Faida di Pianura, il boss Antonio Carillo è latitante: è considerato il capo del clan emergente

Faida di Pianura, il boss Antonio Carillo è latitante: è considerato il capo del clan emergente
di Luigi Sabino
Martedì 19 Luglio 2022, 19:00 - Ultimo agg. 20 Luglio, 08:04
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È caccia aperta ad Antonio Carillo, il boss di Pianura, scampato al blitz di qualche giorno fa. Considerato il capo di una delle due organizzazioni in lotta per il controllo delle attività illecite nel quartiere flegreo, era stato colpito dai provvedimenti cautelari emessi al termine di una complessa attività investigativa che aveva preso le mosse proprio dal fallito agguato ai suoi danni avvenuto nel dicembre di due anni fa. In quell’occasione, Carillo, scampò ai killer riportando solo una ferita agli arti inferiori.

Secondo gli investigatori fu proprio quell’episodio a rendere insanabile la frattura tra il sodalizio guidato dall’allora 29enne e il gruppo Calone-Esposito-Marsicano. Una frattura che, nel corso dei mesi, ha portato a una vera e propria faida, culminata nell’omicidio di Andrea Covelli, 27enne incensurato trucidato solo perché ritenuto vicino proprio a Carillo e al suo braccio destro, Mattia Perfetto

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, cui formidabili riscontri sono stati offerti dalle intercettazioni raccolte grazie a una microspia posizionata proprio nel covo di Carillo, hanno permesso di scoprire come il giovane boss, insieme ai suoi sodali, tra cui il fratello e la sorella, avesse, gradualmente, acquisito il controllo di buona parte del mercato degli stupefacenti. Alla piazza di spaccio allestita nel covo di via Torricelli e in cui si vendeva ogni sorta di droga, dal crack alla cocaina passando per l’hashish, Carillo aveva aggiunto anche il controllo di numerosi altri punti vendita i cui gestori erano costretti a pagare una percentuale sulle loro attività per non incorrere in rappresaglie.

Tra questi, ad esempio, ci sarebbero stati anche i Divano, gestori di una nota piazza di spaccio, finiti nel mirino non solo di Carillo ma anche dei suoi avversari. 

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Considerato l’erede del sodalizio Pesce-Marfella anche per il suo legame di parentela con Pasquale Pesce, ex capo indiscusso della cosca e attuale collaboratore di giustizia, Carillo, riferiscono gli investigatori, aveva ricostituito la cosca avvalendosi non soltanto di vecchi pregiudicati ma anche, e soprattutto, di nuove leve, molte delle quali giovanissime. Non solo. Il clan aveva stretto legami anche con altre formazioni malavitose dell’area flegrea tra cui i Vigilia di Soccavo e cosche appartenenti alla famigerata Alleanza di Secondigliano. Intese che avrebbero portato Carillo allo scontro frontale con i Calone-Esposito-Marsicano, anche loro attivi a Pianura. 

Uno scontro che, almeno inizialmente, era stato scongiurato dalla mediazione di un altro pezzo da novanta della camorra flegrea, Maurizio Legnante alias ‘o Talebano, originario del Rione Traiano. Il suo intervento, infatti, aveva scongiurato che la guerra tra i due clan di Pianura deflagrasse già alcuni anni fa. A far precipitare la situazione, però, fu proprio il tentato omicidio di Carillo che innescò la furiosa risposta del boss e dei suoi sodali. A distanza di poche ore dal tentato omicidio, come scoperto dalle indagini, una squadra di sicari della cosca si mise in azione per individuare i nemici e colpirli. Tuttavia qualcosa non andò per il verso giusto e, anzi, uno degli uomini di Carillo rimase ferito da fuoco amico. Il fallimento, però, non mise fine alle rappresaglie che, anzi, continuarono. Pestaggi, aggressioni e agguati si sono susseguiti fino a qualche settimana fa quando, nelle campagne di via Pignatiello, fu trovato il corpo di Andrea Covelli.

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