Faida di Ponticelli, il giudice salva il minorenne pistolero

Faida di Ponticelli, il giudice salva il minorenne pistolero
di Luigi Sabino
Sabato 30 Luglio 2022, 11:00
4 Minuti di Lettura

Mancanza di gravi indizi di colpevolezza. È questa la motivazione che portato alla mancata convalida del fermo di P.P., il minore accusato di aver partecipato alla stesa avvenuta lo scorso due luglio a Ponticelli. Le indagini, condotte dai militari della compagnia Poggioreale, coordinate dalla Dda partenopea, avevano portato la settimana scorsa all'emissione di un altro provvedimento analogo - poi convalidato - nei confronti di Vincenzo Barbato, Giuseppe Damiano ed Emmanuel De Luca Bossa, quest'ultimo figlio del boss detenuto Antonio o sicc ed esponente di spicco dell'omonimo sodalizio che opera nel Lotto 0 di via Cleopatra.

All'operazione, tuttavia, era riuscito a sottrarsi il minorenne.

Le ricerche erano proseguite nei giorni successivi fino a quando il ricercato non ha deciso di presentarsi spontaneamente per rispondere delle contestazioni. Nella giornata di ieri, però, il colpo di scena con la decisione del giudice di rimetterlo in libertà perché le prove a suo carico non sono state giudicate sufficienti. In particolare, contro il minore c'era il frame estrapolato dal video di una telecamera di sorveglianza che, secondo gli investigatori dell'Arma, avrebbe confermato la sua partecipazione al raid armato di via Crisconio.

Tuttavia, secondo l'opinione del magistrato, una singola immagine non sarebbe abbastanza per identificare, senza ombra di dubbio, che anche P.P.(difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo) fosse parte del commando. L'episodio, ad ogni modo, si colloca nello scontro tra organizzazioni criminali che da qualche mese è esploso nel quartiere e che, negli ultimi tempi, ha ridisegnato la geografia malavitosa della zona. Quanto accaduto il due luglio, si legge nel provvedimento a carico di De Luca Bossa e dei suoi complici, sarebbe stato niente altro che un attacco da parte dell'organizzazione ai rivali del sodalizio De Micco che, proprio in via Crisconio hanno una delle loro roccaforti. Grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza i carabinieri sono riusciti a ricostruire le fasi del raid. Ad agire furono quattro soggetti in sella a due scooter che, procedendo a forte velocità e puntando le armi ad altezza uomo, esplosero numerosi proiettili incuranti della presenza di diversi passanti. Solo il caso volle che nessuno rimanesse ferito nell'incursione. La risposta dei De Micco arrivò qualche ora più tardi e fu, stranamente, affidata ai social e non alle armi. Su un profilo TikTok che si sospetta possa essere gestito da persone vicine al clan comparve un messaggio che derideva gli autori del raid capaci solo di far mettere i giubbotti antiproiettile ai piccioni. 

Video

Uno scontro totale quello tra il Lotto 0 e i Bodo che, come riferiscono gli investigatori, non si combatte solo per strada ma anche sul web. Una situazione resa ancora più incandescente dalla recente spaccatura registrata tra i De Micco e i loro alleati della famiglia De Martino e che ha già fatto registrare un sanguinoso epilogo. Il giorno in cui i carabinieri eseguivano i fermi degli affiliati ai De Luca Bossa, in un appartamento di via Montale furono trucidati Carlo Esposito, uomo di fiducia dei De Martino, e Antimo Imperatore, un manovale che stava eseguendo dei piccoli lavori di ristrutturazione. I killer lo uccisero solo perché lo trovarono sull'uscio di casa mentre stava montando una zanzariera. Poche ore più tardi la clamorosa svolta nelle indagini con il fermo di un uomo accusatosi di essere uno degli autori del duplice delitto, Antonio Pipolo, un ex rapinatore vicino ai De Micco. Le sue prime dichiarazioni avrebbero permesso agli investigatori di ricostruire gli attuali scenari criminali della zona di Ponticelli. Scenari mutati, verosimilmente, dopo il ritorno in libertà di Francesco De Martino alias XX, boss indiscusso del rione Fiat e, fino a qualche mese fa, indicato come fedelissimo dei De Micco. Un'alleanza, però, che si sarebbe bruscamente interrotta a causa di dissidi sulla spartizione dei soldi legati allo spaccio e alle estorsioni. Dissidi che avrebbero riportato a galla anche vecchi rancori. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA