Napoli, faida dei carbonizzati, blitz
della Mobile: 6 scissionisti arrestati

Napoli, faida dei carbonizzati, blitz della Mobile: 6 scissionisti arrestati
di Marco Di Caterino
Lunedì 10 Luglio 2017, 15:56 - Ultimo agg. 11 Luglio, 10:38
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In manette esecutori e mandanti di un omicidio e di una lupara bianca.  Nel corso di un blitz scattato all’alba di oggi, gli agenti  Squadra Mobile di Napoli, hanno arrestato  sei persone, “scissionisti “ del gruppo di Melito, per l’omicidio di Andrea Castrello, braccio destro di Mariano Riccio – reggente della cosca Amato Pagano -  e per la “lupara bianca” di Ruggiero Castrese,  entrambi avvenuti il quattordici marzo del 2014,  nel pieno della cosiddetta “ faida dei carbonizzati”, con nome morti ammazzati e dati alle fiamme,  dalle prime luci dell’alba. Le manette sono scattate per
 Dario Amirante, 26 anni, Emanuele De Stefano  26 anni,  Angelo Gambino, 24 anni, Renato Napoleone, 36 anni, Roberto Rosica, 24 ammo, Francesco Paolo Russo, 27 anni, e Francesco Tubelli, 50 anni. I poliziotti hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Anti mafia di Napoli, per concorso in omicidio e tentato omicidio. Le indagini, svolte con la collaborazione di alcuni pentiti  che hanno trovato riscontro nelle intercettazioni ambientali -  tra queste il sonoro dell’omicidio in diretta di Andrea Castiello, fatto inginocchiare e ucciso con un colpo di pistola alla nuca, sotto i piloni dell’Asse Mediano, tra Melito e Casandrino – hanno consentito agli inquirenti di determinare il movente e il ruolo avuto  degli arrestati di questa mattina, nei due fatti di sangue. Il movente è quello di una faida interna degli scissionisti, tra i “ melitesi” ( quelli finiti in manette) e i “maranesi” ( le due vittime, fedelissimi di Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano con  Raffaele Amato, detto “ Lello ‘o spagnuolo”, capi indiscussi degli scissionisti e acerrimi nemici di Paolo Di Lauro).

Quelli di Melito, non sopportavano i ruoli di primo piano che Mariano Riccio aveva deciso per i “maranesi”, che di fatto finivano  per ridimensionare e  non poco, i “ melitesi”. Che al momento opportuno hanno servito una fredda vendetta. Un paio di mesi dopo la cattura di Mariano Riccio, i “ melitesi” aprirono una spietata caccia all’’uomo con incursioni armate, azioni violente in pieno giorno nel centro di Melito e di Mugnano, unitamente all’organizzazione di vere e proprie trappole tese a tradimento in cui sono cadute le vittime degli omicidi ricostruiti nell’ordinanza cautelare.
 
 
 
 
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