Napoli, è morta scrittrice napoletana
Roccasalva, un anno dopo suo figlio

Napoli, è morta scrittrice napoletana Roccasalva, un anno dopo suo figlio
Martedì 7 Marzo 2017, 14:54 - Ultimo agg. 8 Marzo, 08:46
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 A un anno di distanza dalla morte del figlio Lello, se n'è andata Maria Roccasalva, artista, critica d'arte e narratrice conosciutissima a Napoli. Aveva 84 anni ed era nata in un appartamento del palazzo Serra di Cassano, al Monte di Dio; aveva avuto quattro figli e, incoraggiata dal critico Paolo Ricci, aveva incominciato da autodidatta a creare sculture e dipinti, poi, negli anni Settanta, a scrivere di arte contemporanea su «l'Unità» come Maria Roccasalva, e su «Paese Sera» come Maria Di Domenico, il suo nome da nubile.  Nel giorno della festa della donna esce il suo ultimo libro e si tengono i funerali, alle 11, nella chiesa di Santa Maria della Libera, in via Belvedere. Riproponiamo l'articolo scritto da Silvio Perrella in occasione della perdita del figlio, il dolore più grande della sua vita.


La storia che state per leggere riguarda il dolore di una perdita e il tentativo della sua trasformazione in gesto musicale Il protagonista è Lello Roccasalva, un uomo nato nel 1956 (il primo di gennaio) e morto a soli 59 anni il 25 settembre 2015. Questa storia la racconta la madre, la scrittrice e artista Maria Roccasalva. E lo fa come si trattasse di una tragedia greca, in un andirivieni di ricordi, con pause di silenzi sgomenti. Lello era un ingegnere, un progettista del cemento armato, un bravo professionista. Il suo lavoro, però, non esauriva per nulla le sue passioni. E tra queste la passione delle passioni: la musica. «Ha cominciato a suonare il pianoforte da solo», ricorda Maria, «aveva un talento così spiccato che presto gli prendemmo un maestro. Intuivo che si trattava di una vera vocazione, ma era come se lui volesse tenerla segreta. Aveva una grande voracità: mangiava, amava le donne, componeva. E soprattutto aveva un fascino che gli attirava attenzioni e affetti».

Erano gli anni del pop progressivo, degli Aphrodite’s Child, dei Genesis, degli Emerson, Lake & Palmer. E Lello s’inebria delle loro musiche, del misto di classicità e sperimentazione che diffondono nell’aria per un’intera generazione. È così preso che il suo soprannome diventerà Acquatarkus, in omaggio alle visioni degli E.L.&P.
«Pensa», aggiunge la madre di Lello, «che quando è morto Keit Emerson, proprio poco dopo Lello, in molti ci hanno fatto le condoglianze, come si trattasse di un nostro parente. Ed è emersa anche una foto in cui Lello ed Emerson suonano insieme».

Ma le sorprese non sono finite. Nel frugare tra le sue carte e i suoi computer è venuto fuori moltissimo materiale compositivo. E tra questo, in particolare, un preludio. E sarà proprio questa musica per pianoforte che sarà eseguita da Maria Gabriella Mariani, un’allieva di Aldo Ciccolini, lunedì alle 18 a Palazzo Bagnara nella sede dell’editore Pironti.

Sarà l’occasione per presentare la Fondazione Lello Roccasalva, che Maria Roccasalva ha deciso di costituire insieme ai figli Giorgio e Riccardo. «Gli obiettivi», precisa Maria, «sono sia musicali sia sociali. Sosteniamo innanzitutto l’orchestra dei Quartieri Spagnoli, diretta da Giuseppe Mallozzi, nata da un’idea di Enzo De Paola; un’orchestra che dà spazio a giovani talenti, seguendo il metodo Abreu. E proprio per i giovani talenti istituiamo sia delle borse di studio, sia un premio annuale, e abbiamo chiesto a Mallozzi e a Luca Signorini, primo violoncello del San Carlo, di far parte di una giuria autorevole e libera».

Maria Roccasalva ci tiene a sottolineare come la musica fosse per Lello sinonimo di vita. Quella vita di cui era ingordo, al punto tale di non avere il tempo di curarsi della sua malattia. E le procura un piacevole stupore scoprire che proprio attorno alla sua musica si stia creando un’alleanza di affetti, che coinvolge anche i suoi tre figli: Lorenzo, Giulia e Andrea.

«La Mariani, ad esempio, si è letteralmente innamorata delle partiture di Lello; è come se parlasse con lui. Le sta trascrivendo, e scopre il suo amore per Bach e il contrappunto; la sua capacità di mescolare stili. Di lui dice che è un ingegnere dell’ineffabile. Ricordo bene il pomeriggio in cui Maria Gabriella, insieme al marito, è venuta da me, l’emozione che insieme abbiamo provato nello scoprire il talento di mio figlio. E mi è venuto di ricordare quella notte nella quale sulla spiaggia di Palinuro, sotto la volta stellata, lo vidi commuoversi ascoltando la voce di Demis Roussos».

Era l’epoca dei nastri magnetici, della musica eseguita all’aperto, fuori dalle canoniche sale da concerto; quell’epoca che è rimasta stampata nella mente di un giovane napoletano, geniale e ironico, che a volte, per celebrare il suo amore per Domenico Scarlatti, veniva preso «d’attacchi di scarlattina». La storia che avete letto riguarda il dolore di una perdita e il tentativo della sua trasformazione in gesto musicale. L’ha raccontata una madre che di solito fa libri e che è stata chiamata a reagire e a chiamare a raccolta le forze, anche se a volte le sembra di non esserne capace. È una storia che riguarda la musica la vita e la morte e in quanto tale non può non essere fatta di contrappunti.
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