Europei 2032 a Napoli, al via la candidatura ma l’Uefa tuona: stadio da rifare

Nemmeno un sopralluogo all’impianto: «Non è conforme agli standard previsti»

Lo stadio Maradona
Lo stadio Maradona
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Venerdì 7 Aprile 2023, 23:57 - Ultimo agg. 9 Aprile, 10:21
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Napoli è candidata ufficialmente ad ospitare le partite degli Europei 2032. Il documento con il quale accetta di entrare nel novero delle undici città disposte a partecipare all’evento, è stato firmato giovedì scorso dalla Giunta comunale e dovrà essere formalmente consegnato alla Federcalcio entro mercoledì 12 aprile, data ultima di scadenza per presentare gli incartamenti.

L’evento è da celebrare, anche se imporrà alla città costi estremamente alti che dovranno essere sostenuti, secondo gli accordi accettati dalla giunta municipale, esclusivamente con denari provenienti dalle casse comunali. Il primo e più difficile scoglio da superare sarà quello dello stadio Maradona che fin dal primo momento è stato ufficialmente considerato «non conforme agli standard previsti per la candidatura all’evento».

Insomma, quando all’Uefa è stato annunciato che ci sarebbe stato anche l’impianto di Fuorigrotta nel novero degli stadi candidati ad ospitare le gare dell’evento continentale, l’Uefa non ha ritenuto nemmeno di venire a controllare considerando, alla luce di quel che già conosce, addirittura inutile prevedere una valutazione preliminare.

Per l’Uefa, il Maradona, così com’è, è già bocciato in partenza.

A meno che il proprietario dello stadio, cioè il Comune, non garantisca fin da oggi, con nove anni di anticipo sulla manifestazione, che verranno eseguiti profondi lavori di ristrutturazione che lo portino alla soglia dei limiti previsti per ospitare le gare dell’Europeo. 

Il problema di fondo è che la federazione europea del calcio ha deciso di imprimere una poderosa svolta green alle proprie attività. La parola d’ordine, ormai da molti mesi, è «sostenibilità». L’Uefa prevede di aumentare il sistema di nuove fonti di energie rinnovabili per gli stadi, implementare l’uso di trasporti pubblici per raggiungere le gare, tagliare il traguardo degli eventi a emissioni zero. Il raggiungimento degli obiettivi è fissato per il 2030, cioè due anni prima degli Europei che l’Italia chiede di ospitare. Perciò tutti gli stadi d’Italia avranno bisogno di un cambio di passo.

Per poter ospitare le gare dei campionati europei, lo stadio di Napoli dovrà riuscire a superare l’esame severissimo di 18 parametri che sono stati fissati dall’Uefa per raggiungere il traguardo dell’impatto zero. Si va dall’accessibilità per i disabili al ridotto consumo di energia, dall’abbassamento drastico di emissioni di CO2 a un sistema di trasporti totalmente privo di emissioni inquinanti, dall’installazione di pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione di energia agli impianti di riciclo costante dell’acqua. 

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Chi conosce lo stadio di Napoli sa perfettamente che si tratta di utopia, allo stato attuale. Però il Comune è convinto di riuscire nell’impresa, e per dimostrarlo ha accettato tutte le norme imposte dalla Figc e dall’Uefa fin da questo momento.

Innanzitutto Palazzo San Giacomo s’è impegnato a varare uno «stadium sustainability concept» e a nominare un dirigente responsabile del progetto che dovrà, appunto, prevedere l’adeguamento a tutte le norme internazionali.
Poi il sindaco Manfredi e la giunta, che hanno firmato la deliberazione il 6 di aprile, impegnano, tra l’altro, la città di Napoli, quando (e se) arriverà il giorno degli Europei italiani del 2032 a «mettere a disposizione locali, terreni, infrastrutture e impianti necessari presso lo stadio»; «garantire l’esclusività dell’utilizzo dello stadio nel periodo richiesto, anche rispetto a promozione/vendita/commercializzazione di marchi/prodotti»; «rendere disponibili gli spazi commerciali esistenti»; «concedere a Uefa la licenza d’uso di grafica e brand dello stadio»; «sostenere i costi (con le Autorità competenti) delle misure di prevenzione e sicurezza in occasione delle partite del torneo». 

 

Ovviamente anche nella parte formale del documento viene ufficializzato l’impegno di Palazzo San Giacomo «a realizzare, laddove fosse accolta la candidatura italiana come Paese ospitante, i lavori di ristrutturazione ed adeguamento dello stadio Diego Armando Maradona, nel rispetto dei canoni di sostenibilità previsti dalla normativa vigente e degli standard richiesti dalla Uefa».

Il primo atto ufficiale che ha legato Napoli alla candidatura italiana per gli Europei 2032 è stata una lettera a firma congiunta di Gaetano Manfredi e Aurelio de Laurentiis con la quale è stato formalmente espresso l’interesse ad ospitare la manifestazione.

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