Fa arrestare il marito-padrone nel Napoletano: «Mi picchiava anche in gravidanza»

Fa arrestare il marito-padrone nel Napoletano: «Mi picchiava anche in gravidanza»
di Francesco Gravetti
Lunedì 16 Settembre 2019, 10:34
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C'è un passaggio, nell'ordinanza che spedisce in carcere un 28enne di Terzigno accusato di aver maltrattato e picchiato la moglie per molti anni, piuttosto significativo: «regime di vita penoso e avvilente». Si riferisce alla vita che è stata costretta a vivere la donna, anche lei proveniente dalla cittadina vesuviana, prima che si decidesse a denunciare tutto e a consentire alla procura di Nola di fare le indagini e verificare le violenze. Storie di donne che subiscono. Di anni passati a soffrire in silenzio, senza trovare il coraggio e, probabilmente, la forza di andare dai carabinieri e dai poliziotti e denunciare tutto.
 
Anni di molte botte e poche confidenze: pugni e schiaffi persino in stato di gravidanza, vessazioni alle quali non corrispondevano grida e, a volte, nemmeno cure mediche, pur di non rompere un equilibrio precario. Appena qualche giorno fa, è stato ricordato il quarto anniversario della morte di Enza Avino, la 36enne che proprio a Terzigno fu uccisa dal suo ex compagno. Per l'occasione, Giovanna Gifuni, 70enne mamma di Enza, ha spiegato: «In tante mi raccontano le loro esperienze di violenza. Dico loro di scappare». L'alternativa, infatti, è un sistema di assistenza sociale (che non sempre riesce ad intercettare il disagio). Oppure la denuncia. Come ha fatto la donna di Terzigno, ma anche come hanno fatto i vicini di casa di una famiglia marocchina, che sabato sera hanno sentito le urla ed hanno allertato il 112. Anche in quel caso, violenze ai danni della donna e manette per il marito.

La vicenda che ha fatto aprire le porte del carcere di Poggioreale per il 28enne, parte da lontano. Le prime avvisaglie risalgono già a quasi dieci anni fa l'uomo inizia a prevaricare su quella che sarebbe diventata sua moglie. Episodi sporadici, ma estremamente gravi: reazioni scomposte dinanzi al rifiuto di avere rapporti sessuali, ma anche dinanzi a vestiti troppo sgargianti indossati da lei. Scene di gelosia alle quali spesso facevano seguito schiaffi e percosse. Tutto è continuato nel corso del matrimonio, aggravato anche dalla scoperta che l'uomo assumeva sostanze stupefacenti. La dipendenza dalla droga ha, infatti, indotto il 28enne a cercare più volte il denaro nella borsa della moglie, a minacciarla e picchiarla. Episodi di particolare violenza si sono verificati persino mentre la vittima aspettava il secondo bambino. Ecco perché nell'ordinanza, il gip del tribunale di Nola sottolinea il clima pesante nel quale è costretto a vivere l'intera famiglia. «La famiglia non è più un ambiente di crescita, primo nucleo degli affetti, bensì un teatro di scene di violenza» scrive il giudice.

Spinta dalla disperazione, la donna si decide a denunciare. Va dai carabinieri di Terzigno e racconta tutto. Il resto lo fanno i militari, con la guida attenta della procura di Nola: riscontri, testimonianze, prove delle violenze. Alla fine, si aprono le porte del carcere per il 28enne. Circa 24 ore dopo l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare, nella stessa Terzigno, in via San Giuseppe, i carabinieri di Torre Annunziata intervengono per mettere le manette ad un uomo di 37anni, di origine marocchina. Allertati dai residenti, i militari hanno constatato che l'uomo stava prendendo a botte la moglie, solo perché stava provando a telefonare alla sua famiglia in nord Africa senza il suo permesso.
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