Casavatore. Elezioni e clan, tra i 15 indagati sindaco e rivale: posti, pasti, denaro e tante minacce

Casavatore. Elezioni e clan, tra i 15 indagati sindaco e rivale: posti, pasti, denaro e tante minacce
di Domenico Maglione
Martedì 1 Marzo 2016, 18:32 - Ultimo agg. 20:57
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Casavatore. L'ombra dei clan sul voto, quindici avvisi di conclusione delle indagini preliminari per voto di scambio, aggravato per tredici persone dalla componente mafiosa. C'è anche il sindaco Lorenza Orefice, e il suo sfidante al ballottaggio, Salvatore Silvestri, attuale consigliere comunale del Pd. Tutti coinvolti, vincitori e vinti, in una bufera che ora potrebbe indurre il Prefetto a nominare una commissione d'accesso al Comune. Secondo la Direzione distrettuale antimafia i rappresentanti politici locali, del centrodestra e del centrosinistra, alle elezioni amministrative di maggio 2015 promettevano beni ed altre utilità ma erano anche pronti a passare a minacce o veri e propri atti di violenza se non riuscivano a convincere gli elettori a votarli. Un metodo aggravato dalla componente mafiosa, per il coinvolgimento nella vicenda di esponenti del clan Amato-Pagano.

Tra gli indagati, oltre al sindaco e al suo diretto avversario, anche altre figure di primo piano del Palazzo di piazza Gaspare Di Nocera, il comandante dei vigili urbani, Antonio Piricelli, e il maresciallo della polizia locale, Vincenzo Orefice. Per entrambi, però, il magistrato ha escluso la matrice mafiosa. Non così per tutti gli altri, tra cui i consiglieri comunali Ciro Minichini e Salvatore Pollice (entrambi sostenitori di Silvestri e ora in minoranza nell'assise cittadina) e Giuseppe Pranzile, (maggioranza). Coinvolti, inoltre, gli aspiranti consiglieri che avevano svolto la campagna elettorale per il candidato sindaco Salvatore Silvestri ma che sono risultati non eletti, Ciro Rossi, Barbara Cozzolino e Mauro Ramaglia e Paolo Spinuso che aveva sostenuto, ma solo al ballottaggio, Lorenza Orefice.Tra i destinatari dell'avviso anche Massimo Minichini, fratello di Ciro; Nadia Sarnataro, moglie di Ramaglia; Giuseppe Pellegrino, operaio addetto all'affissione di manifesti elettorali per conto di una società privata; Salvatore Ferone, nipote di un capoclan locale. L'inchiesta si abbatte come un fulmine su un Comune che già esce da una fase difficile dopo le dimissioni dell'ex sindaco Salvatore Sannino (Pd), in carica fino a dicembre 2014 prima delle dimissioni di 9 consiglieri comunali e una successiva brutta disavventura personale, collegata al mandato politico del primo cittadino, che lo portò addirittura in carcere. Ora l'ente locale finisce nuovamente nella bufera e non è escluso, appunto, che il Prefetto possa nominare una commissione d'accesso per la verifica di tutti gli atti amministrativi, non ultimi quelli legati al contestatissimo piano-casa per il quale oltre ad un'avviata inchiesta della magistratura inquirente ci sono anche alcune interrogazioni parlamentari.
 



