Ex Cirio, la rete del faccendiere Greco e il voto disgiunto alle regionali 2015

Ex Cirio, la rete del faccendiere Greco e il voto disgiunto alle regionali 2015
di Dario Sautto
Lunedì 25 Maggio 2020, 09:00
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«È tutta una questione politica». La definisce così Adolfo Greco la vicenda legata ai permessi per trasformare l'ex insediamento della Cirio di Castellammare di Stabia in un quartiere da 330 appartamenti, di cui 110 di housing sociale. L'inchiesta per corruzione della Procura di Torre Annunziata (procuratore Pierpaolo Filippelli) vede il coinvolgimento dei parlamentari Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo, le cui richieste di arresto sono congelate in attesa delle decisioni delle Giunte di Senato e Camera.

Dai verbali riversati nella corposa informativa, però, vengono fuori nuovi dettagli sugli incontri politici che Greco, imprenditore del latte ed ex uomo di fiducia di Cutolo, racconta ai suoi amici e interlocutori. È il 24 settembre 2014, quando Greco sta parlando della vicenda Cirio con l'ingegnere Antonio Elefante (curatore del progetto, finito ai domiciliari in questa vicenda) e gli confida che «ieri ho incontrato Caldoro nel suo studio a Roma. Perché lui poi avendo fatto, logicamente, quello che dovevano fare...». Poi si interrompe.

Un incontro al quale erano presenti l'allora senatore Carlo Sarro (legale di riferimento delle famiglie Greco e Polese) e Leopoldo Verde (cognato di Greco, ai vertici del Cira), avvenuto nella sede romana della Regione Campania di via Poli. Lo stesso Stefano Caldoro conferma l'incontro chiesto da Sarro, ma di non ricordare la presenza di Greco. Al centro della discussione, fanno sapere dall'entourage dell'ex governatore, ci sarebbero comunque state solo questioni legate all'aerospazio. «Abbiamo parlato un'ora, un'ora e un quarto con Caldoro» racconta ancora Greco in un'altra conversazione, questa volta con Polese. Incontri e interessamenti politici a tutti i livelli, con contatti telefonici anche con l'allora senatore Antonio Milo.

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«Dopo, con Sarro siamo andati a salutare Luigi Cesaro sono sempre le parole di Greco ad Elefante ed è venuto pure Antonio Pentangelo». Con lo sconto per la sede di Forza Italia a piazza Bovio a Napoli, ottenuto grazie all'interessamento di Greco, si sarebbero rafforzati i rapporti tra l'imprenditore e il centrodestra per il sostegno del candidato alle regionali Armando Cesaro, figlio del senatore Luigi. «Io voto De Luca, però se scelgono Cozzolino è mio amico, e Bonavitacola ha risolto dei problemi» diceva sempre Greco al telefono con una imprenditrice di Salerno.

Rapporti politici trasversali che, secondo lo staff di Caldoro, avrebbero poi portato al voto disgiunto Cesaro-De Luca alle passate regionali. Da precisare che, a parte Cesaro e Pentangelo, nessun altro parlamentare o esponente di Forza Italia è indagato.
 


Ma se nell'ordinanza di dieci giorni fa erano coinvolte dodici persone, tra cui l'attuale capogruppo del Pd in Regione, Mario Casillo, nel registro degli indagati inizialmente erano iscritti 23 nomi. Tra i politici indicati dalla Dda di Napoli (pm Giuseppe Cimmarotta) nella trasmissione atti spuntano anche i nomi del consigliere regionale Pasquale Sommese e di due consulenti di Greco, attualmente assessori a Castellammare e Gragnano: Giovanni Russo e Alberto Vitale. Tutti, però, compaiono solo nelle intercettazioni, ma non figurano più tra gli indagati, come gli stessi Francesco Cesaro e Luigi Greco, figli di Luigi Cesaro e Adolfo Greco.

Luigi Greco nel frattempo era stato eletto consigliere comunale con Scelta Civica: siamo nel 2013, quando Antonio Pentangelo candidato sindaco a Castellammare per il centrodestra perde le elezioni contro il Pd Nicola Cuomo. Per gli investigatori «l'elezione di Pentangelo avrebbe rappresentato una svolta importante per la Cirio». «Se ci andava Pentangelo dice intercettato Greco parlando dell'Ufficio Urbanistica se ne andavano a casa un sacco di loro».

Invece Cuomo non si sbilancia e «si rimette sempre a quello che fa poi il dirigente».
Con la vittoria di Cuomo scatta il «piano B» che porta Greco ed Elefante a rivolgersi alla Provincia per ottenere la nomina di un commissario ad acta per sbloccare l'affare Cirio: qualche mese dopo proprio Pentangelo subentra a Cesaro alla guida dell'Ente e nomina Maurizio Biondi per seguire questa procedura. Alla fine il permesso a costruire arriva, ma il progetto non si realizza mai per il passo indietro dell'imprenditore edile Giuseppe Passarelli, indagato con Casillo per traffico di influenze. «Non crede nel mercato immobiliare» dice Luigi Greco. Due mesi fa, il Comune ha chiuso la pratica perché non sono stati pagati gli oneri previsti. 

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