Eav, il presidente De Gregorio: «Pronti a sospendere chi non sarà vaccinato»

Eav, il presidente De Gregorio: «Pronti a sospendere chi non sarà vaccinato»
di Gennaro Di Biase
Domenica 10 Ottobre 2021, 12:30
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«Palazzo Chigi ha finalmente fatto cadere il muro della privacy. Era importante, per noi datori di lavoro, che questo passo avvenisse, altrimenti avremmo continuato a fermarci davanti a un muro di gomma, che è inaccettabile su questioni sanitarie di tale rilevanza collettiva». Non usa mezzi termini Umberto De Gregorio, presidente di Eav, riguardo alla normativa che sta per entrare in vigore nel mondo del lavoro: «Trovo assolutamente positivo l'obbligo di certificato verde dal 15 ottobre. Eppure, se la possibilità di esigere informazioni sui lavoratori sprovvisti di green pass ci fosse stata concessa prima, ora saremmo senz'altro più pronti nell'organizzazione dei trasporti».

Il tempo è poco per garantire il servizio pubblico?
«Noi faremo il possibile e cercheremo con ogni mezzo di non arrecare ulteriori disagi ai cittadini. È un fatto senz'altro positivo che il datore di lavoro, per esigenze organizzative, possa finalmente chiedere in anticipo al dipendente se possiede o meno il green pass.

Il problema è che la norma è stata pubblicata soltanto l'altro ieri. Serviva muoversi con più anticipo per evitare potenziali disordini nelle aziende».

Lei è d'accordo con l'obbligo di green pass, quindi.
«Assolutamente. Astra, di cui sono componente, ha portato avanti una lunga battaglia in questo senso. Dal punto di vista sanitario, il certificato verde rappresenta la chiave di volta che sta permettendo la rinascita economica dell'Italia dopo due anni infernali. Noi siamo pro-vax al 100%. In un paese un po' ipocrita come il nostro ogni tanto prevale un raggio di buon senso. Finalmente dopo tante pressioni è stata emanata una norma che consente alle imprese di poter ottenere in anticipo notizie dai dipendenti sul loro stato rispetto al Covid. Immagini se il 15 mattina, in un'azienda di trasporto come la nostra, avessimo dovuto fare la conta dei lavoratori disponibili al momento dell'inizio della circolazione. Sarebbe stato il caos».

Sono ore di certificazioni e richieste, dunque. Lei cosa si aspetta dai dipendenti?
«La piena collaborazione. Quindi ci aspettiamo di sapere subito chi non è dotato di green pass, per poter organizzare i turni al meglio, dovendo comunque presumibilmente pensare che una quota percentuale dei lavoratori sarà priva del certificato. Questo genererà in ogni caso problemi al servizio».

Quanti non vaccinati vi aspettate in azienda?
«Spero il più basso possibile: Eav ha aperto il primo hub vaccinale aziendale in Italia. Il numero preciso lo sapremo da lunedì. In base alle nostre indagini preliminari, fatte prima di ottenere il decreto per cui ho duramente lottato in silenzio in queste settimane, potrebbe aggirarsi intorno al 10%, stando anche ai dati nazionali. Parliamo di 300 lavoratori. Il problema, come le accennavo, potrebbe essere importante specialmente nel caso in cui i dipendenti sprovvisti di green pass siano autisti su ferro e su gomma. Questo sarebbe lo scenario peggiore. La carenza di personale è già pesante, e la situazione potrebbe ricadere sulle spalle degli utenti in caso di ulteriori decurtazioni di forza lavoro. Speriamo che ciò non avvenga».

Cosa succede ai dipendenti senza green pass?
«Chi non ha il green pass non potrà venire al lavoro. Apriremo nei loro confronti una procedura di sospensione: i lavoratori staranno a casa e senza retribuzione, come prevede la norma. Questo ci induce a sperare in un'accelerazione dei vaccini da parte di coloro che non si sono ancora decisi ad assumere le dosi contro il Covid. Dal 15 di ottobre, in ogni caso, per chi non ha il certificato verde si aprirà una trafila burocratica analoga a quella che ha portato avanti la Asl negli ultimi mesi nei confronti del personale sanitario no-vax. Logicamente, potranno presentarsi casi in cui i nostri dipendenti no-vax prendano tempo con i tamponi in vista della ri-discussione delle norme e dell'eventuale estensione della durata dei green pass ottenuti attraverso test rapidi o molecolari.

In proposito, c'è chi a livello politico propone che siano le aziende a organizzare i tamponi.
«Non possiamo farci carico di questi costi, e inoltre i test non scongiurano i contagi. Il vaccino è l'unica strada da percorrere».
 

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