Ex Cirio, le intercettazioni: «Così Pentangelo portava voti a Cesaro jr»

Ex Cirio, le intercettazioni: «Così Pentangelo portava voti a Cesaro jr»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 16 Maggio 2020, 23:30 - Ultimo agg. 17 Maggio, 15:12
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Parlano di voti, di sostegno elettorale, in un’area popolosa e complessa come Castellammare di Stabia. Parlano di numeri, ma anche della figura di un personaggio il cui nome non viene fatto, ma che viene indicato per il suo ruolo lavorativo, quello di «IMPRENDITORE». Una parola scritta a stampatello da chi ascolta la telefonata del 23 maggio del 2015, in piena corsa per regionali, tra due big del centrodestra. Al telefono Antonio Pentangelo e Armando Cesaro (il primo destinatario di un ordine di arresto per corruzione; il secondo estraneo alle indagini), quando la campagna elettorale bussa alle porte del comune stabiese.

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Proviamo a leggere la trascrizione della telefonata:
Armando: Presidente!
Antonio: io ti chiamo mai per farti le cose trionfali!? No... io agisco nell’ombra ti do una mano e non parlo!
Armando: ah
Antonio: questa sera ti ho fatto un pezzo... un pezzo
Armando: hai fatto?
Antonio: un pezzo!! Sparso! Cioè su due identità, ti dico che sto parlando in difetto... 500 voti
Armando: dove?
Antonio: no, una persona, un IMPRENDITORE
Armando: ah
Antonio: almeno adesso mi ha detto: quando vuoi venire a Castellammare io ti organizzo una cosa... va bene!!
Armando: va bene, va bene 
Antonio: poi parliamo insieme, dove stai?
Armando: adesso sono tornato a casa, sono stato ad Arcore oggi
Antonio: ah e che si dice?
Armando: no no tutt’apposto, stanno grazie di Dio 

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Dalle «grazie di Dio» di Arcore a Castellammare, mentre - a giudizio degli inquirenti - non ci sono dubbi del fatto che l’imprenditore capace di assicurare almeno 500 voti (a detta di Pentangelo) a Cesaro jr non è nient’altri che Alfredo Greco. È un capitolo a sé dell’inchiesta culminata due giorni fa in arresti e sequestri. Destinatari di ordini di arresti domiciliari sono i parlamentari Pentangelo e Luigi Cesaro (Camera e Senato devono decidere se dare ok alla messa in esecuzione del provvedimento), proprio per i rapporti con l’imprenditore Greco. Inchiesta condotta dal procuratore reggente Pierpaolo Filippelli, ci sono più capitoli agli atti: dalla tangente di 10mila euro a Cesaro senior, al Rolex regalato per i 50 anni di Pentangelo, come ringraziamento da parte di Greco per la nomina di Maurizio Biondi come commissario ad acta per sbloccare la riqualificazione della ex Cirio, affare da 100 milioni di euro che faceva gola allo stesso Greco. Case, voti, regali e favori, sono decine le intercettazioni legate ai rapporti tra Luigi Cesaro e lo stesso Adolfo Greco. 

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È il 25 aprile del 2015, questa volta ad essere intercettato è Luigi Greco, figlio di Alfredo, e Amedeo Di Nardo, il discorso cade ancora sulla campagna elettorale di Luigi Cesaro. Dice Luigi Greco: «Vengono settanta persone, tutti imprenditori, tutti! È normale! Abbiamo fatto insieme l’operazione e quindi devono votare Cesaro, perché io sono una persona, se prendo, se mantengo, se prendo un impegno devo mantenere... Amedeo ma tu hai capito che hanno avuto quelli? Amedeo, tenevano una baracca ed è diventata oro adesso!».A darsi la risposta, dopo tante domande, è lo stesso Luigi Greco, sempre a proposito di impegni che gli imprenditori dovranno mantenere, con tanto di risata in sottofondo: «E chi dovrebbero votare questi? Ma quando l’hanno avuta una cosa del genere senza cacciare una lira... cioé me lo spieghi?». 
 


Ed è sempre in questo scenario che Greco avrebbe mandato una tangente da 20mila euro al neo eletto commissario ad acta Maurizio Biondi (soldi arrivati solo in parte, dopo la cresta di 8mila euro dell’ingegnere Antonio Elefante), a sua volta indicato dalla Procura come uomo di Luigi Cesaro e collega di studio dell’architetto Francesco Cesaro (altro figlio del senatore, ovviamente non indagato, ndr). Ma su politica e scelte amministrative a Castellammare di Stabia è pronto a dire la sua anche l’ex sindaco del comune vesuviano Luigi Bobbio. Tutto ruota attorno alla sfiducia della sua giunta nel novembre del 2012, quando vennero meno quattro voti di consiglieri di area Pdl, quindi riconducibili a Pentangelo e a Cesaro. Una frattura interna a Forza Italia che culmina in uno scontro durissimo nella sede napoletana di piazza Bovio, dove Bobbio non viene ritenuto funzionale al progetto politico di Cesaro e Pentangelo, come emerge dalla decisione di correre da solo per una ricandidatura bis al comune stabiese. La storia è nota: con una lista civica, Bobbio non ottenne la fascia tricolore ma raccolse cinquemila voti, determinando la sconfitta del candidato di centrodestra. Più volte negli anni scorsi, Bobbio ha anche preso le distanze da Greco, sia pubblicamente sia come teste dinanzi ai pm della Dda di Napoli, anche in relazione alla chiusura della vecchia ferrovia stabiese, che ingolfava la viabilità dell’intero comune a fronte di convogli vuoti o con un paio di passeggeri per volta. Su questi e altri punti Bobbio si dice disponibile a fornire chiarimenti anche ai titolari dell’ultima inchiesta su voti e affari a Castellammare di Stabia. 
 

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