Forcella, Dda all'attacco: via le case a lady Giuliano

Forcella, Dda all'attacco: via le case a lady Giuliano
di Leandro Del Gaudio
Domenica 8 Settembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 9 Settembre, 08:22
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Dopo aver lasciato la cella, appena tre mesi fa, si è limitata ad esprimere un solo desiderio: fare la mamma, fare la casalinga, lontana dai riflettori, lontana dalla curiosità e, soprattutto, al riparo da indagini penali. E invece per Marianna Giuliano, discendente diretta della dinasty criminale che ha governato su Forcella e sul centro cittadino per decenni, c’è una nuova scadenza in Tribunale. È la richiesta di sequestro di due appartamenti, uno a Forcella e un altro nella zona della Maddalena, che la Dda di Napoli ritiene riconducibili alla famiglia Mazzarella.
 
Intestati a Marianna Giuliano - scrive la Dda - sono frutto di proventi illeciti da ricondurre a Vincenzo Mazzarella, boss storico di un’altra dynasty criminale (per altro ritenuta in grande espansione in questi mesi), che è deceduto appena a novembre dello scorso anno, durante una lunga detenzione in isolamento sempre come boss della camorra napoletana. 

Ventiquattro settembre, sezione misure di prevenzione, Tribunale di Napoli, la Dda cala le sue carte, frutto di indagini patrimoniali, che prendono le mosse dal matrimonio tra Michele Mazzarella (figlio del boss defunto Vincenzo) e Marianna Giuliano (a sua volta figlia del boss, oggi pentito, Luigi Giuliano). Un matrimonio che avrebbe garantito anche una sorta di pax tra cartelli diversi, o meglio, il progressivo innesto di soggetti affiliati ai Mazzarella tra i vicoli di Forcella, creando una nuova leadership criminale, ritenuta attuale e capace di ramificarsi dal centro antico di Napoli fino all’area vesuviana. Ma torniamo all’appuntamento dinanzi alla sezione misure di prevenzione. 

Stando alle conclusioni della Dda di Napoli, i due appartamenti formalmente intestati a Marianna Giuliano sono in realtà riconducibili ai beni (e alle strategie criminali) di Vincenzo Mazzarella. Hanno un valore di centinaia di migliaia di euro, specie se parametrati al boom turistico che ha caratterizzato il centro antico, dove ogni buco si sta trasformando in un bad and breakfast, facendo lievitare il prezzo degli immobili in modo esponenziale. Per gli inquirenti, le due case vanno sequestrate e, in seconda battuta, passati a una confisca definitiva, per essere definitivamente assegnati allo Stato. Acquistate nel 2003 e intestate a Marianna Giuliano (che non risultava svolgere alcuna attività lavorativa), quelle case vengono indicate come sicuro provento di attività illecite, oltre a rivestire una sorta di valore simbolico. In quel periodo - ragionano gli inquirenti - la concessione di due case dai Mazzarella ai Giuliano (e da suocero a nuora) valeva come una sorta omaggio conservativo, finalizzato a rafforzare un potere criminale capace di sopravvivere a indagini, processi e faide che si sono abbattute negli ultimi venti anni a Napoli. 

Difesa dal penalista Sergio Lino Morra, Marianna Giuliano potrà ora articolare le proprie conclusioni per respingere la richiesta di sequestro e provare a conservare una parte del proprio patrimonio.
È stata dodici anni detenuta (la condanna definitiva per lei era di 15 anni) e lo scorso giugno ha lasciato la cella, facendo ritorno a Napoli, ma non a Forcella. Ha scelto di vivere lontano dai vicoli in cui, dagli anni Settanta ai primi anni Novanta, la sua famiglia gestiva un potere incondizionato, grazie al contrabbando, al totoscommese, al racket e ai traffici di droga. Una vicenda che conferma la volontà da parte della Procura di Napoli di battere la pista patrimoniale per fronteggiare vecchie e nuove formazioni criminali. Via gli immobili, via le case ai boss, specie in una zona dove in questi anni gli investimenti legati al turismo e al food hanno creato nuove possibilità di guadagno e nuovi appetiti criminali.

Come è noto, il clan Mazzarella resta al centro delle indagini del pool anticamorra guidato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, in uno scenario criminale che si è cristallizzato attorno a cartelli attivi da decenni. Al di là di episodi solo apparentemente estemporanei come le «stese», ci sono le strategie di gruppi che si fronteggiano da tempo per il controllo dell’area metropolitana: da un lato i Mazzarella, dall’altro i Contini, che possono contare su solidi contatti con le altre famiglie che fino a qualche anno fa davano vita alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Uno scontro che passa proprio attraverso il controllo di immobili, di case, di patrimoni mafiosi. Ed è questo il probabile punto di partenza da cui prenderà le mosse la discussione dinanzi ai giudici napoletani, a proposito della casalinga disoccupata che oggi sogna di fare la madre a tempo pieno e che si trova a giustificare il possesso di due case lì, nell’eldorado turistico cittadino.
 
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