De Iesu dopo la sparatoria ai Baretti
«È stata una lite, più controlli a Natale»

De Iesu dopo la sparatoria ai Baretti «È stata una lite, più controlli a Natale»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 20 Novembre 2017, 08:47
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Questore Antonio De Iesu, sei colpi di pistola esplosi contro una folla di ragazzi all'esterno dei baretti: cosa è successo?
«Si sono confrontati gruppi di estrazione territoriale diversificata, c'è stata una rissa scoppiata per motivi futili, banali, quando quello che stava soccombendo ha estratto la pistola e ha sparato. Potrebbero esserci stati uno o due soggetti che hanno sparato, ma sul punto ci sono indagini in corso».

Un miracolo che non ci siano morti, non crede che ci troviamo di fronte a una scena non degna di una città europea?
«Sulla gravità del fatto non c'è da discutere, ma è grave anche che ci fossero minorenni (alcuni di soli 14 anni) alle quattro del mattino ancora in strada; ed è grave anche che soggetti giovanissimi, probabilmente non ancora maggiorenni, escano di casa il sabato sera con un'arma addosso, una pistola o un coltello, come purtroppo verificato anche in altri episodi».

Da mesi primo inquilino di via Medina, il Questore Antonio De Iesu ha le idee chiare su quanto sta accadendo a Napoli, in relazione a fenomeni di violenza che stanno avvelenando movida e tempo libero di tanti cittadini napoletani.
Questore, come è possibile che, nonostante le tante denunce di questi mesi, non ci fosse il dovuto controllo di polizia nella zona dei baretti?
«La interrompo subito e le faccio notare che rissa e spari si sono succeduti a breve distanza tra loro, per altro a cento metri di distanza da una pattuglia mista: parlo di una pattuglia formata da agenti di polizia e militari dell'Esercito. Ovviamente, con la lite e i colpi di pistola si è creata un'onda di persone in fuga, che hanno reso impossibile, almeno in prima battuta, un intervento delle forze dell'ordine».

Non crede che, di fronte a un episodio del genere, l'ordinanza varata di recente dalla giunta Comunale debba essere considerata come un'arma spuntata?
«Assolutamente no. Il sindaco ha usato gli strumenti della legge Minniti, imponendo di abbassare il volume e di disciplinare la vendita di alcolici dopo una certa ora. Quanto alla chiusura dei locali, è stato deciso di usare come limite alle tre di notte nei week end, il che non impedisce a decine di persone di rimanere ancora in strada nei minuti successivi. Si tratta di uno strumento amministrativo che è entrato in vigore, un punto di partenza su cui ragionare, un intervento contingibile ed urgente che va a coprire un vuoto».

Insisto su un punto: crede che con questi mezzi sia possibile garantire vivibilità a chi il sabato sera non esce di casa con un'arma addosso?
«Bisogna di certo studiare altre misure, occorre ragionare su un rafforzamento delle misure di sicurezza, ovviamente in sede di comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza, assieme ai colleghi di altre forze di polizia e ai vertici amministrativi della città».

Questore, si avvicina Natale, il periodo più caldo dell'anno in tema di movida, cosa dobbiamo aspettarci?
«Un'ordinanza è stata fatta, a breve sarà convocato un comitato per l'ordine pubblico, bisogna studiare altre soluzioni. Ci sarà un rafforzamento delle misure di sicurezza anche in vista delle feste natalizie».

Secondo lei, come possiamo definire la movida cittadina?
«Una dimensione complessa, articolata, non facile da disciplinare: è un momento in cui si concentrano in aree ristrette della città, un elevato numero di giovani che provengono da diverse aree di estrazione criminale. In alcuni casi ci troviamo di fronte a una miscela esplosiva, dove basta uno sguardo, un apprezzamento di troppo a una ragazza, una spinta per scatenare scenari come quello cui abbiamo assistito ieri notte. Nella movida napoletana, si muovono branchi che portano nelle strade cittadine potenzialità di violenza esplosive. Poi, nel fenomeno movida, c'è ancora il fattore famiglia».

A cosa si riferisce?
«Torno sulla giovanissima età di queste persone e ragiono sul ruolo delle famiglie. Lo faccio senza avere la pretesa di deresponsabilizzare me e i miei uomini, ma come dato puramente oggettivo. Mi chiedo, ma è possibile che ragazzini di 14 o 15 anni alle quattro del mattino siano ancora in strada a bere?».

Quanto c'entra la camorra dietro un episodio come quello consumato sabato notte in via Carlo Poerio?
«La lite è scoppiata per episodi futili, che non hanno nulla a che vedere con dinamiche criminali tra famiglie legate ai clan cittadini. Lo ripeto, ci troviamo di fronte a litigi banali, anche se gli atteggiamenti e la mentalità di chi scende in strada armato suggerisce la presenza di un retroterra delinquenziale».
 
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