Si pente il capo dello spaccio di Ercolano: ad agosto si salvò da agguato

Si pente il capo dello spaccio di Ercolano: ad agosto si salvò da agguato
di Dario Sautto
Mercoledì 17 Luglio 2019, 12:30
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Il monopolio delle forniture alle piazze di spaccio ercolanesi, i rapporti con i narcotrafficanti napoletani. E ancora i legami con le nuove leve del clan Ascione-Papale e la sua parentela con uno dei pezzi da novanta del clan Fabbrocino. Tutto questo potrebbe venire fuori dai verbali del nuovo collaboratore di giustizia di Ercolano. Da poche settimane, infatti, ha deciso di pentirsi Giovanni Montella, 32 anni, pregiudicato conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di Giovannone e finito in carcere un anno fa nel maxi blitz «Chanel».
 
In quell'operazione, i carabinieri della compagnia di Torre del Greco e della tenenza di Ercolano sono riusciti a ricostruire come proprio Montella fosse il fornitore in regime di monopolio di ben undici piazze di spaccio. Da via Mare, quartier generale di Montella, a Portici e Torre del Greco, avvenivano ormai puntuali i rifornimenti di cocaina e hashish per i pusher, la maggior parte donne, mogli e figlie di detenuti che gestivano la vendita di droga al dettaglio al posto dei carcerati.

Nell'udienza di ieri del processo Chanel, rispondendo alle domande del pm Claudio Siragusa, «Giovannone» Montella ha annunciato che da alcune settimane sta collaborando con la giustizia. Probabilmente, a spingerlo verso la via del pentimento è stata la condanna a nove anni di carcere in abbreviato nello stesso procedimento, arrivata a ottobre. E, soprattutto, la stesa contro la sua abitazione, dove viveva il fratello, appena due mesi prima. Ad agosto dello scorso anno due sicari incappucciati arrivarono in via Mare armati di pistola, in scooter. Il passeggero impugnò una calibro 9 e sparò all'impazzata contro un appartamento al primo piano. In casa, in quel momento, c'era il fratello di Giovannone, che solo per puro caso non fu raggiunto dai proiettili. I carabinieri arrivati sul posto contarono 14 bossoli, tra quelli incastrati nei fori lasciati nei muri e quelli che centrarono le vetrate di casa Montella. Una stesa che ovviamente era un chiaro avvertimento nei confronti della famiglia di fornitori di droga, probabilmente proprio contro Giovannone Montella. A parte le accuse confermate contro i vari pusher e gestori delle piazze di spaccio che lui stesso riforniva, al momento restano top-secret i verbali degli interrogatori già forniti agli inquirenti. Montella potrebbe aver già riferito dei suoi rapporti con i rampolli degli Ascione-Papale, che stavano ricostituendo il clan camorristico. Ma erano forti anche i rapporti con i principali narcotrafficanti di Napoli, che permettevano al 32enne di essere sempre fornito di stupefacenti per la varie piazze di spaccio, a cui imponeva prezzi concorrenziali. E ancora, Montella è nipote di Giovanni Sasso, pregiudicato di Ottaviano ed elemento di spicco del clan Fabbrocino.
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