Dalla piazza virtuale a quella reale dove scontrarsi a coltellate il passo è breve: basta un messaggio per far esplodere la rabbia e la guerra tra baby gang. La sostanza è che il fenomeno prende sempre più piede. Il modello è quello di alcuni gruppi di Ultras che si danno appuntamento in occasioni delle partite - spesso lontano dagli stadi dove le stesse si svolgono - per scatenare episodi violenti che finiscono nella migliore delle ipotesi con feriti gravi. E la cronaca è piena zeppa di scontri tra questi pseudotifosi. Il fenomeno si espande e ora anche le sfide sanguinarie tra adolescenti si lanciano sul web e quanto accaduto a Piazza Carlo III - dove non ci è scappato il morto tra quattordicenni solo per qualche millimetro - è diventato paradigmatico a livello nazionale. Ha destato scalpore anche perché dalle nostre parti - come racconta Il Mattino da giorni e come ha denunciato l'arcivescovo don Mimmo Battaglia - la dispersione scolastica è elevata, spia di un disagio sociale dei più giovani crescente. La battaglia a pochi passi dall'Albergo dei Poveri non ha lasciato solo una scia di sangue, ma fatto prendere coscienza alle Istituzioni che bisogna intervenire e subito. Con misure di welfare, di controllo del territorio e ora analizzando anche cosa accade sul web e sui social network in particolare. Cosa significa? Trovare il modo di intervenire in un simile contesto stando bene attenti a non cadere nella tentazione della censura preventiva. La pensa così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - che ieri era a Salerno per parlare di cybersicurezza - rimasto molto colpito dai fatti napoletani. «Ci sono già dei monitoraggi, è un tema molto importante perché se da una parte dobbiamo migliorare la capacità di intercettare in chiave preventiva questi fenomeni sociali, che attengono alle relazioni tra individui, dall'altra parte dovremmo farlo con attenzione». Questa la posizione del titolare del Viminale. Per Piantedosi il fenomeno delle baby gang che sempre più sta conquistando spazio sul web è complesso ma va affrontato perché «è fluido il confine con quelle che sono le esigenze di tutela della riservatezza e anche della libertà delle persone e la possibilità di poter dominare questi fenomeni anche nella loro composizione più negativa». Cauto è il ministro tuttavia qualcosa va fatto. Da Salerno interviene il governatore Vincenzo De Luca: «C'è una perdita della dimensione privata, una necessità di una nuova regolazione dei diritti e dei rapporti tra i cittadini c'è la necessità di leggi che regolino l'uso dei social». Per il governatore «L'idea che si possa utilizzare lo strumento digitale senza nessun controllo porta alla barbarie, non può esistere nessun potere privo di responsabilità. Devi mettere la tua firma su quello ce proponi sui social. Ci sono ragazzi che si sono uccisi per le torture via social dobbiamo intervenire e recuperare anni di ritardo».
Occhi puntati - dunque - sul vertice di venerdì. Il ministro ha programmato un faccia a faccia con i sindaci delle tre grandi Città metropolitane Roma, Milano e Napoli. Al Viminale saliranno i primi cittadini Roberto Gualtieri e Beppe Sala e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.