Elezioni regionali, il conto salato di non votare a scuola

Elezioni regionali, il conto salato di non votare a scuola
di Valerio Esca
Giovedì 18 Giugno 2020, 08:30 - Ultimo agg. 12:34
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Nuove tessere elettorali, ricerca di sedi adatte, tempi serrati e migliaia di euro di spese. A Napoli si comincia a ragione sull'ipotesi di cercare sedi alternative alle scuole per l'election day di settembre. Si potrebbe votare in alcuni edifici confiscati alle mafie o in ex caserme (non sarebbe possibile votare in quelle in uso). C'è l'ipotesi palestre e palazzetti dello sport. Il Comune potrebbe mettere a disposizione edifici pubblici (come prevede la legge) per tentare di non coinvolgere le scuole nel giorno delle votazioni e dunque far slittare l'inizio dell'anno scolastico. E da qui anche l'idea di utilizzare le sedi delle ex circoscrizioni.

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Nel capoluogo campano la strada sembra tutta in salita. Bisognerebbe innanzitutto inviare 770 mila avvisi agli elettori, del cambio di sede della sezione elettorale. Il Comune di Napoli spende un euro per ogni raccomandata, da mandare almeno 30 giorni prima del voto: totale 770mila euro. Le sezioni erano 886 sia alle regionali del 2015 sia alle comunali nel 2016, mentre nel 2019, alle elezioni europee, sono diventate 883. Sono invece circa 250 le sedi, ovvero le scuole, dove i napoletani si recano a votare. Tra ex caserme e palestre bisognerebbe spalmare l'elettorato napoletano, chiaramente per zone: «Non tutti i quartieri hanno ex caserme dove poter ospitare le votazioni - spiegano dal Municipio - Ci sono luoghi come il Vomero e l'Arenella che hanno una densità abitativa altissima e comunque di media parliamo di 70mila cittadini per quartiere. Un conto sono le scuole, altro discorso è individuare delle sedi, perlopiù accessibili e fruibili». Tra le ex caserme che potrebbero trasformarsi in seggi elettorali l'ipotesi più suggestiva è quella della Caserma Garibaldi, all'incrocio tra via Foria e via Cesare Rosaroll; si potrebbe allestire la caserma militare di Corso Malta, o pensare alla Caserma Boscariello a Napoli Nord; ci sono poi la ex caserma Battisti a Cavalleggeri e l'ex arsenale a via Campegna.
 


Napoli di palestre comunali ne conta 120, la maggior parte sono affini alle scuole, oltre ad un palazzetto dello sport a Fuorigrotta. «Per quanto mi riguarda - evidenzia l'assessore allo Sport del Comune di Napoli Ciro Borriello - potrebbe essere una bella idea votare nelle palestre, in modo tale da non dover interrompere l'anno scolastico appena cominciato, se venissero confermate le date del voto a settembre. Ci sono tanti spazi che potrebbero essere allestiti, come appunto le palestre comunali o le ex circoscrizioni, che contano su spazi molto ampi. Mi sembra un'operazione fattibile». Bisognerà però tenere conto di alcune cose: per il voto c'è necessità di avere un'informatizzazione complessa, che nelle scuole è già presente, nelle palestre, così come nelle ex caserme no. L'allestimento informatico è necessario, perché i voti vanno inviati dalle sezioni al Ministero in tempo reale, attraverso una rete intranet e dunque sicura. In caso si decidesse di non votare nelle scuole, ma in altri edifici pubblici sarà una corsa ad ostacoli per mettere in piedi tutta la macchina organizzativa. Senza dimenticare che di mezzo c'è anche agosto. L'invio delle nuove tessere elettorali non è dunque l'unica difficoltà che si potrebbe riscontrare per le pubbliche amministrazioni. Bisognerà poi capire se le cabine andranno sanificate dopo ogni votazione o meno. Tutti costi che si aggiungono a quelli di notifica.

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«Se volessimo soltanto comunicare su un foglio A4 il cambio di sede elettorale rimarcano ancora dal Comune, senza inviare nuovamente la scheda, tra stampa, imbustamento e spedizione, come Ente andremmo a pagare 30 centesimi». Per gli aventi diritto al voto sarebbero comunque 231mila euro di spesa extra.
Andrebbero poi allestite sia le palestre, sia le ex caserme, così come altre sedi pubbliche, se dismesse. Computer, scrivanie, cabine e tutto il necessario per le votazioni. Stando alle problematiche legate ad un voto in sedi diverse rispetto agli istituti scolastici, sembra quasi più semplice rinviare l'inizio dell'anno scolastico di una settimana. 

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