Esplosione in fabbrica a Ottaviano, l'incendio partito da un serbatoio di metano

Esplosione in fabbrica a Ottaviano, l'incendio partito da un serbatoio di metano
di Francesco Gravetti
Mercoledì 6 Maggio 2020, 08:30 - Ultimo agg. 15:52
4 Minuti di Lettura

Sono passate da poco le 16 quando in tutta la zona vesuviana si sente un boato fortissimo: è il secondo giorno della fase 2, la gente comincia a stare in strada, ma permane un certo silenzio rispetto alle giornate ordinarie. E così il rumore sovrasta tutto: qualcuno pensa al terremoto, altri all'eruzione del Vesuvio. Basta, però, affacciarsi al balcone per rendersi conto che c'è stata un'esplosione: un nuvolone nero si alza dalle parti del monte Somma. Poi la conferma: è scoppiato un serbatoio nella Adler Plastic di Ottaviano, via Mozzoni, zona industriale ai confini con Somma Vesuviana.

È l'inizio di una tragedia che farà contare un morto, due feriti di cui uno in gravissime condizioni e la devastazione di tutta la fabbrica (nota in tutto il mondo per la produzione di materiale plastico) di alcune abitazioni circostanti e di altri opifici vicini. Scene apocalittiche, foto e video rimbalzate da un telefonino all'altro che danno l'idea della portata del dramma. Il morto si chiamava Vincenzo Lanza, 55 anni, ottavianese. Con gli altri suoi compagni di lavoro si stava occupando della manutenzione delle varie parti della fabbrica che, dopo settimane di fermo dovuto all'emergenza sanitaria, stava lentamente ripartendo. Vincenzo, come gli altri, era rientrato dalla cassa integrazione. 
 

 

Carabinieri e polizia sono all'opera per ricostruire la vicenda e comprendere come è stata generata l'esplosione: secondo una prima ipotesi potrebbe essere scoppiato un serbatoio contenente del metano, che si trovava nei pressi dei forni. Dopo l'esplosione, però, le fiamme hanno in pochi minuti avvolto tutto il corpo della fabbrica: sono andati distrutti gli uffici, i capannoni e pure molte abitazioni vicine, alcune delle quali sono state evacuate a scopo precauzionale. Pezzi interi di lamiere, di macchinari e persino suppellettili degli uffici sono stati trovati nelle zone circostanti, hanno rotto le finestre delle abitazioni: la deflagrazione li ha scaraventati lontani, fino a oltre un chilometro di distanza.

I vigili del fuoco e i soccorritori hanno avuto un gran da fare per arrivare a venire a capo della situazione: Vincenzo Lanza è rimasto a terra, privo di vita, gli altri due hanno riportato delle ustioni, uno in maniera molto seria. Sono ricoverati a Nola e al Cardarelli di Napoli. È probabile che la vittima non abbia avuto nemmeno il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo. A confermare, comunque, che la vicenda presenta ancora punti oscuri, è la stessa Adler, che con un comunicato ha subito espresso la totale vicinanza ai feriti e alla vittima, per poi aggiungere: «L'azienda rende noto che, una volta assistiti i feriti e gestita l'emergenza assieme al personale sanitario, in collaborazione con le forze dell'ordine verrà fatto tutto il possibile per verificare quanto accaduto. Appena accertato quanto successo l'azienda provvederà ad informare la stampa con un comunicato».
 

Le indagini, insomma, devono chiarire cosa sia realmente accaduto in una fabbrica modello, punto di riferimento per la produzione della plastica in tutto il mondo, dove solitamente si lavora con turni di circa 70 operai alla volta. Ieri, invece, oltre ai tre coinvolti dall'incidente c'erano poche altre sei persone: la produzione ferma ha evitato una tragedia di proporzioni ancora maggiori. 

Domate le fiamme, tuttavia, è anche subito scattato l'allarme per l'inquinamento dell'aria. I miasmi, le polveri e la diossina sprigionata dal nuvolone nero (che nella sua fase più elevata si poteva vedere anche da Castellammare, oltre che da Napoli) hanno destato preoccupazione tra la gente. Qualche sindaco dei Comuni vicini ad Ottaviano ha invitato la gente a chiudersi in casa e tappare le finestre. Poi ci ha pensato il primo cittadino Luca Capasso a chiarire meglio: il sindaco ha chiamato i tecnici dell'Arpac, che hanno installato le centraline per rilevare la qualità dell'aria. Nelle prossime ore arriveranno i risultati, ma intanto è stata inibita la coltivazione ed il commercio dei prodotti agricoli nel raggio di un chilometro dal luogo dell'esplosione. Già ieri sera i vigili hanno fatto il giro dei commercianti di frutta e verdura invitandoli a chiudere i negozi. Rimanere con le finestre chiuse è stato consigliato a scopo precauzionale, in attesa degli esami dell'Arpac, anche se il fatto che le fiamme siano state spente in circa due ore induce ad un cauto ottimismo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA