Eolico galleggiante, la nuova sfida
per rilanciare le energie rinnovabili

Eolico galleggiante, la nuova sfida per rilanciare le energie rinnovabili
Venerdì 27 Gennaio 2023, 19:45
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«L’eolico offshore è probabilmente l’unica possibilità per incrementare le energie rinnovabili in Italia e raggiungere gli obiettivi posti dalla Comunità europea per il 2030. Questa tipologia di sistema rappresenta un’occasione unica, una vera e propria sfida per il nostro Paese, perché è la sola tecnologia, sebbene non ancora completamente matura, che permette di sfruttare il vento del Mar Mediterraneo, troppo profondo per le turbine eoliche che prevedono il fissaggio sul fondale», afferma Domenico Coiro, docente al Dipartimento di Ingegneria Industriale-Sezione Aerospaziale, Università  Federico II e presidente Seapower scrl.
Il tempo è maturo per organizzare e sviluppare una filiera tutta italiana per l’eolico offshore, sul quale tanti gruppi industriali e di ricerca in tutto il mondo stanno già investendo: le aziende siderurgiche e meccaniche italiane non possono restare fuori da questa nuova sfida, competere nella quale determinerebbe una significativa creazione di nuovi posti di lavoro. Se questa opportunità non fosse sfruttata, ne gioverebbero semplicemente altre aziende europee e i gruppi finanziari che le sostengono, come già accaduto in passato.

Questo è stato il focus del workshop organizzato dall’Università degli Studi di Napoli Federico II: un incontro tra mondo della ricerca, industria, sviluppatori e decisori politici, in cui si è utilmente discusso sulle possibilità di sfruttamento dell’energia eolica nelle acque profonde, in particolare nei nostri mari, delineando così le opportunità di sviluppo a vantaggio della costituenda filiera italiana d’ambito.

«È necessaria una nuova modalità con la quale portare avanti lo sviluppo e l’uso delle rinnovabili, avviando con decisione iniziative concrete, con molta più determinazione di quanto è stato fatto sinora», continua il professor Domenico Coiro. «Tutto l’eolico a terra (onshore) in Italia, fino ad oggi, è stato realizzato impiegando turbine eoliche acquistate all’estero. Di fatto, abbiamo finanziato le aziende tedesche, danesi, spagnole ecc., incrementando la loro forza lavoro.

Oggi, da un punto di vista istituzionale, il Ministero sta facendo la sua parte, cercando di velocizzare le procedure autorizzative. Sarebbe estremamente utile costituire una struttura centrale deputata a far da cerniera tra gli enti pubblici ed il mondo industriale e della ricerca che possa coordinare il lavoro, per rendere tutto più fluido e rapido. In passato ci sono state grandi carenze nella produzione di energia rinnovabile: ora è il momento di mettersi in gioco ed è questa l’occasione per abbattere i costi energetici, diventare indipendenti, ma soprattutto incrementare l’occupazione, in particolare al Sud».

È il meridione, infatti, la zona più “fertile” per lo sfruttamento dell’eolico offshore. Per realizzare una sola turbina eolica galleggiante offshore occorrono circa 20.000 tonnellate di acciaio e una produzione di turbine in grande quantità contribuirebbe notevolmente al rilancio dell’industria siderurgica ed anche navale nel nostro Paese, permettendo, inoltre, il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla comunità europea di produzione di energie da fonti rinnovabili per il 2030. Per produrre 60.000 GWh di energia, sufficienti ad alimentare 20 milioni di abitazioni, sono stimati nuovi posti di lavoro in circa 15.000 unità entro il 2025 e 30.000 entro il 2030.

«Ogni elemento della catena del valore in questo nuovo settore necessita di un approfondimento tecnico del quale non si può fare a meno», afferma il vicepresidente di Seapower Francesco Lioniello. «Il sistema dell’impianto eolico galleggiante è complesso e non può essere gestito da un unico fornitore. La turbina eolica galleggiante è, infatti, un esempio di multidisciplinarità, per il cui sviluppo devono essere armonizzate competenze provenienti da diversi settori (aeronautico, meccanico, elettrico e navale), per sviluppare tutte le tecnologie che ne fanno parte. È anche necessaria, pertanto, una vera e propria “rivoluzione culturale” che favorisca la formazione in Italia, che attualmente risulta carente in questo settore specifico».

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