Il notaio: «Due anni di processo, poi assolto: ora sono cardiopatico»

Il notaio Claudio De Vivo
Il notaio Claudio De Vivo
di Viviana Lanza
Venerdì 17 Novembre 2017, 08:00 - Ultimo agg. 09:49
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«Perché il fatto non sussiste». È con questa formula che i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Napoli hanno assolto il notaio Claudio De Vivo, finito sotto processo con l'accusa di peculato. La vicenda risale al giugno 2015 quando all'affermato notaio venne notificato un provvedimento di divieto di svolgimento della professione firmato dal gip su richiesta della sezione reati contro la pubblica amministrazione della Procura. Gli veniva contestata l'accusa di aver omesso di versare all'Erario le somme corrisposte dai clienti a titolo di imposta per la registrazione di atti tra il 2012 e il 2014 e essersi appropriato indebita di mezzo milione.
Accusa che è venuta meno al termine del processo di primo grado con una sentenza dei giorni scorsi. Il notaio Claudio De Vivo, assistito dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Alfonso Palumbo, è stato assolto con formula piena. Tra 60 giorni saranno depositate le motivazioni e si conosceranno le ragioni alla base del verdetto. Per il notaio Claudio De Vivo, intanto, è la fine di un incubo.

Come sono stati questi due anni in attesa del processo?
«Non sono stati facili. Mi veniva contestato un reato grave: peculato. Mi accusavano di aver trattenuto denari dei miei clienti in maniera indebita, di non averli versati all'Erario pagando le imposte di registro. Ovviamente sapevo che l'accusa era infondata ma dovevo dimostrarlo. Intanto la mia immagine è stata offuscata e ho subìto danni in termini professionali».

Chiederà un risarcimento?
«Ancora non so. Lo sto valutando con i miei avvocati»

Come si è difeso nel processo?
«Ho dimostrato, anche grazie ai miei difensori, che non avevo trattenuto per me alcuna somma e che i soldi erano stati versati all'Agenzia delle Entrate seppure con ritardo. La storia è questa: in quel periodo avevo subìto un sequestro cautelare sui miei conti correnti e le imposte di registro furono versate negli uffici finanziari con ritardo rispetto al termine di 30 giorni dalla redazione dell'atto. Furono pagate senza sanzioni e senza interessi. Ma era tutto legittimo. La legge fiscale consente la possibilità di effettuare il pagamento nei 15 giorni successivi all'avviso di liquidazione. Non avevo commesso alcun reato, né penale né fiscale».
 
Perché finì sotto inchiesta?
«Non saprei. Esercito la professione notarile da 37 anni, non mi era mai capitato».

Come nacque l'inchiesta?
«Partì da un accertamento in seguito al sequestro di natura civilistica eseguito sui miei conti correnti. Venne riscontrato il ritardo nei pagamenti di imposte di registro e fu segnalato al Consiglio notarile e alla Procura».

Così che venne sospeso dall'esercizio della professione.
«Sì, fui costretto a fermarmi per otto mesi con tutte le ricadute che un evento simile può avere sulla vita personale e lavorativa di un professionista. Ho perso una parte della mia clientela e sono diventato cardiopatico, perché episodi come questo segnano, lacerano».

La sentenza è arrivata dopo due anni. Le è sembrato un tempo particolarmente lungo?
«Sono i tempi della giustizia. Sono lunghi ma sono sempre stato fiducioso e convinto che alla fine sarei riuscito a dimostrare la mia estraneità ai fatti. Anche se all'inizio è stato difficile, perché quando fui sospeso ne parlarono i giornali, la notizia venne pubblicata con grande risalto e temevo che chi non mi conosceva bene non avrebbe più avuto fiducia in me e nel mio rigore professionale».

La sentenza di assoluzione cosa significa oggi per lei?
«Stabilisce una verità, rappresenta la fine di una parentesi dolorosa e difficile della mia vita. Al termine del dibattimento il pm aveva chiesto la mia condanna a tre anni di reclusione, quando ho saputo di essere stato assolto mi sono sentito risollevato. Mi era già accaduto in passato: fui arrestato per un'ipotesi di corruzione nell'ambito di un'inchiesta del pm Woodcock e poi assolto. Certo, sono rimasto un po' provato da queste vicende giudiziarie».

Quando a giugno 2015 venne sospeso nell'ambito dell'inchiesta per il presunto caso di peculato, il Consiglio notarile dispose il ritiro temporaneo del suo sigillo e della smart card.
«Fu un'esperienza molto dolorosa. Ora, come dicevo, sono sollevato ma resta un po' di amarezza anche perché il Consiglio notarile, che oltre a essere un organismo di controllo è anche un organismo di tutela degli iscritti, è stato informato della mia assoluzione ma è rimasto silente».
 
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