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Leclerc, l'orologio da 2 milioni scippato da tre napoletani: è stato rivenduto a un imprenditore spagnolo

di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 17 Luglio 2022, 22:56 - Ultimo agg. : 19 Luglio, 07:49
4 Minuti di Lettura

Hanno usato una tecnica collaudata: prima un appostamento, poi il selfie: una sorta di messinscena, che serviva a distrarre la vittima, a colpirlo in un momento di fiducia. L’hanno messa sul piano emotivo, spacciandosi - in modo subdolo - come tre tifosi delle gesta del campione di Formula Uno. Poi, però, subito dopo lo strappo, è arrivata una parziale delusione. Si sono accorti che l’orologio rapinato era difficile da piazzare: qui a Napoli, nessuno era disposto a comprarlo, neppure gente ben introdotta nel sistema criminale. Neppure - per intenderci - i contatti classici, quei ricettatori che sono in grado di dare una seconda vita a qualsiasi bene di pregio. Già, perché quell’orologio era difficile da piazzare, per un motivo semplice, elementare: l’orologio era “dedicato”. All’altezza della cassa, portava la dedica al campione Ferrari Charles Leclerc, un omaggio riservato a pochissimi campioni dalla casa produttrice Richard Mille. È questo il retroscena dello scippo subìto dal campione lo scorso aprile. Siamo nei pressi di Viareggio, Leclerc è alla guida della sua Ferrari, quando viene fermato da tre sedicenti tifosi. Che chiedono il permesso di fare un selfie, poi strappano l’orologio e scappano. Mesi dopo lo scippo, ci sono alcuni punti fermi in un’indagine che ha fatto tappa a Napoli. 

APPROFONDIMENTI
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Già, perché gli autori della rapina sono tre pregiudicati napoletani. Si tratta di tre specialisti del ramo, sono soggetti provenienti dalla zona del Cavone (uno dei tre ha anche parentele con soggetti in odore di camorra), e da anni realizzano colpi in trasferta. Colpi in zone di lusso, dove girano Ferrari e Lamborghini, dove la vita trascorre serena e si abbassa il livello di attenzione verso i crimini predatori. Fatto sta che i tre “strappatori” che hanno assaltato Leclerc sono noti agli inquirenti napoletani da tempo e la storia che li vede protagonisti ha riservato non poche sorprese. Ma rimaniamo alla nuda cronaca. Subito dopo lo scippo e la fuga, i tre malviventi hanno addirittura festeggiato. Si sono messi in contatto con i propri conoscenti a Napoli, facendo esplicito riferimento al colpo della vita. Sanno di essere entrati in possesso di un Richard Mille fatto a mano, qualcosa di unico, tanto che il suo valore si attesta intorno ai due milioni di euro (qualcosa di simile è stato realizzato per il campione di tennis Nadal, dalla stessa casa di produzione). Un bottino sontuoso, la svolta da sempre agognata per i tre sciappatori in trasferta. Ma il primo intoppo si verifica proprio al rientro a casa dei malviventi. 

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Fatto sta che l’orologio viene portato a Napoli, siamo sempre in zona Cavone-Quartieri spagnoli, quando uno dei ricettatori contattati fa capire che il pezzo strappato in Versilia è di difficile ricollocazione. Motivo? È un bene “dedicato”. C’è la firma di Leclerc riprodotta a mo’ di serigrafia all’altezza della cassa, sempre e comunque attraverso una tecnica artigianale, unica al mondo. Fatto sta che per giorni, il bene resta custodito a Napoli, nel tentativo di trovare una collocazione adeguata alle richieste economiche dei tre banditi in azione in Toscana. Ha inizio così una sorta di trattativa, secondo quanto emerso dalle indagini di specialisti in materia di rapine a Napoli e in giro per il mondo: parliamo del gruppo di lavoro del sostituto commissario Raffaele Giardiello (quest’ultimo recentemente premiato dal ministro spagnolo, proprio per un’inchiesta di rapine ad Ibiza, culminata nell’arresto di un rapinatore di orologio dal polso di uno sceicco). Ma cosa è emerso dalle indagini, a proposito della trattativa? Sulle prime i tre banditi volevano un milione di euro dai ricettatori di riferimento. Un prezzo ritenuto congruo con il mercato (ripetiamo: l’esemplare vale intorno ai due milioni di euro), ma c’è il problema della dedica che rende difficile la trattativa. 

Video

Come è andata a finire? Al momento ci sono solo delle ipotesi che consentono di dire che l’orologio di Leclerc è stato venduto, anche se a un prezzo decisamente più basso e lontano da Napoli. Attualmente sarebbe - e il condizionale è d’obbligo - stretto al polso di un imprenditore spagnolo, che avrebbe sborsato “solo” 200mila euro per l’orologio del campione di Formula uno. Non è la svolta della vita, ma un discreto bottino per tre pregiudicati del Cavone, che al momento sanno di averla fatta franca, dopo un finto selfie in Versilia con il campione Ferrari e una lunga trattativa tra i vicoli del Cavone. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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