Esami in cambio di sesso alla Federico II, il pm insiste: arresti per il prof Scala

Esami in cambio di sesso alla Federico II, il pm insiste: arresti per il prof Scala
di Leandro Del Gaudio
Domenica 17 Maggio 2020, 10:00
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Nessun passo indietro sulla storia del prof Angelo Scala. La Procura di Napoli ci riprova e si rivolge al Tribunale del Riesame, per chiedere gli arresti domiciliari a carico del docente di procedura civile, ritenuto responsabile di aver indotto alcuni alunni a barattare sesso in cambio di voti. Una vicenda ieri entrata nel vivo, con l'interrogatorio di garanzia sostenuto dal docente a contratto della facoltà di Giurisprudenza alla Federico II, raggiunto un paio di settimane fa da un ordine di sospensione per nove mesi dal ruolo di insegnamento. Centro direzionale, gip Simona Cangiano, eccolo il protagonista del presunto sexgate di via Porta di Massa. Una ventina di studenti del prof sono finiti sotto inchiesta, per aver accettato pressioni indebite in vista di un voto medio-alto in un esame da sempre considerato il classico scoglio da superare nella carriera di un aspirante giurista. Difeso dal penalista napoletano Claudio Botti, Scala ha respinto le accuse, dicendosi pronto a ricostruire dal suo punto di vista gli aspetti cardine dell'inchiesta. Intercettazioni telefoniche, filmati, scambio di messaggi con alunni, voti elettronici inseriti nel sistema grazie all'uso disinvolto dei pin dei rispettivi alunni. Sono i punti centrali dell'inchiesta condotta dai pm Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, in uno scenario che ieri ha fatto registrare la nuova mossa dell'accusa. La Procura ci riprova. E chiede - per la seconda volta in pochi mesi - gli arresti ai domiciliari per il docente di Giurisprudenza. Non sono state ritenute sufficienti le dimissioni di gennaio dalla cattedra napoletana, né il provvedimento di sospensione adottato dal gip Cangiano, alla luce di una possibile trama di contatti che potrebbe condizionare lo sviluppo di un'inchiesta ancora formalmente aperta.

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Verifiche condotte dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, agli ordini del colonnello Domenico Napolitano, agli atti è finita di recente anche la testimonianza resa da una studentessa: versione ritenuta utile a rafforzare l'inchiesta della Procura di Napoli. Ma qual è la posizione di Scala? Fin dalle primissime battute di questa vicenda, il docente ha parlato di un colossale equivoco, legato in particolare al linguaggio triviale utilizzato con alcuni alunni, un codice espressivo poco adatto ai rapporti tra docente e studenti, che potrebbe aver fornito una chiave di lettura errata rispetto ad alcuni episodi. Ma non è tutto. Scala ha anche insistito su un altro punto: «Nessuno dei miei alunni mi ha denunciato - ha spiegato al Mattino - non ho mai esercitato alcuna pressione, né ho mai offerto voti in cambio di sesso». Poi c'è un aspetto tecnico, procedurale, sul quale il docente ha espresso la sua perplessità, pur riconoscendo la correttezza dei titolari delle indagini: «Sono stato intercettato senza essere indagato, dopo aver fatto un esposto nel corso di un contenzioso legato a vicende accadute a Nocera inferiore. Hanno ascoltato per mesi la vita mia e dei miei più stretti congiunti senza che ci fosse neppure un'ipotesi investigativa nei miei confronti». Tocca ora al Riesame valutare l'istanza della Procura, mentre l'inchiesta «voti in cambio di sesso» passa al vaglio il racconto di una ex alunna.
 

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