Festa scudetto del Napoli, stadio unica location. L’amarezza del Comune: così si taglia fuori la gente

L’offerta di D’Alessio: avevo messo a disposizione la struttura del mio concerto ma Aurelio ha rifiutato

La festa dei tifosi
La festa dei tifosi
di Luigi Roano
Venerdì 19 Maggio 2023, 23:55 - Ultimo agg. 20 Maggio, 16:25
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La concordia e l’unità sono durate sette giorni ed è stato solo merito esclusivo dei napoletani. Cioè dalla settimana iniziata con il pari con la Salernitana per arrivare a giovedì 4 con il punto a Udine che ha matematicamente assegnato lo scudetto al Napoli, fino a domenica 7 con la passerella vittoriosa con la Fiorentina al Maradona. Sette giorni di puro amore dove i «napoletani hanno insegnato come si festeggia a tutti» ovvero una festa di popolo, emozionale, senza fronzoli e base di allegria, una Piedigrotta fuori stagione, come hanno raccontato decine e decine di osservatori esterni e le testate giornalistiche di tutto il mondo. Poi la palla è passata in mano ad altri, a chi doveva mettere a punto l’organizzazione della festa ufficiale del 4 giugno ultima gara di campionato con la consegna della coppa dello scudetto.

Da quel giorno, nella Ssc Napoli sono venuti fuori i problemi con l’allenatore e il management, primo innegabile segnale di rottura dell’idillio anche tra il popolo azzurro. Poi, quella che doveva essere una «festa partecipata e un momento di comunità» come richiesto dal sindaco Gaetano Manfredi è diventata invece una festa che dal vivo vedrà protagonisti solo coloro che andranno allo stadio nell’ultima gara di campionato contro la Sampdoria al Maradona. Il resto dei tifosi si dovrà accontentare di vederla in televisione o nella migliore delle ipotesi davanti a qualche maxischermo. Perché il quadro è questo: il Maradona avrà un palcoscenico dove si alterneranno artisti scelti dal patron Aurelio De Laurentiis, non ci saranno palchi nelle piazze sui quali sarebbero dovuti salire artisti e calciatori «per stare con il popolo».

E i tifosi non hanno avuto nemmeno la soddisfazione - come avviene in ogni parte del mondo - di vedere sfilare i loro beniamini a bordo del bus rosso scoperto mentre attraversano Napoli. Almeno a oggi le cose stanno così. 

Un tifoso doc come Gigi D’Alessio, star internazionale della musica, alla Radiazza al microfono di Gianni Simeoli spiega: «Stavo mettendo in piedi una festa per Napoli con tutti gli artisti partenopei. Il palco era già disponibile a piazza Plebiscito, ma poi ci sono stati dei cambiamenti: Aurelio De Laurentiis è unico. Volevo intitolare la festa del 4 giugno “Tutti i napoletani”, invitare i cantanti partenopei, con ingresso gratuito, sarebbe stata una festa. Ho fatto 10 riunioni, De Laurentiis voleva l’internazionalizzazione di Napoli: questo comporta far venire artisti stranieri che, secondo me, non hanno nulla a che fare con la nostra città».

Piccato D’Alessio che prosegue nel suo racconto e va ricordato che il 2 e 3 giugno al Plebiscito D’Alessio terrà due suoi concerti: «Del resto - dice il cantante - non penso che avrebbero invitato me, Nino D’Angelo o altri alla festa scudetto del Milan o dell’Inter. Sul palco, oltre ai calciatori, ci devono essere tutti quelli che rappresentano la musica di Napoli. Avevo messo il palco a disposizione perché non volevo pesare, del resto sono costi importanti per le Istituzioni. Da quel momento però non si è capito più nulla. Ho detto ad Aurelio che ero pronto a dargli il mio palco, avrebbe dovuto solo pagare le maestranze. Abbiamo fatto 10 riunioni in Prefettura. Di recente ho ribadito al presidente che la festa è dei napoletani. Avevo già invitato 15 cantanti, avevo già parlato con loro, ma non ho avuto, per ora, nessuna autorizzazione. Comunque il 4 giugno dovrei essere al “Maradona”, De Laurentiis mi ha invitato. Sarò in tribuna, a cantare persino negli spogliatoi o dove vogliono, perché sono troppo felice per lo scudetto del Napoli e per la mia città».  

Chi paga cosa? Intanto il palco in piazza Plebiscito - stando alle dichiarazioni di D’Alessio - è saltato perché De Laurentiis non ha voluto pagare le maestranze, servivano più o meno 200mila euro. Il patron ha optato per la diretta televisiva, una trattativa che sta facendo in prima persona ed in via di definizione. Se va in porto la festa del Maradona - e solo al Maradona - verrà finanziata dalla Regione con un milione soldi attinti dai Poc - Programmi operativi complementari - stessa fonte di finanziamento che doveva foraggiare gli spettacoli del San Carlo e del Mercadante e che invece non hanno ricevuto un euro. Il Comune retrocede a ultimo attore - non per importanza - ma perché Manfredi è molto infastidito dal fatto che non ci saranno palchi nelle piazze - come aveva chiesto - e nessun coinvolgimento diretto di napoletani e soprattutto dei turisti che il 4 giugno affolleranno la città, c’è già il pienone e non si trova un letto libero. Perdere la “festa diffusa” con la gente in strada ammoscia e molto l’attrattività dell’evento. 

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Un conto è toccare con mano il calore dei napoletani e altra cosa è assistere a uno spettacolo davanti a dei freddi maxischermi. Strumenti che il Comune conferma la volontà di finanziare, ma a oggi vista l’incertezza sull’organizzazione della festa sono allo stesso modo a rischio. Da Palazzo San Giacomo fanno sapere che per ora riescono a garantire solo un allestimento in Piazza del Plebiscito «perché i tempi sono troppo stretti». 

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