L'invio di una squadra di 007 di solito è il prologo per uno scioglimento del consiglio comunale: se ciò dovesse verificarsi per Casavatore sarebbe la prima volta in assoluto per motivi non naturali. Per l'indagine in corso - condotta di pubblici ministeri Vincenza Marra e Maurizio De Marco, dopo una accurata attività investigativa avviata dai carabinieri della compagnia di Casoria con il capitano Pierangelo Iannicca e quelli della locale stazione con il luogotenente Rosario Tardocchi - gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare le loro controdeduzioni attraverso i propri avvocati, che al momento sono tutti d'ufficio in attesa che ogni indagato possa procedere a nominarsi un legale di fiducia. Con l'avviso di conclusioni delle indagini, le persone coinvolte per le quali vige, è opportuno precisarlo, la presunzione d'innocenza fino al terzo grado di giudizio restano ancora soltanto indagate.Se i pubblici ministeri dovessero decidere di esercitare l'azione penale, come tutto a questo punto lascerebbe presumere, il giudice dell'udienza preliminare dispone il rinvio a giudizio a seguito del quale si apre la fase dibattimentale in cui l'indagato diventa imputato, modificando così la sua qualificazione giuridica. E a quel punto potrebbero sorgere problemi anche di incompatibilità lavorativa per alcuni delle persone coinvolte che sono solo una parte di quelle finite nel mirino degli investigatori. I magistrati hanno ritenuto, in questa prima fase, infatti, di stralciare la posizione di alcuni indagati il cui operato, comunque, resterebbe ancora in fase di accertamento.

A leggere le accuse, promettevano buoni pasto, denaro, generi alimentari e posti di lavoro: Silvestri, Ramaglia, Sarnataro, Cozzolino, Piricelli, Vincenzo Orefice e Pollice sono indagati per voto di scambio perché, in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, durante la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale del 31 maggio 2015 e del successivo turno di ballottaggio del 15.06.2015 per ottenere il voto in favore della liste collegate al sindaco Democrat promettevano, appunto, beni e varie utilità.Il comandante dei vigili urbani Piricelli, che stamani dovrà prendere servizio anche ad Afragola come nuovo capo part-time della polizia locale (il numero uno dei caschi bianchi è anche presidente del consorzio cimiteriale e consigliere comunale ad Ischia, eletto in una lista civica) insieme al maresciallo Orefice «nel sovraintendere alle normali operazioni di tutela del territorio (disinfestazioni e derattizzazioni) evidenziavano ai cittadini che tali operazioni erano state realizzate per il diretto interessamento e su insistenza di Mauro Ramaglia, Salvatore Silvestri e Salvatore Pollice».Non solo, i due esponenti della polizia locale con abuso dei poteri e con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione, si «attivavano anche per evitare che i manifesti elettorali di Silvestro e Ramaglia venissero strappati, modificando anche in modo evidente e riconoscibile dalla cittadinanza l'orientamento delle telecamere di videosorveglianza comunale».

Il comandante Piricelli avrebbe omesso anche di denunciare all'autorità giudiziaria alcuni fatti di reato di cui aveva avuto notizia e sempre riguardanti le elezioni amministrative. Silvestri, Ciro Minichini, Rossi, Ramaglia e Pollice, invece, «si avvalevano ai fini della propaganda elettorale di Massimo Minichini, pur consapevoli che lo stesso era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale ai sensi della normativa antimafia, quale appartenente al clan Ferone, sottogruppo degli Amato-Pagano».Massimo Minichini, che stazionava stabilmente davanti alla sede del comitato elettorale della lista «Pd Silvestri Sindaco» per promuovere la candidatura di quest'ultimo, «il 13 giugno fu pubblicamente picchiato da Paolo Spinuso, Salvatore Ferone e Giuseppe Pellegrino che favorivano il candidato sindaco della cordata elettorale contrapposta a Silvestri e facente capo a Lorenza Orefice». Questi ultimi (Spinuso, Pellegrino, Ferone) avrebbero anche esercitato «pressioni con mezzi illeciti atti a diminuire la libertà elettorale per costringere numerosi elettori dei quartieri di Casavatore a votare in favore dei candidati Lorenza Orefice e Giuseppe Pranzile, suocero di Salvatore Ferone». L'intento dei clan era «di creare e beneficiare dei canali di collegamento istituzionali, derivanti dalla elezione di soggetti eletti anche attraverso il metodo della corruzione elettorale di tipo mafioso». I magistrati hanno acquisito numerosissime fonti di prova che si basano innanzitutto su centinaia di intercettazioni telefoniche oltre che su informative dei carabinieri della locale stazione e del Gico.

 

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