambientale sarà richiesto dallo Stato il versamento di fideiussioni a garanzia nel caso dovessero verificarsi danni all’ecosistema.
IMPIANTI A RISCHIO
Nuove misure e nuovi strumenti, ma non si partirà da zero. Il fenomeno dei roghi dei rifiuti è però completamente mutato negli ultimi tempi: se fino a qualche anno fa la situazione era disastrosa per gli incendi dolosi che divampavano in piccole discariche abusive, in strada e nelle adiacenze dei campi rom, ora il problema maggiore è rappresentato dagli incendi appiccati negli impianti. Un fenomeno non più solo campano, ma che riguarda l’intero territorio nazionale. Una situazione esplosa in seguito alle maggiori difficoltà di trasportare all’estero alcune tipologie di rifiuti dopo la chiusura di vari Paesi – Cina in testa – che non vogliono più trattare la spazzatura prodotta in Italia. Correlazioni certamente non casuali su cui sono al lavoro diverse procure nazionali. Ne ha parlato ieri anche il governatore, Vincenzo De Luca. «Sul cronoprogramma dello smaltimento delle balle di rifiuti – ha spiegato il presidente della Regione – siamo in ritardo di almeno 10 mesi». De Luca ha pure annunciato per gennaio la costruzione di un impianto di compostaggio per trattare i rifiuti umidi che sorgerà a Pomigliano e ricordato che la nuova legge regionale non prevede altri termovalorizzatori. «Se non vogliamo questi – ha però puntualizzato il presidente campano - dobbiamo realizzare almeno 10 o 15 impianti di compostaggio per il trattamento dell’umido».
I MILITARI
Intanto, in attesa di quanto farà il governo, nelle due principali prefetture, a Napoli e Caserta, è stato stilato – su input del Viminale - un elenco dei siti ritenuti più a rischio che saranno costantemente vigilati dai militari inviati da Roma. Si tratta di 280 siti individuati in provincia di Caserta e circa 300 nel Napoletano. «Nel solo anno in corso - spiega il viceprefetto incaricato alla Terra dei Fuochi, Geraldo Iorio – abbiamo effettuato circa 360 controlli in aziende e ben 194 di queste sono state sequestrate». Un dato che fa ben comprendere quanto siano diffuse le cattive pratiche nello smaltimento di rifiuti anche da parte dei privati. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA