Faida di camorra a Ponticelli, Cafiero de Raho: «Lo Stato non può aspettare, risposte immediate e severe»

Faida di camorra a Ponticelli, Cafiero de Raho: «Lo Stato non può aspettare, risposte immediate e severe»
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 7 Ottobre 2021, 11:01 - Ultimo agg. 16:39
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«Di fronte alla escalation di violenza che si registra nella periferia orientale di Napoli serve una risposta immediata e severa dello Stato. Sono certo, conoscendo le alte capacità in campo di magistratura e forze dell'ordine, che questa risposta arriverà». L'esperienza maturata sul campo nella lotta alla criminalità organizzata porta il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho sul piano della concretezza e dell'efficacia che gli strumenti di legge offrono per garantire ai residenti di Ponticelli sonno più tranquilli. Contro i boss sanguinari serve mano ferma. 

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Presidente de Raho, a Napoli ancora sangue. E tra la gente che abita a Ponticelli monta la paura.
«Quest'ultimo omicidio, messo a segno con modalità plateali e commesso ai danni della vittima legata da rapporti di parentela con alcuni esponenti apicali della camorra locale evidenzia una recrudescenza e purtroppo lascia prevedere conseguenze di grande gravità.

Per questo le persone che vivono su quel territorio vanno tutelate».

In che modo?
«Serve più che mai un forte controllo del territorio. Sono sicuro che i colleghi della Direzione distrettuale antimafia sapranno mettere in campo tutti gli interventi utili e necessari a spezzare questa spirale di violenza. Com'è avvenuto solo qualche giorno fa a Pesaro in occasione del fermo dei quattro soggetti ritenuti gli autori dell'omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo».

Che cosa sta succedendo nella periferia orientale di Napoli?
«Da tempo registravamo segnali di fermento nelle dinamiche criminali. A Napoli città si contano ancora un centinaio di gruppi criminali e in molte zone permane ancora una camorra di vicolo: vuol dire che lungo una sola strada possono esserci anche due, tre clan in guerra».

Bande di criminali armati?
«Non le chiamerei bande. Pur essendo vero che a Napoli la struttura della camorra può ricondursi a due monoliti egemoni intorno ai quali gravitano tutti gli altri gruppi-satellite, credo che minimizzare la catalogazione di questi ultimi riducendoli a bande sia riduttivo e sbagliato».

Perché?
«Perché operano con tipiche modalità camorristiche: con un'alta capacità sovversiva, con capacità e forza di intimidazione e con un ferreo controllo del territorio: tutte caratteristiche che fanno di una banda un gruppo mafioso. Sono invece proprio questi clan minori le schegge impazzite che alla fine diventano funzionali ai due poli egemoni su Napoli».

Ecco, soffermiamoci su questi ultimi, i monoliti: i Mazzarella, da un lato, e i Contini con le famiglie dell'Alleanza di Secondigliano. Come si muovono?
«Trattandosi di gruppi molto strutturati e militarmente molto forti seguono una strategia decisamente più sommersa. Lavorano sotto traccia, puntano sul reinvestimento dei capitali illeciti; e sanno che commettere un omicidio non farà altro che attirare la pressione investigativa sui territori di loro competenza, la qual cosa avrà conseguenze negative per i loro affari, a cominciare da quelli legati allo spaccio di droga. La stessa ultima relazione semestrale della DIA evidenzia come il numero degli omicidi si sia ristretto, mentre sono cresciuti i reati legati alle turbative d'asta. Questo conferma che i grandi gruppi di camorra guardano più al riciclaggio e al reinvestimento dei capitali illeciti».

Torniamo a Ponticelli. E al clima di terrore alimentato anche dal ricorso alla strategia stragista, quella affidata alle bombe.
«Ecco, sono proprio i clan che devono affermare la loro presenza e il loro predominio sul territorio quelli che utilizzano, oggi, i metodi usati da Cosa Nostra trent'anni fa. Oggi questa strategia non appartiene più alla mafia, e chi la persegue ricorre a questi strumenti solo per acquisire il controllo del territorio e la forza dell'intimidazione sulla gente. Ma la camorra più forte e radicata non ha bisogno di tutto questo».

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