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Decapitato il clan Mazzarella, evitata la faida di Natale: «Racket anche sul food»

I boss volevano lasciare Napoli e l'Italia: presi con i biglietti aereo in tasca

Polizia e carabinieri intervenuti a Forcella
Polizia e carabinieri intervenuti a Forcella
di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 7 Dicembre 2022, 22:59 - Ultimo agg. : 8 Dicembre, 14:25
4 Minuti di Lettura

Volevano lasciare Napoli e l’Italia. E avevano le loro buone ragioni: al di là di possibili arresti, c’era il rischio che uno dei boss dell’Alleanza di Secondigliano venisse scarcerato, dando inizio a un clima di tensione con i clan rivali: magari rompendo equilibri costruiti sull’armonia, sul buon vicinato se non addirittura sulla spartizione dei proventi illeciti.

APPROFONDIMENTI
Maxi blitz nella notte tra Forcella e Maddalena, in carcere anche la mamma del boss Mazzarella
Duecento ambulanti sotto racket ma solo uno straniero ha denunciato il clan Mazzarella
Le minacce delle donne del clan per far ritrattare il pentito: «Noi siamo le padrone di Ponticelli»

È questo il retroscena della cattura di martedì notte del 38enne Michele Mazzarella, del 51enne cugino Ciro Mazzarella (rispettivamente figli di Vincenzo e Gennaro Mazzarella) e del loro proconsole Salvatore Barile. Il primo è stato catturato a Pisa, aveva in tasca un biglietto per un paese estero; gli altri due indagati sono stati invece fermati nei pressi della zona delle Case nuove e di piazza Mercato, dove da tempo dettavano legge - secondo le accuse - imponendo racket su ogni segmento dell’economia cittadina. Sotto la loro sfera d’influenza, la zona della Maddalena, della Duchesca, di rione Mercato, del Rettifilo e non solo. Al centro del pressing estorsivo, anche il più potente motore economico degli ultimi anni: la ristorazione, la ricezione turistica, il food, tutto ciò che ruota attorno alla rinascita del centro storico negli ultimi anni. 

Inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano, Antonella Fratello, Simona Rossi, sotto il coordinamento del procuratore Rosa Volpe, decisivo il lavoro svolto dai carabinieri del reparto operativo e dai poliziotti della Squadra mobile. Un blitz chirurgico, che spegne sul nascere la possibilità di una nuova faida a Napoli, dopo decenni di tregua tra i due potentati camorristici: quelli dell’Alleanza di Secondigliano e quelli delle famiglie dei Mazzarella. Come è noto, infatti, con i vertici dei due cartelli detenuti da tempo, i due gruppi criminali si sono letteralmente divisi vicoli, palazzi, piazze e traffici criminali. In alcuni punti, proprio grazie a una buona dose di strategia diplomatica, Ciro Mazzarella (assieme al cugino Michele e al socio Salvatore Barile) hanno stabilito un patto di non belligeranza con quelli della Alleanza di Secondigliano. Un clima che ha consentito di dividere i proventi di racket e droga, ovviamente quando c’era contiguità territoriale tra i due gruppi. Ora il clima in città stava per cambiare. C’era il rischio di scarcerazioni eccellenti, di soggetti motivati a ripristinare la propria leadership su quella zona del centro storico in cui - bene ricordarlo - si registrano particolari forme di dinamismo economico. 

Quanto basta a meditare un allontamento momentaneo fuori Napoli o addirittura all’estero, dove i tre vertici dei Mazzarella mantengono contatti e trame relazionali. Stando agli archivi, Michele Mazzarella era atteso nei prossimi giorni dinanzi ai giudici del Tribunale di Sorveglianza, rischiando un possibile inasprimento delle misure cautelari, dopo una serie di denunce rimediate la scorsa estate (si era allontanato da Napoli, senza avvisare l’autorità giudiziaria). Diverse le ragioni che hanno spinto il cugino Ciro e il complice Barile a meditare un allontanamento. Equilibri e strategie che ovviamente saranno affrontate in sede di convalida del fermo (che contempla il pericolo di fuga, in primis) dinanzi al gip del Tribunale di Napoli, di qui alle prossime ore. Difesi dai penalisti Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Sergio Lino Morra, i tre indagati potranno rendere la propria versione dei fatti, dopo aver letto il voluminoso atto di accusa. 

Video

Ma pericolo di fuga a parte, in cosa consistono le accuse della Procura? Associazione camorristica e racket, le indagini fanno leva sul periodo che va dal 2020 al 2022, parliamo di una trama estorsiva capillare e recente, almeno secondo gli inquirenti. Tramite i loro affiliati, avrebbero imposto il pizzo contro ogni genere di commercio, dalle bancarelle abusive della Maddalena al tessuto economico legale, quello che in questi giorni viene battuto da tanti turisti in arrivo a Napoli. Un blitz tempestivo ed efficace, sembra di capire, che ha impedito uno scontro frontale tra due cartelli che - a distanza di trent’anni - restano radicati all’ombra di una città che punta ad assumere una vocazione internazionale, in linea con la propria storia più prestigiosa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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