Emergenza rifiuti a Napoli, impianti saturi e camion in fila per ore: così la raccolta si blocca

Emergenza rifiuti a Napoli, impianti saturi e camion in fila per ore: così la raccolta si blocca
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 5 Dicembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 11:53
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A mezzogiorno all'impianto di Caivano hanno sversato solo quattro camion di Asìa. Alle 13, quando il tritovagliatore chiude per la pausa pranzo, solo dieci hanno raggiunto la meta. In coda ne restano altri trenta provenienti dai cinque distretti in cui è divisa la città. A dirigere il traffico c'è un delegato dei distretti incaricato di far rispettare la fila. Passa un mezzo di Napoli e uno degli altri Comuni. E anche tra i conducenti arrivati da zone diverse infuria la battaglia: rubare un posto in coda può far risparmiare ore di attesa tra le mosche, le zanzare e il percolato che cola. E fare presto (per modo di dire) vuol dire anche liberare un camion da rimandare in strada, in maniera da svuotare qualche cassonetto in più.
 

 

Sempre alle 13 all'autoparco di via Volpicelli non c'è nemmeno un automezzo disponibile. In compenso ce ne sono cinque in attesa al tritovagliatore di Tufino e sette a quello di Caivano. Intanto sul piazzale gli uomini forniti di pala meccanica aspettano il primo compattatore che prima o poi arriverà. Sono pronti a smantellare un cumulo in via Mastellone, altezza del cimitero, che non viene demolito da giorni.

Non va meglio negli altri distretti. E i risultati si vedono. Mentre i mezzi restano in coda la città si riempie di rifiuti. E non solo. Se si ritarda nella raccolta dell'indifferenziato crescono i problemi anche per il porta a porta, visto che i camion sono sempre gli stessi e se svuotano i cassonetti non possono liberare i bidoncini. Come se non bastasse non sempre tutto fila liscio anche al momento di sversare.

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L'ostacolo più alto è quello dell'umido. Se risulta impuro viene rifiutato dai siti di compostaggio. Ieri alcuni camion sono tornati indietro da Battipaglia. Ma anche liberarsi delle altre frazioni non è facile vista la carenza di moderni impianti di riciclo. «Io lavoro alla raccolta e al deposito di carta e cartoncini - dice Giosuè Maggio, rappresentante aziendale Uil - noi portiamo i materiali a un'azienda di via Del Cannolo - anche là lo spazio è ridotto anche perché i piazzali sono pieni di balle di indifferenziato depositate una sull'altra a formare delle piramidi. Se cade una di quella dall'alto ci riduce come una sogliola. Una volta sono crollate, fortunatamente di notte, e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Così non si può andare avanti». Si cerca di marciare a passo spedito, invece, nell'ex sito di trasferenza dell'Icm chiuso il mese scorso a causa delle proteste dei cittadini: vi erano state accumulate più di duemila tonnellate di frazione umida e la puzza era diventata insopportabile. Adesso l'area dovrebbe servire per gli ingombranti, ma per riaprirla è necessario adempiere al lungo elenco di prescrizioni di Asl, Arpac e Noe. Intanto mobili, materassi, reti e chi più ne ha più ne metta devono essere portati a Scampia attraversando tutta la città.
 

Nel fortilizio di Asìa le riunioni si susseguono a ritmo vertiginoso. I tre neo responsabili, il presidente Maria De Marco e gli amministratori Daniele Fortini e Claudio Crivaro, studiano, contano, muovono uomini e mezzi.
Ma l'esercito è quello che è. In un'azienda fatta soprattutto di braccia e carrette mancano ormai pure quelle, tanto che l'ex amministratore unico, Francesco Iacotucci, in attesa delle sempre promesse e mai concesse nuove assunzioni, ha dovuto fare nuovamente ricorso agli appalti esterni per la raccolta del cartone. La partecipata, poi, dispone di circa 500 mezzi di cui cento compattatori. Evidentemente troppo pochi. E infatti adesso dal ponte di comando stanno cercando di avvistare qualche impresa disponibile ad affittarli o a venderli. Si insegue anche la speranza di raccattare qualche spaziatrice. Ma soprattutto si è deciso di creare una nuova area di trasferenza. Fino a qualche giorno fa si puntava sui bilici (la gara era già stata organizzata prima del cambio dei vertici aziendali) ma adesso appare chiaro che anche questi, quando arriveranno, non basteranno a risolvere la crisi. Senza dei piazzali dove svuotare i compattatori reduci dalla raccolta (i rifiuti vengono poi caricati su camion più grandi diretti ai tritovagliatori) difficilmente si supererà la crisi. Quindi si lavora a organizzare una gara. Ci sarà un avviso pubblico e tutti i fortunati possessori di spazi liberi da poter attrezzare si faranno avanti. E che vinca il migliore.

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