Esercito, ecco il piano Grande Nunziatella: investimenti per un miliardo

Esercito, ecco il piano Grande Nunziatella: investimenti per un miliardo
di Paola Marano
Sabato 16 Novembre 2019, 08:10
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Razionalizzare, ma soprattutto riqualificare in maniera sostenibile le vecchie caserme con fonti rinnovabili abbattendo i costi di manutenzione: è questo l’obiettivo del progetto Caserme Verdi, il programma di ammodernamento del parco infrastrutturale dell’Esercito Italiano.

Il piano, illustrato a Palazzo Salerno di Napoli dal generale Vasco Angelotti – capo del dipartimento infrastrutture dell’Esercito, alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano Salvatore Farina, punta alla realizzazione di basi militari di nuova generazione che risultino pienamente in linea con le normative vigenti, e ispirate a nuovi modelli costruttivi a basso impatto ambientale. 

«Caserme Green è un progetto che nasce da lontano e dalla considerazione di quanto siano peggiorate le condizioni di lavoro dei nostri militari -  ha spiegato spiega il capo di Stato Maggiore dell'Esercito il generale, Farina - abbiamo un patrimonio da ridurre, da aggiornare, da rendere più efficiente e sicuro, ma anche più dignitoso per chi ci lavora. Non abbiamo la bacchetta magica, e non ce l'ha neppure il governo. Ma abbiamo cominciato un percorso che durerà anni e che porterà grandi benefici anche alle comunità che ospitano le nostre caserme». Un piano ambizioso di ammodernamento, che riguarderà sul territorio nazionale 26 sedimi, di cui 9 in Campania, e prevederà cinque diverse aree funzionali: area comando, addestrativa, logistica, sportiva ricreativa, alloggiativa. I tempi di realizzazione sono da ipotizzare in circa 15 anni, per un investimento di un miliardo e mezzo di euro, di cui 240 milioni nel Mezzogiorno.
 


Un patrimonio molto vasto, quello dell'Esercito, che versa spesso in condizioni di degrado e ormai inadeguate rispetto alle attuali esigenze dei militari: sono 1300 le infrastrutture in tutta Italia, e 400 le caserme, con una età media degli immobili che oscilla tra i 70 e i 100 anni.  Nate per la gran parte tra il primo e il secondo conflitto mondiale alla periferia delle città, oggi invece si trovano nei centri abitati. Mancano spesso di un'area addestrativa e di residenze per i militari, pensate per un esercito di leva, oggi diventato volontario, e che vive la caserma anche con la propria famiglia. Non più un luogo chiuso alla società, ma una struttura che aprirà alcune delle sue aree funzionali alla comunità: le nuove caserme saranno dotate infatti anche di strutture sportive e ricreative aperte ai civili, di asili nido e di moduli abitativi. 

«Oltre a un intervento strutturale, è un ripensamento funzionale delle nostre caserme, le vogliamo organizzare su aree funzionali - ha sottolineato il vicecapo del dipartimento delle infrastrutture dello Stato Maggiore dell’Esercito Gianpiero Mirra -  alcune necessariamente destinate a funzioni esclusivamente militari, altre che vogliamo aprire alla cittadinanza con aree sportive, ricreative palestre e asili nidi aperte non solo ai nostri familiari ma anche alla collettività che ci ospita per sfruttare al massimo le integrazioni e le sinergie che possano essere messe in campo».

Per la città di Napoli è prevista anche la realizzazione della Grande Nunziatella, che vedrà l’antica accademia militare, con sede a Palazzo Parisi a Monte di Dio, diventare una scuola europea, grazie all’acquisizione della vicina Caserma Bixio. Una riqualificazione dell’intero promontorio di Pizzofalcone, che unirebbe le due strutture, a oggi separate l’una dall’altra, con un intervento architettonico, ma anche paesaggistico.

Alla presentazione del progetto sono intervenuti Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Renata Picone, Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archittetonici e del Paesaggio dell’Università degli studi di Napoli Federico II, il Brigadiere Generale Giancarlo Gambardella, Direttore della Task Force Dismissioni immobiliari del ministero della Difesa, moderati dal giornalista Gianni Molinari de Il Mattino.

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