Emergenza babygang al Vomero: «Mio figlio Salvatore aggredito alle spalle»

Emergenza babygang al Vomero: «Mio figlio Salvatore aggredito alle spalle»
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 4 Giugno 2019, 12:00
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«Ho sempre detto ai miei figli che avrebbero dovuto lasciare Napoli e quello che è accaduto l'altra sera rafforza il mio convincimento». Sono le parole di Antima Santagata, docente dell'istituto alberghiero di Scampia e madre di Salvatore, 21 anni, uno dei ragazzi vittime del brutale pestaggio di sabato notte in vico Carrozzieri. Il suo è il racconto di una donna abituata a lavorare in contesti sociali difficili, ma che ancora stenta a credere a quello che accaduto al figlio e ai suoi amici. «Salvatore era in compagnia della fidanzata e di altri ragazzi - spiega la signora Antima - Tutti giovani universitari, senza grilli per la testa, rispettosi delle leggi e delle istituzioni. Erano da poco passate le 23 di sabato quando ho ricevuto una telefonata da mio figlio. Mi ha detto di stare calma, di non preoccuparmi, ma che doveva informarmi di quel che gli era appena successo». È drammatica la ricostruzione del pestaggio. «Erano in quindici, forse venti - racconta la donna - Tutti ragazzini tra i 14 e i 18 anni. Tutto è iniziato quando uno dei componenti del branco ha infastidito un amico di mio figlio. Hanno cercato di provocarlo togliendogli il cappello che indossava. Lo hanno deriso e preso in giro. La comitiva, di cui faceva parte anche mio figlio, non ha reagito. I ragazzi sono andati avanti per la loro strada, quando qualcuno ha colpito Salvatore con un calcio alle spalle. Era ancora a terra, frastornato, quando si sono avventati su di lui anche gli altri componenti della baby gang: lo hanno tempestato di calci e pugni e non si sono fermati nemmeno davanti a una ragazza, un'amica di mio figlio, che si è posta davanti al suo corpo nel tentativo di difenderlo».
 
Le urla della studentessa, amica della fidanzata di Salvatore, hanno richiamato l'attenzione di alcuni passanti ed è grazie al loro intervento se il pestaggio non si è trasformato in qualcosa di ancor più grave. «Senza il loro aiuto - aggiunge la signora Antima - forse oggi saremmo qui a raccontare altro. C'è stata una parte della città che ha saputo reagire, che non è stata indifferente ed è a quelle persone e all'amica di mio figlio che va il mio ringraziamento. Salvatore ha rimediato un trauma cranico e ne avrà per almeno dieci giorni». Il ragazzo, studente universitario (frequenta il secondo anno di Giurisprudenza), vive con la sua famiglia a Marano. Papà commerciante, mamma insegnante, ha un sogno nel cassetto: diventare magistrato. «Mi ha detto - racconta ancora mamma Antima - che dopo l'esperienza dell'altra notte è ancor più convinto della scelta. Mio figlio è cresciuto con valori sani, non ha mai frequentato cattive compagnie. Ha un alto senso della legalità e del vivere civile. Ora è frastornato, impaurito, choccato, ma so che non rinuncerà ai suoi sogni e ai suoi ideali. Io, del resto, lavoro a Scampia e ho lavorato per qualche tempo anche al parco Verde di Caivano. Ho sempre avuto, però, tante soddisfazioni dai ragazzi definiti difficili. Ho sempre creduto in questa città, nelle sue possibilità di ripresa, ma oggi mi sento sconfitta. Non credo - aggiunge ancora la docente - alla storia di Gomorra e a quella degli esempi che arrivano dall'esterno. Credo piuttosto che tutto ruoti attorno all'educazione familiare. È triste doverlo ammettere: ma occorre togliere i figli a chi non sa seguirli, a chi non sa dare loro la giusta educazione ed esempi positivi».
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