Gaetano ferito a pistolettate nel Napoletano cammina di nuovo: «Con le mie gambe bioniche mi riprendo la vita»

Gaetano ferito a pistolettate nel Napoletano cammina di nuovo: «Con le mie gambe bioniche mi riprendo la vita»
di Marco Di Caterino
Lunedì 8 Novembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 9 Novembre, 17:12
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Gaetano Barbuto è tornato a camminare. Nulla importa che si appoggi a un bastone. E nemmeno conta che quello che gli resta di entrambe le gambe, amputate 14 mesi fa dopo che erano state maciullate da tre balordi con una decina di colpi di pistola sparati senza nessuna ragione, sono segnate nella carne per il “morso” delle protesi provvisorire, fornite dall’Asl. E questo ragazzone dalla schiena dritta, di buona famiglia e di saldi principi, passa anche oltre le difficoltà oggettive di un gesto semplice come fare la doccia, o salire e scendere da un solo gradino. Il suo è un camminare verso la speranza di una vita la più autonoma possibile. Vederlo, grande e grosso com’è, alzarsi dalla sedia e occupare la cucina di casa sotto lo sguardo tra il preoccupato e l’ammirato della mamma, la signora Franca, è una emozione davvero coinvolgente.

«Eccomi qui, finalmente sono tornato a stare in piedi. In tutti i sensi – rimarca Gaetano con orgoglio – e anche se sono i primi passi, il mio vero obiettivo è quello di correre la mia vita. Nella maniera più autonoma possibile.

Dopo avere trascorso più di un mese a Bologna per la rieducazione - racconta - sono tornato a Sant’Antimo il 3 settembre. Era di venerdì. Il lunedì seguente sono ritornato al mio vecchio lavoro, nella lavanderia di papà. È stato quello il mio vero è autentico primo passo. Il più importante».

Gaetano sorride, e il suo racconto è straripante di forza di volontà. Anche quanto racconta le sue sofferenze e i traumi fisici e psicologici subiti, che avrebbero annientato chiunque. «Ora che vedo un po’ di luce in questo mio tunnel, mi guardo indietro senza più avere paura. Ma è stata dura, fin troppo. Dopo un lungo coma indotto, risvegliarsi e capire all’istante che il mio corpo non era più tale e non capire il perché mi ha fatto conoscere il significato reale del terrore e dell’angoscia. Poi la mazzata che mi ha ucciso dentro. Il giorno dopo, intorno al mio letto c’erano tutti i dottori. Imbarazzati, sinceramente addolorati e forse più spaventati di me. Con tutto l’affetto e il tatto possibile mi hanno informato che non avevo più le gambe. Mai confesserò quello che ho provato. Ho pregato Dio, ma con rabbia. E a pensarci bene, proprio da quel momento ho trovato forza e volontà che da “deambulante naturale” non pensavo di avere. È andata così. Credo di essere stato io ad aiutare i miei genitori, insostituibili, fantastici, come zia Rosaria e gli altri parenti, li ho aiutati io a superare il loro trauma che mica era una cosa da poco».

Gaetano vuole lavorare, avere una vita autonoma, un’abitazione tutta sua, da realizzare per le sue nuove esigenze – così chiama la sua gravissima disabiltà – e ancora ridendo, questa volta a tutto spiano, dice «devo prendere di nuovo la patente. Quella per le mie esigenze». Quando? «Fosse per me, anche con le gambe bioniche correrei più di Marcel Jacob. Ma per lo Stato, in particolare per l’Inps, sono ancora normale. Abbiamo presentato la domanda di invalidità a inizio giugno, sono stato visitato, ma a tutt’oggi non abbiamo avuto nessuna risposta. Non sono invalido, non posso avere la patente speciale, ma in compenso pago tutte le medicine, le fisioterapie e altro». Una beffa? «Ma no! - esclama – La burocrazia, fino a quando un qualunque Gaetano Barbuto sarà un numero di pratica, fa il suo corso, indifferente. Per i burocrati quelli come me possoni imparare anche a camminare sulle mani. E nemmeno mi fa rabbia, l’ho consumata già tutta – bisbiglia – quando leggo o sento in tv dei furbetti del reddito di cittadinanza, concesso a occhi chiusi anche a chi aveva un castello o girava in Ferrari».

In cucina scende il silenzio. Questione di attimi. Perché quando gli chiediamo quali saranno i suoi “prossimi passi”, Gaetano ride di gusto. Poi dice: «Vogliamo trovare una nuova abitazione. Andare via da Sant’Antimo, dove una aridità di animo imperante ha fatto sì che nessuno mostrasse a me e alla mia famiglia un poco di solidarietà, che è un’ottima medicina quando combatti tra la vita e la morte. E poi qui, quelli che mi hanno fatto questo continuano a vivere e a incrociare mia madre quando va a fare la spesa, come se nulla fosse accaduto. Chiedo giustizia per quello che mi hanno fatto, ma non so se la otterrò. A loro non auguro il peggio, solo di imparare vivere senza gambe da un giorno all’altro».

Ma l’ostacolo più grosso, inutile girarci intorno, è di natura economica. «A dicembre - dice - tornerò a Bologna per la compatibilità con le protesi bioniche definitive. Che costano una cifra blu, a nostro carico anche queste». Il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borelli, che ieri gli ha fatto visita, e il dj Gianni Simioli hanno organizzato una raccolta di fondi per aiutare a riprendersi la vita questo ragazzo di 22 anni, senza più le gambe, ma con un cuore grande, una immensa forza di volontà e soprattutto una rara schiena dritta.

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