Fase 2 a Napoli, la rabbia dei ristoratori: «Norme severe, falliremo»

Fase 2 a Napoli, la rabbia dei ristoratori: «Norme severe, falliremo»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 13 Maggio 2020, 09:24 - Ultimo agg. 14:14
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Regole severe, distanze, dispositivi di protezione, sanificazioni: i ristoratori non riescono a capire cosa sta per accadere, anche perché le norme per la riapertura, prevista fra quattro giorni, non sono state ancora scritte. Sanno, però, che sarà tutto difficile e in tanti pensano che non è ancora il momento di tornare in campo, almeno finché non ci saranno regolamenti ufficiali che spiegano come si giocherà la partita del futuro.

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Ieri mattina il nostro fotoreporter Antonio Di Laurenzio si è imbattuto nella protesta del ristorante San Carlo 17. La foto la vedete qui di fianco: ha affisso un cartello sul quale spiega che l'attività sarà ceduta perché i posti per i clienti si ridurranno drasticamente mentre il costo della locazione del locale non accenna a diminuire. Ecco, quello dei costi insostenibili con il ridimensionamento dei posti a tavola è uno dei temi portanti della protesta dei ristoratori napoletani le cui preoccupazioni ieri sono state presentate con vigore da Massimo Di Porzio, presidente regionale di Fipe Confcommercio: «Se le regole adottate saranno quelle suggerite dal documento presentato dell'Inail, allora il futuro della ristorazione, in particolare a Napoli, sarà drammatico. Almeno la metà dei locali non riaprirà il 18 e rischia di non riaprire mai più i battenti».

La questione napoletana è leggermente differente da quella delle altre grandi città d'Italia. Qui c'è una massa di pizzerie, ristoranti, trattorie, concentrata nel centro storico dove gli spazi non sono immensi. Insomma, si tratta di locali minuscoli nei quali, con le nuove norme, ci sarebbe spazio per pochissimi clienti: «Chi conosce la città sa perfettamente di cosa parliamo, si tratta di locali minuscoli all'interno dei quali oggi sarebbe impossibile tenere clienti in numero tale da sostenere le spese per il sostentamento stesso del locale. Se non cambiano le regole saranno a decine i ristoranti che falliranno».
 

 

Secondo le linee guida attualmente all'attenzione del Governo, potrebbe essere dato spazio alle attività esterne dei ristoranti: tavoli e sedie fuori dei locali contribuirebbero ad allentare la pressione e sarebbero da favorire nel percorso delle riaperture. La questione anche in questo caso viene presa con moderata preoccupazione dai ristoratori napoletani che, sempre per bocca di Di Porzio, fanno sapere a chi prenderà le decisioni definitive «che si rischia di favorire chi ha spazi all'esterno a discapito di chi non ne ha. E qui torna in ballo il centro storico di Napoli con i suoi spazi che sono ristretti anche lungo le strade, all'aperto. Insomma, si finirebbe per creare disparità che andrebbero ad alimentare una guerra tra poveri che avrebbe conseguenze nefaste».

Anche sul posizionamento dei tavoli e sul distanziamento dei clienti si chiede una attenzione specifica, locale per locale: non tutti i ristoranti hanno forme geometriche, ci sono ristoranti sistemati in strutture antiche, piene di angoli, separazioni, ostacoli, che non consentirebbero di sfruttare la sala nella sua pienezza «ecco, sembra un tema di scarso interesse, invece è di strettissima attualità - insiste Massimo Di Porzio - in una stanza squadrata è facile prevedere il distanziamento corretto, in un luogo dove la disposizione delle aree è discontinua come si fa?».
 

L'ultima puntualizzazione riguarda le regole sui dispositivi di protezione individuale che, secondo il documento Inail, andrebbero rispettate finanche nel materiale del quale sono realizzati i guanti e le mascherine per il personale.
Sul fronte delle mascherine chirurgiche sembra che finalmente la questione si sia sbloccata. Attualmente il vero oggetto del desiderio sono i guanti di protezione che iniziano a scarseggiare sul mercato e quando si trovano hanno prezzi elevatissimi: «Adesso noi stiamo aspettando che vengano diramate le norme per capire con precisione qual è il materiale che dobbiamo procurarci. E non mi riferisco solo ai dispositivi di protezione ma anche a tutte le strutture come i separatori di plexiglass, gli igienizzatori per gli ingressi, che vanno acquistati per tempo e devono rispettare i dettami imposti dal Governo. Se non arrivano queste norme ufficiali, noi come facciamo a procurarci il materiale giusto e ad ottenerlo in tempo per la prevista apertura del 18 maggio?».

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