Test di medicina, boom d'irregolarità: la Federico II di Napoli è seconda dopo Roma

Test di medicina, boom d'irregolarità: la Federico II di Napoli è seconda dopo Roma
Venerdì 22 Settembre 2017, 18:23 - Ultimo agg. 23 Settembre, 00:04
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Boom di irregolarità durante i test di medicina. E Napoli, in particolare l'Università Federico II, è la più scorretta dopo Roma. In particolare,  gli atenei finiti sotto accusa da parte degli studenti sono stati soprattutto La Sapienza di Roma (21% dei casi), l’Università Federico II di Napoli (13%), l’Università degli Studi di Catania (10%), l’Università di Palermo (9%) e la Statale di Milano (5%).
 


Proprio in queste città, infatti, sono stati denunciati il maggior numero di casi sospetti e, a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione della graduatoria nazionale (anticipata intanto dai punteggi on line sul sito Universitaly), prevista per il prossimo 3 ottobre, impazzano le polemiche. Centinaia di aspiranti camici bianchi si sono rivolti a Consulcesi, network legale leader nella tutela dei medici e di chi vuole diventarlo, che ha messo a loro disposizione il portale web www.numerochiuso.info, un vero e proprio sportello virtuale per avere informazioni su come tutelarsi riguardo possibili scorrettezze durante l’esame.



Tra le denunce più frequenti risultano: problemi relativi alla scheda anagrafica (19% dei casi), non rispetto delle tempistiche (15%), mancati controlli (13%) e utilizzo di smartphone (10%). «Al termine dello svolgimento del test, - segnala Marco B., aspirante medico di Roma – i presidenti hanno ritirato le penne a tutti, lasciando però ad ognuno di noi il foglio con le risposte sul banco per un’ulteriore abbondante mezz'ora. In questo modo, chi aveva una penna in tasca ha potuto continuare indisturbato a segnare e correggere le risposte, consultandosi con gli altri».



«I commissari si sono limitati a trascrivere il numero del documento d’identità – denuncia un altro studente – senza procedere al controllo della foto per verificare l'identità del candidato».

«Il responsabile della mia aula ha deciso di far partire il tempo a nostra disposizione e solo dopo di leggere le istruzioni fornite dal Miur. Così facendo – sottolinea Marta C., che ha sostenuto il test a Bologna – io mi sono trovata con una decina di minuti in meno».
 

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