Omicidio a Napoli, il boss di Miano scarcerato e ucciso: «Tre faide per il controllo della cocaina»

Omicidio a Napoli, il boss di Miano scarcerato e ucciso: «Tre faide per il controllo della cocaina»
di Luigi Sabino
Sabato 13 Novembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 15:24
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Due omicidi in poco più di ventiquattro ore. È il preoccupante bilancio di una città che si è riscoperta circondata dall'incendio, metaforicamente parlando, appiccato dai clan. Tre le direttrici lungo cui le fiamme della violenza camorrista, si propagano dalle periferie verso il centro città, Ponticelli, Fuorigrotta e, ora, Miano. È proprio il quartiere dell'area nord il teatro dell'ultimo delitto riconducibile allo scontro tra boss per il controllo delle attività illecite. A rimetterci la vita, Giuseppe Tipaldi, ucciso mentre si trovava all'interno di un circolo ricreativo di via Janfolla, nel quartiere Miano. Personaggio noto alle cronache per i suoi trascorsi nel clan Lo Russo, Tipaldi, una volta tornato in circolazione qualche mese fa, avrebbe tentato di ritagliarsi un ruolo di primo piano nel nuovo scacchiere. Alcune avvisaglie si erano registrate già lo scorso mese di agosto quando, in pieno giorno, alcuni ignoti esplosero diversi colpi di pistola contro la vetrina di una barberia di proprietà di un uomo imparentato proprio con la famiglia Tipaldi. In quell'occasione, gli investigatori, ipotizzarono che il raid potesse essere un messaggio inviato dai nuovi ras di Miano ai reduci del clan Lo Russo che, proprio sotto la guida di a recchia stavano cercando di riorganizzarsi. Non a caso, nelle settimane precedenti, altri esponenti della vecchia guardia dei Lo Russo erano finiti nel mirino dei killer. Salvatore Milano, era stato ammazzato mentre si trovava in un bar di via Vittorio Veneto. Poi era toccato ad Antonio Avolio, scarcerato dopo una condanna per estorsione. Omicidi eccellenti commessi per mantenere il fragile equilibrio criminale di Miano. Quello che un tempo era il feudo incontrastato dei Lo Russo, negli ultimi anni, si è trasformato in un territorio di battaglia dove vecchi e nuovi ras si affrontano per la gestione delle attività illecite.

Quanto basta ad innescare una spirale di violenza culminata nella faida tra Miano di sopra, la zona controllata dai cugini Cifrone e dai loro alleati, e Miano di sotto, il territorio, dove operava il sodalizio Balzano-Scarpellini-D'Errico, gruppo di giovanissimi killer un tempo inquadrati nella cosca Lo Russo. Dall'inizio dell'anno, sono cinque gli omicidi di camorra, avvenuti nell'area nord di Napoli. Ai tre di Miano va aggiunto quello di Luigi Giuseppe Fiorillo, trucidato nel feudo della famiglia Di Lauro a soli 19 anni. A febbraio, invece, in un circolo ricreativo di Scampia era stato ammazzato Vincenzo De Luca, legato alla cosca degli Abbinante, vittima, verosimilmente, di un'epurazione interna. 

 

A preoccupare, però, è tutto il territorio cittadino dove i clan di camorra sono in continua fibrillazione. Nell'area occidentale, ad esempio, sono tre i delitti ascrivibili alla criminalità organizzata, l'ultimo dei quali, quello di Antonio Merolla, solo poche ore prima del raid costato la vita a Tipaldi. Un delitto che si sospetta, possa essere la vendetta per l'omicidio di Antonio Volpe, ammazzato la scorsa primavera. Ad agosto, a Pianura, invece, i killer erano entrati in azione per eliminare Antonio Zarra di soli 25 anni. 

 

Discorso a parte merita la faida di Ponticelli, il quartiere della periferia orientale teatro del violentissimo scontro tra i De Martino-De Micco e le altre famiglie malavitose. Una guerra totale caratterizzata da agguati, attentati dinamitardi e stese che, per mera fortuna, ha fatto registrare solo tre omicidi. A marzo, un commando uccide Giulio Fiorentino, considerato uomo di fiducia dei De Martino. La vendetta, pochi mesi più tardi quando, nel Lotto O di viale delle Metamorfosi cade in un agguato Salvatore De Martino, legato ai De Luca Bossa. A inorridire l'opinione pubblica, però, è l'uccisione di Carmine D'Onofrio, figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa. I killer rivali lo ammazzano mentre sta passeggiando con la compagna incinta. Aveva solo 23 anni. Se le periferie ribollono, nel centro città la violenza dei clan ha fatto registrare un solo omicidio, quello del magliaro Salvatore Astuto, trucidato da una coppia di sicari mentre si trovava in un circolo ricreativo di piazza Mercato. 

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