Femminicidi, il padre di Ornella Pinto uccisa a Napoli: «Agli orfani nessun aiuto dallo Stato»

«Mio nipote ha solo 4 anni e già un mutuo, il sussidio mensile è di appena 190 euro»

Ornella Pinto uccisa a Napoli
Ornella Pinto uccisa a Napoli
Giovedì 8 Dicembre 2022, 22:58 - Ultimo agg. 10 Dicembre, 09:40
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Una pec indirizzata alla premier Giorgia Meloni è già partita: «Serve un sussidio statale per gli orfani di femminicidio». A parlare è Giuseppe Pinto, padre di Ornella. Sua figlia fu uccisa il 13 marzo del 2021 dal marito, Pinotto Iacomino, che la colpì con 13 coltellate mentre il loro bimbo, Daniele, dormiva nella stanza di fianco in una delle vie che costeggiano Palazzo Fuga dal lato di via Tanucci.

C’era anche Giuseppe Pinto, una decina di giorni fa, precisamente il 29 novembre scorso, alla Uil di Varco Pisacane, dove si è tenuto un dibattito destinato a durare nei mesi a venire anche nei palazzi del potere romano. Parliamo, appunto, della richiesta di un sostegno economico per i tanti, troppi figli di madri barbaramente uccise dai loro compagni, mariti, ex compagni o ex mariti. «L’unica cosa che accomuna, seppure dolorosamente, tutte le donne oggi è la violenza - è la nota di Giovanni Sgambati e Vera Buonomo, rispettivamente segretario generale e segretario regionale della Uil Campania - Per questo abbiamo aperto il dibattito non solo per ricordare Ornella Pinto e le altre donne, vittime di femminicidio, ma anche per fare luce sulla condizione delle famiglie affidatarie che dopo la tragedia e dopo aver perso una figlia, una sorella, devono affrontare la crescita dei figli e quindi dei nipoti orfani di femminicidio». 

Come è nata questa iniziativa?
«Il sindacato della Uil, di cui faccio parte da decenni, mi è stato sempre molto vicino, dal primo istante in cui la tragedia di Ornella ha colpito la mia casa e la mia famiglia. Una catastrofe che mi ha cambiato la vita. E ha cambiato anche quella di mia figlia Stefania, presente all’incontro di fine novembre: è lei ad avere la custodia di mio nipote. Il suo intervento è stato tra i più intensi del dibattito andato in scena a Varco Pisacane. Ringrazio anche la vicepresidente del Consiglio regionale, Loredana Raia, che era tra i presenti. Per prenderci cura di Daniele, il figlio di Ornella, stiamo purtroppo andando incontro a tantissime difficoltà di natura burocratica. Ed è in questo contesto che ci siamo accorti di un vuoto legislativo, se così possiamo definirlo, che non garantisce tutele ai bambini che sono rimasti orfani di madre dopo un femminicidio». 

Le va di raccontarci qualcuno di questi intoppi burocratici che dovete fronteggiare? 
«A mio nipote Daniele al momento non manca nulla, ma ci rendiamo conto di essere un caso tra i meno sfortunati, almeno dal punto di vista economico, tra i parenti che sono diventati affidatari di bambini rimasti senza madri.

E spesso anche senza i padri, finiti in galera o suicidi. La verità è che manca una legge ad hoc per aiutare i minori e non che sono finiti, loro malgrado, in queste condizioni di vita così tragiche. Esiste una legge per gli orfani di guerra, una per gli orfani di terrorismo. Ma per quanto riguarda il femminicidio, esiste solo un sussidio di 300 euro al mese, che sono funzionali al conseguimento del titolo di studio del minore. Eppure la burocrazia a noi li ha stoppati».

State affrontando altre situazioni burocratiche paradossali? 
«Purtroppo sì. Daniele ha solo 4 anni, ma dovrà pagare 700 euro di Imu al Comune, per una casa ipotecata su cui va versato il mutuo per altri venticinque anni. Stiamo parlando, naturalmente, dell’abitazione dov’è morta sua madre. Daniele prende attualmente un sussidio di 190 euro, che deriva dalla reversibilità della pensione di mia figlia Ornella. Un sostegno bassissimo, che oltretutto non arriva neppure direttamente dallo Stato. Ribadisco: la nostra famiglia non sta facendo mancare nulla a Daniele, che è la luce dei nostri occhi e la nostra speranza in un futuro migliore del presente, ma l’aiuto dello Stato è veramente irrisorio. E le dirò di più: tante famiglie si trovano in condizioni anche peggiori della nostra».

Tanti femminicidi, infatti, si verificano in contesti economico-culturali difficili. «A tal proposito mia figlia Stefania ha creato un gruppo whatsapp con tantissimi parenti che hanno l’affido di bambini orfani di femminicidio. Molti di loro hanno paura di parlare delle loro difficoltà finanziarie o della loro situazione di povertà».

Come mai? Cosa li frena secondo lei? 
«Evidentemente temono l’arrivo degli assistenti sociali e la possibilità di perdere l’affido del bambino. Per questo è necessaria un’indagine sociale sugli orfani di femminicidio. In questo momento ce ne sono circa 2mila in Italia, secondo le analisi condotte anche dalla Rai, che si sta occupando dell’argomento. Credo che la maggior parte degli orfani da femminicidio, al momento, riscontri problemi economici». Quindi, dopo la pec, sperate nell’intervento del governo? «La proposta per una legge che garantisca il sussidio andrà fatta dal sindacato: la Uil, in proposito, vuole presentare un’istanza a livello nazionale. Abbiamo mandato una pec alla Meloni il 5 dicembre. Siamo certi che il presidente del Consiglio, da donna e da madre, sarà particolarmente sensibile a un tema come questo, che è di natura sociale oltre che economica. Confidiamo in una sua risposta efficace. Un sussidio congruo per evitare problemi economici dovrebbe raggiungere almeno i 1000 euro per abiti, scuola, spese mediche e per tutti gli altri costi necessari a mantenere un bambino».

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