Fase due a Napoli, i rider combattono la crisi: consegne a domicilio dalle medicine alla pizza

Fase due a Napoli, i rider combattono la crisi: consegne a domicilio dalle medicine alla pizza
di Maria Pirro
Mercoledì 29 Aprile 2020, 09:00 - Ultimo agg. 30 Aprile, 23:04
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Professione: rider. Con un passato turbolento. Ma basta un attimo per capire che Vincenzo Esposito guarda avanti e procede spedito: ha una marcia in più, è più forte della crisi che attraversa Napoli, l'Italia e il resto del mondo. Lo chiamano, per questo, Bandierina. Detiene il record di consegne. Il fattorino più veloce di Napoli viaggia con una media di 10 spese per turno: dai farmaci ai tabacchi e, da due giorni con l'atteso via libera, anche pizze e panini portati a domicilio. Occhi chiari dal taglio un po' orientale, ereditati da entrambe le sue figlie. Sposato, deve alla moglie questa occasione di lavoro: «Al termine degli arresti domiciliari, Carmela mi ha iscritto sulla piattaforma». Quattro giorni dopo, giusto il tempo di avere lo zaino frigo, il ragazzone di piazza Mercato è partito in sella al suo Liberty, diventando un «volto familiare» durante l'epidemia Covid-19. Tra i più amati.
 

 

«Capita di tornare nelle stesse abitazioni e aiutare anziani, malati e disabili che non possono uscire nemmeno per andare al supermercato, senza di noi non saprebbero come fare, e ci ringraziano come se fossimo eroi, questo ci emoziona, ci rende orgogliosi e ci fa sconfiggere la paura del contagio. Ma ci chiedono anche di lasciare la spesa in ascensore». Il giovane spiega che fa attenzione a rispettare tutte le regole di igiene, con rigore quasi maniacale, indossa ovviamente guanti e mascherina e ha il gel sempre con sé. «È stata la stessa società, Glovo, a fornire a tutti noi i dispositivi di protezione individuale», interviene Gennaro Guarracino, 45enne, leader della categoria in città, un ex istruttore di taekwondo, arte marziale messa da parte già da qualche anno per sfidare i problemi e lasciarseli alle spalle, combinando questa occupazione con la vendita online di scarpe suggellata da due linee appena lanciate chiamate con nomi giapponesi come i suoi bambini (Mayu Myu e Anthony Kenji ). «A noi fattorini il lavoro non manca: anzi, è aumentato», dice senza sorridere, considerata l'emergenza. Ma Gennaro, Vincenzo e gli altri tremila addetti in città (è questa la stima) e i 20mila in Italia sono anche un esempio di capacità nel darsi una mossa per superare le difficoltà. «Il sistema di posizioni aperto, che ha consentito di presentare domanda anche nel lockdown, a tanti padri di famiglia permette di sbarcare il lunario e di garantire, nel contempo, un servizio socialmente utile», fa notare Nicolò Montesi, 23 anni, il presidente nazionale di Anar, l'associazione di riferimento. «Stando in strada dalle 7 alle 10 ore al giorno, si guadagna intorno ai 60-65 euro», spiega Vincenzo ed è soddisfatto di avere una paga, sia pure variabile in base alle prestazioni quotidiane e quindi alla fatica, con una percentuale fissa detratta per le tasse. «Ma, al ritorno, poggiata la testa sul cuscino, non ho più timore che vengano ad acciuffarmi da un momento all'altro». L'incubo della detenzione non compare più nel buio della notte, mentre tutta la popolazione in quarantena, che in questo momento si sente reclusa tra le quattro mura. E lui invece va in giro nella realtà, per l'intero giorno: dà una mano ai più fragili, è utile e respira aria di libertà ma vede pure tutto ciò che lo circonda, ed ecco che si dichiara «fortunato». Così ci sono i rider del fai-da-te che si propongono tramite il web e quelli «riconvertiti» dalle stesse attività partenopee, in accelerazione per necessità e senso di responsabilità apprezzabile, visto che tanta, troppa gente in queste settimane ha perso l'impiego, storico o precario.
 

Paolo Surace, titolare di Mattozzi in piazza Carità, è orgoglioso di non aver licenziato nessuno. «Ho trasformato i 7 camerieri in rider, visto che al momento è consentito solo il cibo da asporto e non il servizio ai 200 tavoli del ristorante, destinati ahimè a diventare 75». Uomini e donne pronti a collaborare. Come Carmen Agostinelli, 30 anni, alle prese con il cartone e la sua prima lista di indirizzi, mentre lo chef resta Massimo Sangiovanni e Luciano Spadatratta si conferma il primo pizzaiolo («Una famiglia, una garanzia», certifica Surace che ovunque espone la foto con il papà che gli ha svelato i segreti del mestiere e dello stare al mondo, «Babbo Lello», come è ricordato anche nel menu). «Ho acquistato pure i grembiuli usa e getta, ho raccolto i certificati medici di tutti i dipendenti e su un foglio annoto la temperatura corporea rilevata con il laser, ho stampato e studiato i documenti che spiegano come comportarsi», precisa con grinta il proprietario della pizzeria centenaria, ricordandone la storia: «Mio nonno ha affrontato due guerre, mio padre l'austerità e il colera, io sono determinato a vincere il Covid-19», promette, e non si sfila mai gli occhiali, solo i guanti vanno via per impastare una Margherita che, nell'anno 2020, ha il sapore della normalità tanto desiderata. 

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