Fase due a Napoli, 450 penalisti contro il processo on line: pronta la mobilitazione

Fase due a Napoli, 450 penalisti contro il processo on line: pronta la mobilitazione
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 1 Maggio 2020, 10:30
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Quattrocentocinquanta professionisti, la stragrande maggioranza dei penalisti napoletani: firmano un documento contro il processo da remoto. Si tratta di un documento che punta a ribadire che il «dibattimento» (vale a dire il confronto in aula sulle prove), non può essere portato all'esterno di un'aula di giustizia, non può essere ridotto in una finestra digitale tramite una connessione internet. Con lo stesso testo, i penalisti puntano a ricordare i ritardi accumulati in questi anni a proposito dell'informatizzazione dei processi, vale a dire di tutte quelle attività che passano per le cancellerie, che rappresentano la prima ragione di lunghe code per gli ascensori, ma anche - in alcuni giorni - l'unico motivo della presenza fisica degli avvocati in Tribunale.
 

 

Un documento sostenuto da firme di peso dell'avvocatura napoletana (ma non ci sono i nomi che compongono la giunta della camera penale guidata da Ermanno Carnevale), che si candida a rappresentare una piattaforma di confronto, nella cosiddetta fase due, in vista della riapertura del Tribunale a partire dall'undici maggio. Nato su input dell'avvocato Edoardo Cardillo (grazie alla chat che unisce gli iscritti al club Napoli Tribunale), si è arricchito del contributo di centinaia di professionisti che ora si danno appuntamento per il 5 maggio alle ore 11,10 sulla piattaforma zoom. Non ci sarà il flash mob all'esterno del varco Porzio - si legge - per non disattendere le regole anti covid, ma il confronto contro il processo «da remoto» avverrà proprio grazie agli strumenti della tecnologia digitale «da remoto». Spiegano gli organizzatori dell'iniziativa: «Vorrà dire che il no te lo dico da remoto e il flash mob si terrà in forma digitale». Dieci minuti prima, alle 11.00 in punto, toccherà all'avvocato Raffaele Esposito leggere un documento, il cui testo sarà affisso in una sorta di bacheca con tanto dei nomi dei firmatari. Spiega l'avvocato Cardillo: «Il documento è indirizzato al Consiglio dell'ordine degli avvocati, in linea con la delibera dello scorso 27 aprile; verrà consegnato anche alla camera penale, in una logica pienamente inclusiva. Non abbiamo interesse a fare da opposizione o alternanza alla Camera penale, ma puntiamo ad aggregare spunti utili per riportare in aula il presidio dell'avvocatura, ovviamente nella tutela della salute di tutti».
 

Ma torniamo ai motivi del no. Secondo il testo, bisogna sventare un tentativo di approfittare dell'emergenza sanitaria per superare il confronto in aula, per annullare il controllo assicurato dagli avvocati, per ridurre a mera finzione burocratica il ruolo dei difensori. Ed è proprio in questo loop, che gli avvocati criticano i ritardi registrati a Napoli sulla informatizzazione del processo, anche per quanto riguarda la mancanza della trasmissione di posta elettronica che, in modo tempestivo, segnali il rinvio di una udienza. Ma leggiamo il testo firmato dai 450 avvocati: «Occorre sgomberare il campo da qualunque possibile equivoco: gli avvocati, tutti, sono assolutamente favorevoli all'adozione di qualsiasi strumento informatico che possa rendere più sicuro, agevole ed efficiente il funzionamento della macchina giudiziaria. A maggior ragione in questo periodo di emergenza. Pensiamo alla digitalizzazione completa dei fascicoli, con la possibilità di consultazione e di ritiro di copia mediante accesso da remoto con firma digitale, alla facoltà di depositare istanze, liste testi, memorie ed impugnazioni via pec, alla comunicazione degli esiti. Si tratta di innovazioni che abbiamo da tempo sollecitato e che ad oggi consentirebbero di limitare in maniera assolutamente drastica gli accessi nelle cancellerie, che nella norma costituiscono la ragione principale della nostra presenza fisica all'interno del palazzo di giustizia».
Ancora oggi - si legge - non sono arrivate notifiche sulle date di rinvio di tante udienze rinviate durante il lockdown. Niente romanticismo, né nostalgie del passato. In questo senso, si chiede uno screening ai capi degli uffici sulle udienze da sostenere giorno per giorno, sugli orari da rispettare, sulle date dei rinvii, su varchi e aule in cui dare vita alla cosiddetta fase due.

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