TORRE ANNUNZIATA - Due omicidi, due ergastoli. La faida di Ercolano portata avanti grazie ai killer «in prestito» di Torre Annunziata. L'alleanza dei clan Birra-Iacomino e Gionta rinsaldata dagli agguati di camorra. Si è chiuso ieri, con la sentenza di condanna al massimo della pena, il processo per due affiliati ai Birra, accusati di aver avuto un ruolo attivo nell'organizzazione degli omicidi di Gaetano Pinto ed Ettore Merlino, uccisi il 19 e il 24 maggio del 2007 su mandato degli ercolanesi dai killer di Torre Annunziata. Alla sbarra c'erano Lorenzo Fioto, alias «'a biella», già ergastolano, e Vincenzo Lucio detto «paglialone», elemento di spicco dei Birra, nel 2015 ancora a piede libero e arrestato proprio a chiusura delle indagini su quei due delitti. Per entrambi la Corte d'Assise di Napoli presidente Alfonso Barbarano ha emesso la sentenza di condanna all'ergastolo. Fine pena mai, come richiesto dal pm Sergio Ferrigno, che ha rappresentato l'accusa in aula.
Fioto e Lucio, entrambi di Ercolano, erano arrivati a processo su decreto di giudizio immediato. Grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Palumbo «munnezza», spietato killer pentito del clan Gionta, i carabinieri della compagnia di Torre del Greco coordinati dall'allora sostituto procuratore dell'Antimafia, Pierpaolo Filippelli avevano chiuso il cerchio, incastrando tutti i partecipanti a quei due agguati. Gaetano Pinto era stato ammazzato sull'uscio di casa, a Ercolano. Consapevole di essere nel mirino dei sicari del boss Giovanni Birra, il pusher legato agli Ascione-Papale non usciva più. Fioto e Lucio, però, aiutarono i Birra ad organizzare il delitto, accompagnando i killer tra questi proprio Palumbo a casa della vittima. Un finto «cliente» dello spacciatore tenne la porta aperta, entrò Palumbo che esplose diversi colpi di pistola contro Pinto, uccidendolo nonostante la presenza della moglie e del bimbo di due anni.
Su questa vicenda sono stati giudicati separatamente già gli altri responsabili. L'omicidio di Ettore Merlino, invece, è stato raccontato anche dalle telecamere della videosorveglianza interna di Palazzo Fienga, la storica roccaforte del clan Gionta, la «fabbrica di morte» oggi murata e confiscata. Pasquale Gionta, alias «'o chiatto», incontrò Fioto e Lucio al secondo piano della palazzina, nell'appartamento della mamma Gemma Donnarumma. I video interni hanno raccontato, frame dopo frame, la trappola tesa da Birra e Gionta alla vittima, invitata a palazzo prima dell'esecuzione. I video mostrati anche durante il dibattimento hanno raccontato come Fioto e Lucio abbiano incontrato Pasquale Gionta a Palazzo Fienga, concordato gli ultimi dettagli, uscendo di fretta proprio prima dell'arrivo di Merlino.
Faida di Ercolano: ergastolo per i due killer «prestati» dal clan Gionta
di Dario Sautto
Articolo riservato agli
abbonati
Sabato 21 Luglio 2018, 11:53
2 Minuti di Lettura
© RIPRODUZIONE RISERVATA