Fondi ai centri privati, la Corte dei Conti insiste: nuovo blitz all'Asl Na1

Fondi ai centri privati, la Corte dei Conti insiste: nuovo blitz all'Asl Na1
di Ettore Mautone
Mercoledì 15 Luglio 2020, 09:18 - Ultimo agg. 17:47
4 Minuti di Lettura

Centri sanitari accreditati, disciplina delle attività durante i mesi del lockdown di nuovo sotto le lente della Corte dei conti: nuova ispezione ieri, negli uffici della Asl Napoli 1 Centro, da parte del nucleo di Polizia economico finanziaria su mandato della Procura regionale, nell'ambito del fascicolo a firma del vice procuratore generale Licia Centro e del sostituto Davide Vitale.
Il procedimento è in fase preliminare, l'istruttoria volta a effettuare accertamenti e acquisire gli atti relativi: l'ipotesi è danno erariale messo in atto dalla Regione e dalle Asl, riconducibile - nell'ipotesi investigativa originaria, scaturita da un esposto del M5s - a pagamenti a favore dei centri accreditati. Le parti avranno modo di chiarire la loro posizione. 

LEGGI ANCHE Fondi ai centri privati, è lite tra Regione Campania e Asl Napoli 1

Dopo l'accordo con le case di cura finito nel mirino, ora c'è il decreto dirigenziale relativo alle attività di assistenza sociosanitaria e di riabilitazione: il piano transitorio con cui la Regione ha inteso assicurare la continuità dei servizi durante l'emergenza Covid.
Il nocciolo della questione è la disciplina di remunerazione accordata ai centri accreditati durante lo stop di marzo, aprile e maggio. Mesi in cui le cure erano limitate alle urgenze e quelle ordinarie erano rese all'utenza attraverso sistemi in remoto di telemedicina e teleassistenza e bisognava, da un lato, contemperare tali forme di lavoro a distanza e, dall'altro, assicurare anticipi delle rette mensili, a prescindere dalle prestazioni effettivamente erogate (da conguagliare a consuntivo) per garantire le spese strutturali fisse e di personale come disciplinato dalle norme nazionali, il Cura Italia di marzo e il Decreto Rilancio di aprile. Il decreto dirigenziale finito nel mirino è il numero 83 del 10 aprile scorso che, per i centri che non hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, riconosce il 60 per cento del budget mensile senza prestazioni erogate e il restante 40 per cento in proporzione a quanto erogato, da conguagliare nell'arco di 12-24 mesi sulla scorta di quanto effettivamente fatturato.

LEGGI ANCHE Coronavirus in Campania, l'inchiesta sulle case di cura congela i pagamenti

Il decreto regionale fa espresso richiamo al Cura Italia, il decreto numero 18 del 17 marzo, emanato a sostegno del servizio sanitario nazionale e di famiglie, lavoratori e imprese. L'accertamento, che rientra nello stesso fascicolo aperto agli inizi di luglio e riguardante i pagamenti alle case di cura, è stato notificato ieri mattina. Gli ispettori della Procura hanno in effetti chiesto di trasmettere nel più breve tempo possibile i prospetti dei mandati di pagamento effettuati a favore di ciascun centro accreditato relativi ai mesi di marzo aprile e maggio compresi i tetti di spesa fissati per contratto e i dodicesimi di ciascun rateo calcolati al 95%. 

LEGGI ANCHE Covid in Campania, case di cura pagate senza dare prestazioni: blitz della Finanza

Va ricordato che, nell'interpretazione delle norme nazionali e degli accordi regionali da cui discende il decreto regionale numero 83, la Asl metropolitana nelle settimane scorse aveva scelto di tirare il freno a ogni pagamento, recuperando con note di credito anche quanto già riconosciuto e pagato. Scelta giustificata dalla scarsa chiarezza delle norme. Situazione poi, invece, sbloccata sulla base di una nota della direzione Salute della Regione, indirizzata a tutti i manager in cui si faceva invece presente che il decreto era «stato assunto in piena condivisione con l'amministrazione regionale e dopo ampio confronto con le associazioni di categoria e con esponenti delle Asl sulla base del Decreto Cura Italia, finalizzato a garantire molteplici obiettivi di rilevante interesse pubblico, tutelate dalle nome, vincolando i soggetti erogatori alla ripresa delle attività sanitarie». E, «allo stato», il provvedimento non era «oggetto di alcun ricorso amministrativo», dunque «esecutivo e pienamente efficace». Le cose si sono poi rivelate diverse e, su questo decreto, come sugli altri accordi con le case di cura, pende appunto un accertamento della Corte dei conti. Manca all'appello ora solo la delibera di giunta 222, con la quale la Regione ha disciplinato le attività di specialistica ambulatoriale, riconoscendo il 90% di quanto erogato nei 3 mesi di stop, a fronte di un conguaglio con quanto erogato dai centri nei primi 9 mesi, e da stilare alla fine del prossimo settembre.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA