Fase 2 a Napoli, commercianti in rivolta contro il Comune: «Ora vogliamo certezze»

Fase 2 a Napoli, commercianti in rivolta contro il Comune: «Ora vogliamo certezze»
di Valerio Esca
Giovedì 7 Maggio 2020, 09:00
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È corsa contro il tempo per anticipare le aperture di bar e ristoranti al 18 maggio. L'unica certezza è che si procederà con la massima cautela, ma gli interrogativi restano tanti: sarà possibile e in che modo per le attività allargare i propri spazi all'esterno? Andranno versate le tasse comunali di occupazione suolo e rifiuti? Le attività riusciranno a mantenere l'organico attuale? Al momento sul tavolo ci sono tante idee, tante proposte e indirizzi politici, ma di concreto ancora nulla. «Siamo in fase di ascolto delle varie categorie - fanno sapere dal Municipio - Per redigere un piano del genere bisogna confrontarci con il Consiglio comunale e le commissioni». La delibera di giunta Napoli riparte, con la quale si prevede la cancellazione dei tributi locali per le attività per l'intera annualità 2020, per essere applicabile avrà bisogno di copertura economica. Il pressing sul governo è forte, ma senza fondi da poter inserire nelle poste di bilancio sarà di fatto impossibile per l'ente, già in predissesto, eliminare le tasse. In fila non c'è soltanto Napoli, ma altri 8mila comuni che attendono il soccorso dello Stato. Intanto questa mattina, alle 11, nell'auditorium della Regione, all'isola C3 del Centro direzionale, è stato convocato un incontro per «accogliere le proposte per la riapertura e il riavvio delle attività di ristorazione, bar e pasticcerie.
 

 

Le associazioni di categoria e gli stessi imprenditori del food lanciano l'allarme rispetto ad una possibile contrazione degli organici. A rischio ci sarebbero tre lavoratori su dieci. «Il giro di affari non consentirà a molte attività di mantenere lo stesso numero di lavoratori che c'erano prima dell'inizio della pandemia» sottolinea il direttore di Confcommercio Napoli, Pasquale Russo, che attende un segnale da Palazzo San Giacomo per capire in che modo bar e ristoranti potranno riaprire tra dieci giorni. «Abbiamo inviato una richiesta di incontro per capire cosa il Comune intenda fare, sia con l'annullamento dei tributi locali, sia per capire in che modo i singoli esercizi possano occupare più suolo pubblico con i tavolini esterni. Si era ipotizzato di creare nuove aree pedonali, ma ad oggi di concreto ancora nulla». Roberto Biscardi, titolare della pizzeria del lungomare I Re di Napoli spiega come le attività «siano in attesa di notizie». «Tra dieci giorni probabilmente ci faranno riaprire, ma non sappiamo ancora nulla. Né sulle occupazioni di suolo, né sulle modalità con le quali sarà possibile operare. A partire dal governo, passando per la Regione e poi il Comune si naviga a vista. Chiaramente se ci sarà più suolo pubblico esterno avrò bisogno di più personale, se saranno meno posti richiamerò soltanto un terzo della forza lavoro. Senza le direttive come possiamo pensare di organizzare il lavoro?». Pronto a riaprire i battenti lo storico caffè Gambrinus: «Se ce lo consentiranno io il 18 riaprirò - dice Antonio Sergio, uno dei titolari - con lo stesso personale di prima. Faremo qualche accorgimento per i tavolini, indosseremo mascherine e guanti, ma torneremo al lavoro».
 

Alcune attività di via Caracciolo, tra cui le pizzerie Fresco e Vesi gourmet e il Bar Napoli hanno proposto al Comune di attuare il modello America's Cup, con la possibilità di utilizzare più spazio esterno per i tavolini eliminando momentaneamente gli stalli di sosta su striscia blu. L'idea è venuta fuori dopo un incontro che si è tenuto due giorni fa tra gli imprenditori e l'assessore al Commercio e Attività produttive del Municipio Rosaria Galiero, che ha dato massima disponibilità per andare incontro alle esigenze di tutti. La proposta chiaramente andrà condivisa con l'Anm, titolare degli stalli di sosta, dove andrebbero sistemati i tavolini. Dal Consiglio comunale Laura Bismuto lancia una serie di proposte green: «Mantenere la pedonalizzazione sabato e domenica, così da poter organizzare attività economiche e sociali, che possano consentire più occupazione di pubblico suolo».

In tema di mercati arrivano le prime direttive: «Obbligo di mascherine e guanti durante l'attività di vendita; presenza contemporanea nelle postazioni di massimo due operatori; obbligo di posizionare le bancarelle ad una distanza di almeno un metro; obbligo di mettere a disposizione dell'utenza prodotti igienizzanti e guanti monouso». 

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