Raffaele Imperiale, il boss a Dubai: «Spediva a lady camorra 650mila euro ogni anno»

Raffaele Imperiale, il boss a Dubai: «Spediva a lady camorra 650mila euro ogni anno»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 18 Ottobre 2021, 23:49 - Ultimo agg. 19 Ottobre, 16:02
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Ogni anno manda ad una donna di Secondigliano qualcosa come 650mila euro. Soldi cash che entrano nel sistema delle piazze di spaccio della droga di Napoli, attraverso un metodo particolarmente in voga nella cultura araba (lo chiamano Hawala): vengono consegnati da qualcuno che arriva a Secondigliano, con valigette di denaro, che servono a mantenere in piedi il narcotraffico. Ogni anno, quei 650mila euro vengono spediti da Raffaele Imperiale, indicato oggi dalla Dda di Napoli come una sorta di boss prima ancora che broker della cocaina, in grado di governare le redini della malavita organizzata cittadina. Un sistema, fortemente radicato - ed è la prima volta - all’esterno delle mura cittadine: non tra le vele, non tra i vicoli di Largo Donnaregina, neppure tra le case popolari di Caivano o di Afragola, ma a migliaia di chilometri di distanza. Dove? Tra i grattacieli di Dubai, dove avrebbe impiantato il suo impero un personaggio del calibro di Raffaele Imperiale, soggetto diventato famigerato per la storia dei due quadri di Van Gogh servizievolmente offerti allo Stato italiano (dopo averli acquistati nel 2003), in cambio di uno sconto di pena nel corso di un processo per droga. Una vicenda che ora entra nel vivo, alla luce della delicata partita legata alla estradizione di Imperiale dagli Emirates.

Arrestato a fine luglio, Imperiale è passato da un regime di carcere duro a un altro penitenziario, dove conduce una vita da detenuto oggettivamente meno afflittiva. Può incontrare altri detenuti, può addirittura dialogare a distanza, dal momento che gli è stato concesso di usare mezzi legati alla tecnologia telematica. In questo scenario, che si muovono gli investigatori napoletani, nel corso delle indagini condotte dai pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, sotto il coordinamento del procuratore Gianni Melillo. Da un lato, il pressing ministeriale, per ottenere la traduzione del detenuto eccellente a Napoli; dall’altro le indagini, che puntano a battere una pista in particolare: quella dell’attualità di Raffaele Imperiale, della sua capacità di agire da capo prima ancora che da broker o uomo d’affari. Ma proviamo a seguire le mosse della Procura di Napoli, alla luce degli ultimi atti raccolti dai pm: ci sono delle conversazioni a distanza tra Raffaele Imperiale e il suo socio Mario Cerrone. Gennaio 2021, i due presunti narcotrafficanti parlano cifrato. Usano un metodo nuovo: “Sky cc”, una chat (erroneamemente) ritenuta a prova di intercettazione e che invece verrà messa a disposizione grazie a una più ampia sinergia investigativa che lega Italia, Olanda e Francia. Ecco la sintesi della conversazione: Imperiale, che è a Dubai, racconta di aver subìto il pressing del figlio del boss Elio Amato, che lo ha raggiunto nella capitale emiratina. 

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Ed è lo stesso Imperiale a spiegare il motivo della visita (evidentemente tutt’altro che gradita): «Mi ha spiegato che il padre gli aveva detto che, se ci fossero stati problemi economici, poteva venire a chiedere a noi», dice al suo complice. Chiaro riferimento a una ipotesi di cassa comune, di soldi assegnati dai boss scissionisti prima degli arresti. Poi c’è il riferimento all’attualità, secondo l’informativa depositata agli atti del Riesame, in cui si fa esplicito riferimento allo strano vitalizio che sarebbe stato assicurato dal duo Cerrone-Imperiale alla camorra di Secondigliano. È il punto in cui broker dice «mando a omissis (riferimento a una donna legata alla famiglia Amato) ogni anno 650mila euro. Difeso dai penalisti Massimo Caiano e Maurizio Frizzi, Cerrone e Imperiale hanno in passato ammesso di aver venduto droga, negando di essere soci in affari se non addirittura organici alla camorra di Secondigliano.

Un ragionamento che non convince la Procura di Napoli, che invece batte su un altro punto uguale e contrario: è la dimostrazione del fatto che il vero player della camorra in grado di riciclare e di immettere nel circuito delle piazze soldi cash non si trova a Napoli, ma nel cuore della tentacolare capitale Emiratina.

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